Non so se si potesse dare il nome di depressione a quello che stavo vivendo, ma credo ci si avvicinasse abbastanza: i momenti della giornata che non ero costretta a trascorrere assieme ad Alex, li passavo sotto le coperte. Dormivo molto, mangiavo poco, studiavo ancor meno. Ad Harry avevo rifilato la scusa che mi ero presa un'influenza, ma stava durando da una settimana e forse presto avrebbe iniziato a sospettare che sotto c'era qualcosa di più serio e profondo.
Louis, d'altro canto, aveva preso un po' troppo a cuore la missione "tiriamo su il morale ad April": mi aveva prestato (o forse dovrei dire obbligata a guardare) la sua preziosissima collezione di dvd di film comici, mi aveva comprato tonnellate di caramelle, e ogni mattina veniva a portarmi il mio tea direttamente a letto. Ammetto che le sue attenzioni funzionavano, anche se non riuscivano a compensare totalmente il vuoto cosmico che si allargava di centimetro in centimetro quotidianamente, all'altezza del mio petto.Quelle ore passate a fissare il soffitto, immersa nel tepore delle lenzuola, senza alcun contatto umano, mi avevano portata a scontrarmi direttamente con le domande che affollavano la mia testa da mesi ma che avevo sempre puntualmente rifuggito, chiudendole a doppia mandata in un angolo del mio subconscio. Ma quelle domande restavano pur sempre là, e battevano i pugni con forza contro la porta, gridavano e volevano, pretendevano delle risposte. Così, lontana da tutto e soprattutto da tutti, pian piano trovai la forza di riaprire quella porta e liberare quei quesiti, affrontandoli faccia a faccia.
Cos'era per me Harry? Quello che stavo costruendo con lui era una cosa seria e sana?
Probabilmente ero sempre scappata da questi due punti interrogativi perché le risposte conoscevo già.
Harry per me non era altro che un semplice, buon amico.
Mi ero illusa fin dal primo momento, fin da quella prima uscita a pranzo, che lui fosse giusto per me. Credevo che, se anche non riuscivo a dedicargli le stesse attenzioni e lo stesso amore che lui dimostrava nei miei confronti, fosse solo perché non mi ero mai trovata davanti a qualcuno che mi trattasse così. Pensavo che, impegnandomi, sarei potuta arrivare a ricambiare quell'amore, e credevo che mi rendesse veramente una persona diversa e migliore. Ma la verità era che ero uscita con lui solo per noia. Ed era diventato qualcosa di serio solo per rabbia, solo perché avevo scoperto che Zayn, il ragazzo di quelle mail, il mio ipotetico principe nerdzurro, era in realtà uno stronzo arrogante.In più, quello che si era venuto a creare tra me ed Harry, dopo il Capodanno disastroso a Greenock, era qualcosa di totalmente sbagliato e nocivo: io mi stavo logorando nel senso di colpa che non riuscivo a compensare in nessun modo, mentre lui tentava di amarmi ma era colmo di rancore. Inoltre stare con lui non mi stava affatto rendendo una persona migliore, mi stava privando pian piano di tutti quei lati del mio carattere che mi avevano da sempre contraddistinta: l'impulsività, la tenacia, la spontaneità; che avevo sempre pensato fossero difetti, ma almeno mi davano un carattere. Per stare con lui io mi ero lentamente spogliata della mia identità e adesso mi ritrovavo senza un punto cardinale.
Parallelamente, avevo dovuto mettere in questione anche i miei sentimenti nei confronti di Zayn.
Avevo dovuto scartare tutti quei ricordi che avevo imballato in fondo al cuore, per farli riaffiorare e cercare di dargli un senso compiuto. Mi era toccato ricordare quelle prime settimane di odio, le sue occhiate sprezzanti, i suoi commenti acidi e fuori luogo, il senso di disperazione e delusione che mi provocava vederlo ogni qualvolta che lo incontravo. A quei comportamenti, a quelle sensazioni e sentimenti io non riuscivo ancora a dare una spiegazione. Io non sapevo il perché lui fosse partito col piede di guerra, io non sapevo perché mi avesse trattato con tanta arroganza e presunzione fin da quei primi incontri casuali nella palestra di tennis dei bambini. E mi tormentavo, perché a queste domande non riuscivo, e nemmeno potevo dare, una risposta, dato che non potevo più parlare con lui.
Tuttavia, dopo quei ricordi amari spuntavano quelli dolci della nostra ritrovata pace. Rispuntava il suo sorriso timido quel giorno al cinema, rispuntava il suo sincero chiedermi scusa, rispuntavano le risate, gli sbadigli, le litigate per tutte quelle sciocchezze che condividevamo. Rispuntava quel bacio, dato la notte di Natale, che mi era sembrato tanto naturale quanto giusto. Un bacio sincero, buono, onesto e vero. E infine rispuntava anche quel bacio gelido e bagnato del trenta dicembre. Un bacio che mi era parso altrettanto legittimo e appropriato, in quel momento, ma che si era rivelato essere il più grande sbaglio che avessi mai fatto. Era stato quell'improvviso e stupido incontro di labbra il motivo per il quale adesso io mi trovavo raggomitolata sotto le coperte, in uno stato quasi comatoso.
Ma quei baci, entrambi quei baci, erano la sottointesa ragione di tutto. Ed era la ragione più semplice di questo universo ma al contempo la più spaventosa e terrificante di tutte. Quei baci c'erano stati per un motivo, ed io dovevo avere il coraggio di aprire gli occhi ed accettarlo per quello che era.

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Dalla A alla Z
Fiksi Penggemar«Non potremmo essere più distanti l'uno dall'altra, lo dicono persino i nostri nomi.» Targergin's story cover by @hellmccann