"Alex, vieni a finire i compiti di scienze. Non mi hai ancora spiegato cos'è la clorofilla!" urlai dalla cucina, mentre sentivo la musichetta inconfondibile di Super Mario diffondersi per la casa, chiaro segno che il pischello aveva ben pensato di mollare i compiti di scuola e dedicarsi alla più ludica attività dei videogiochi.
Mi alzai stizzita dalla sedia, lasciando libri, quaderni e pennarelli sparsi sul tavolo da pranzo, per raggiungerlo nella sua cameretta dove, tranquillo come un angioletto, spippolava disteso sul materasso.
"Dai, solo un livello. E massimo tre vite, poi si torna a studiare, d'accordo? Lo sai anche tu che pure io preferirei passare il pomeriggio a giocare, ma devi finire scienze prima che torni tua madre o siamo spacciati entrambi, dai" lo incitai, facendogli cenno con le mani si spostarsi per farmi spazio sul letto, mentre lui mi rivolgeva un sorrisone complice.
In quelle ultime settimane Alex era stato un buon amico.
Il che è assurdo da dirsi, visto che aveva otto anni. Però Alex non faceva troppe domande: mi aveva chiesto solo se stavo bene, un giorno che ero particolarmente depressa e non mi andava di giocare con lui, e io gli risposi che sarei potuta stare meglio. Lui mi avevo guardato pensieroso, per poi dirmi la cosa più semplice e disarmante di tutte: "Allora perché non ti impegni per stare meglio?" - la classica saggezza dei bambini.
Ed, in effetti, aveva tutte le ragioni del mondo.
Ero solo troppo spaventata dalle conseguenze, quindi continuavo a procrastinare il momento in cui avrei dovuto scontrarmi con le risposte a cui ero giunta.Non ero mai stata tanto codarda, in vita mia. E dovevo mettere in pratica tutti i bei discorsetti che mi facevo ogni sera prima di andare a letto -domani parli con Harry, domani telefoni a Zayn, domani domani domani - ma restavano incastrati là, nel dormiveglia, ed il giorno dopo mi crogiolavo nell'ansia e nell'inettitudine: non riuscivo assolutamente a sbloccarmi.
Per lo meno, avevo aperto il mio cuore a qualcuno: la sera prima, dopo che gli altri se ne erano andati, avevo telefonato a mio fratello Joe. Avevo bisogno del mio fratellone e avevo bisogno di qualcuno di più maturo, qualcuno che avesse già passato quello che stavo vivendo, e qualcuno che avesse un occhio esterno su questa situazione - Niall, Jess, Louis e Liam erano troppo coinvolti per potermi dare un consiglio non condizionato.
Chiaramente Joe subito mi aveva canzonato, affermando che lui aveva capito tutto dal principio, e che per lui non avevo segreti eccetera, eccetera.
Quando poi capì che forse ero davvero disperata dalla mia incapacità di muovermi in quelle sabbie mobili di risposte che avevo trovato, mi riservò il meglio del suo repertorio da fratello maggiore: "April, la paura non fa di te una persona peggiore, ti rende solo più umana. E finalmente, aggiungerei anche: fino ad ora sei sempre stata una sorta di supereroina, per tutti, me compreso. Ti sobbarchi sempre dei problemi degli altri, non pensando minimamente ai tuoi. Quando ti autodefinisci egoista, mi lasci basito, davvero: chi è la ragazza che ha fatto in un giorno dieci ore di treno andata e ritorno Scozia - Londra, solo perché Chloe mi aveva lasciato? Chi è la ragazza che è letteralmente corsa da un capo all'altro di Glasgow quando il nonno di Jess fu ricoverato all'ospedale? E soprattutto, chi è la ragazza che ha accettato di continuare la relazione con un ragazzo solo per non ferirlo, nonostante sia palesemente innamorata di un altro?
Quello che voglio dire, Pipi, è che per una volta è giusto che quella ridotta in ginocchio sia tu, e non lo dico in senso negativo: questo è uno di quei gradini altissimi ed impegnativi da scalare, per diventare un po' più adulti e un po' meno bambini. Nessuno ti giudica se tremi al pensiero di affrontare la situazione, è normalissimo. E nessuno ti rincorre, quindi prenditi tutto il tempo che ti serve. Pensa veramente a te stessa, per una sacrosanta volta, intesi?"Quindi, sì, stavo pensando a me stessa. E ne ero legittimata, cazzo: essere innamorati è davvero terrificante.
Perché poi si è completamente nudi di fronte alla persona che ami, totalmente indifesi da ogni attacco, da ogni ferita.
E ditemi se non c'è qualcosa di più spaventoso del dolore, ma non quello fisico che si lenisce facilmente, intendo dire quel dolore che ti sviscera totalmente, che si attanaglia dentro e, come un mostro dotato di artigli affilatissimi, ti comincia a graffiare, senza sosta. Ecco, questo era il dolore che io avevo inflitto ad Harry e l'idea che io stessa potessi eventualmente provarlo, nel momento in cui mi sarei svelata in tutto e per tutto a Zayn, beh, mi pietrificava.
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Dalla A alla Z
Hayran Kurgu«Non potremmo essere più distanti l'uno dall'altra, lo dicono persino i nostri nomi.» Targergin's story cover by @hellmccann