Seventeen.

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"Dammi il cappotto, lo metto sul termosifone! Zayn non mi aveva detto che saresti passata!"

Non avevo il coraggio di passare il mio soprabito fradicio a Doniya. Non perché fosse bagnato, ma perché volevo scappare da quella situazione assurda nella quale mi stavo volontariamente ficcando.

"In realtà non l'ho avvertito che sarei venuta, forse è meglio se me ne vado" borbottai, maledicendomi in tutte le lingue del mondo (Klingon compreso).

"Ma figurati! Scommetto che gli farà piacere! Tu non vai stasera alla festa?" replicò lei, togliendomi di mano il cappotto, per posarlo poi sul termosifone e, con un cenno, mi fece capire di seguirla verso il salotto.

Evidentemente Zayn aveva tenuto ben nascosto tutto il dramma delle due settimane prima. Beato lui che riusciva a fingere così bene.

"No vedi..."
"Zayn! - mi interruppe, mentre entravamo nella grande sala dove tutta la famiglia Malik al completo era riunita per festeggiare l'unico figlio maschio - c'è una sorpresa!" squittì Doniya.

Lui era seduto per terra a gambe incrociate, sul grande tappeto persiano che occupava gran parte del salotto, dando le spalle alla porta, e aveva una corona di cartone in testa, con sopra disegnato un gigantesco 21 contornato da stelline - chiara opera di Safaa. La schiena ricurva verso un regalo che stava scartando, i capelli scarmigliati forse un po' più lunghi di quanto ricordassi.

Quando si voltò, dopo aver sentito le parole della sorella, il suo viso, da allegro e giocoso che era, assunse un'espressione che non riuscii a decifrare con chiarezza: in un primo momento sembrava sorpreso, stupito, contento, quasi felice ed un secondo dopo diventò serio e cupo. Come se si fosse all'improvviso ricordato che sì, ero April ma no, non sarei dovuta essere là. Come se si fosse dimenticato per un nanosecondo del fatto che noi non dovessimo più considerarci, del fatto che avevamo entrambi rovinato ogni cosa con la nostra insensata impulsività.

"Allora Zayn, non dici nulla? - lo incitò Doniya, andando verso il tavolo pieno di bottiglie e snacks - April, vuoi qualcosa da bere? Serviti pure!"

Scossi la testa, ringraziando, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli del mio amico. Dio, quanto mi erano mancati, con quel loro colore incomprensibile che a volte sembrava verde nocciola, altre sembrava mogano, altre ancora pece.

"Ciao" mormorò dopo qualche secondo Zayn, abbassando lo sguardo sul regalo mezzo scartato che teneva in mano.

Era chiaro che stesse combattendo con se stesso per trovare le parole adatte.
Nel frattempo, tutta la famiglia Malik mi aveva rivolto le sue attenzioni e i suoi saluti, che dovetti ricambiare con cortesia, quando in realtà l'unica cosa che avrei voluto fare era urlare a quel mentecatto stralunato seduto sul tappeto che mi era mancato troppo e non ce la facevo più a stare senza di lui e che quella era una situazione troppo assurda e troppo infantile, e dovevamo trovare una soluzione.

Tutte parole che mi rimbombavano nella testa e che dovevo solo trovare il coraggio di dire ad alta voce.
Mentre Trisha mi faceva le solite domande di circostanza sull'università, Zayn si alzò in piedi, per poi prendermi il polso.

"Mamma, scusa, io ed April dobbiamo parlare" affermò duro, per poi trascinarmi velocemente via da quella stanza, senza nemmeno darmi il tempo di salutare la madre.

Usciti dal salotto, dopo aver chiuso la porta, lasciò il mio braccio e cominciò a salire le scale che portavano al piano superiore, per poi fermarsi in cima alla rampa, così da essere lontano da orecchie indiscrete.

"Cosa vuoi?" sbottò secco, senza lasciar trapelare nessun sentimento né emozione dalla voce.

Ancorai nuovamente i miei occhi ai suoi, sperando di trovarci un segno, una qualsiasi cosa che mi facesse capire che il mio Zayn era ancora lì.

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