Louis

4.9K 290 174
                                    

Bellissime donzelle! Dopo l'ennesimo mese di attesa, eccomi qui. Non vi chiedo nemmeno più scusa, ormai è stantia. È un periodo così, pieno zeppo di cose da fare, e la scrittura ahimè, finisce in fondo alla lista delle priorità. Spero di farmi un tantino perdonare con questo aggiornamento.
Detto ciò, facciamo due chiacchiere. Siete anche voi appassionate come me di serie TV? Dio, quanto vorrei avere più tempo per guardarle tutte. Quali sono le vostre preferite? Ce n'è una sulla quale avevate tante aspettative, magari per sentito dire o per il grande successo, ma che invece vi ha deluse?
Fatemi sapere, e come sempre, vi mando un abbraccio e vi ringrazio dal profondo del cuore.
Dedica speciale a @Niallmyikigai_, perché mi ha lasciato un commento bellissimo; a whitedevil_ , perché è d'obbligo. Troppa dolcezza in un'unica ragazza, e dulcis in fundo, all'immancabile Galwaygirl269 , perché è speciale, nel senso più profondo del termine.

  Il pavimento di pietra gelida improvvisamente era tiepido parquet e la fiamma che bruciava scoppiettante nel camino, un'abat-jour dalla fioca luce giallastra

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il pavimento di pietra gelida improvvisamente era tiepido parquet e la fiamma che bruciava scoppiettante nel camino, un'abat-jour dalla fioca luce giallastra.
Il filo fra realtà e fantasia diveniva via via più sottile, perché quelle mani grandi e bollenti che ora vagavano sul suo corpo erano le stesse che vivevano dentro di lui, le mani sicure e nodose del suo cavaliere, le mani incerte e quasi impaurite di Harry. Anche quelle labbra, rosse, così rosse, che reclamavano le sue in un bacio affamato, infinito, da togliere il fiato e ridare la vita insieme.
Harry era ovunque e Louis andava a fuoco, e forse il punch alla frutta nascondeva di più di ciò che prometteva, ma tutti quei vestiti adesso erano di troppo, mentre Harry non era mai abbastanza.
Si aggrappò alle sue spalle, tirando, cercando di disfarsi di quell'ingombrante camicia mentre gemeva e gli mordeva le labbra, ed Harry gemette con lui, affondando le dita nella sua schiena sottile, poi giù, più giù, fino a raggiungere il centro del suo desiderio e sollevarlo con forza, facendo leva su ogni muscolo perché i loro corpi si appiattissero di più l'uno sull'altro e potessero entrambi godere di quella vicinanza.
Harry era ovunque, e Louis lo sentiva sulla pelle, ma non era abbastanza. Mai abbastanza.
"Lou, Lou, aspetta."
Con un pop sonoro, che aveva stranamente la voce arrochita di Harry, quella magica bolla scoppiò e gli ingranaggi della mente di Louis tornarono a stridere.
"Non-non dobbiamo farlo se non vuoi," aggiunse Edward, cioè Harry. Sì, decisamente Harry.
Sbatté le palpebre e si accorse di essere premuto contro la parete, una gamba del riccio fra le sue e la camicia sbottonata per metà. Gli sembrò di essersi appena ripreso da una sbornia colossale.
"Ehm..." Borbottò, eccitato e frustrato insieme, il volto arrossato ed una solitaria gocciolina di sudore che scendeva lenta lungo la schiena.
Harry lo guardava con espressione stralunata, ricci dappertutto e occhi lucidi; aspettava una risposta, ma il suo viso, e le sue mani ancora saldamente aggrappate al sedere di Louis, sembravano gridare il contrario.
Vaffanculo, pensò Louis. Quando gli si sarebbe ripresentata un'occasione simile? A lui, lo sfigato più sfigato della scuola? Di lì ad una settimana ci sarebbe stata la fiera di scienze, e chi gli garantiva che una volta finita, Harry non l'avrebbe gettato via come un fazzoletto? Tanto valeva sporcarlo, quel fazzoletto.
Non rispose, perché come cavolo faceva a rispondergli, sul serio. Probabilmente dalla sua gola arsa sarebbe uscito solo un patetico rantolo. Lo baciò invece, con la stessa foga di prima, quando non era nemmeno in grado di distinguerlo dal personaggio che esisteva soltanto nella sua testa, quel personaggio che nonostante tutto, non gli avrebbe mai fatto del male.
Sulla stanza cominciarono a piovere vestiti mentre si trascinavano a letto, lottando in ogni modo perché le loro labbra non si separassero.
L'aveva già sentita quella pelle candida come le neve ma calda come l'inferno, eppure gli parve di nuovo la prima volta.
Harry era ovunque. Lo baciava, lo toccava, lo ribaciava e lo toccava ancora, e si strusciava su di lui, mentre gli sfilava i pantaloni e li lasciava scivolare a terra. Gemeva, ansimava, quando le loro erezioni dure e turgide sfregavano l'una sull'altra, e gli occhi di Louis roteavano all'indietro per il piacere...per poi finire. Di nuovo.
Harry si era messo seduto, in ginocchio di fronte a lui, le mani che d'un tratto sembravano aver perso la fame ed ora tremavano solamente.
"Non...non è buio," disse, cercando un'altra risposta negli occhi di Louis.
"Cosa?"
Sgattaiolò giù dal letto e raggiunse la lampada che illuminava la stanza dalla scrivania disordinata. Louis lo guardò rabbrividire, completamente nudo eccetto per i boxer neri e tremendamente aderenti.
"Non è buio," ripeté.
Non era buio davvero, e finalmente, l'immagine di Edward svanì una volta per tutte. Rimase soltanto Harry, pelle pallida e d'oca, mani che tremavano mentre cercava di ripararsi dal freddo, in attesa.
Fu il primo vero momento nel quale Louis si sentì cosciente di se stesso, semi nudo e completamente esposto a quello sguardo verde come un prato in primavera.
Deglutì, stringendo le lenzuola stropicciate fra le dita sottili, e rannicchiò le ginocchia al petto.
"Non- non spegnerla," mormorò con un filo di voce, mentre l'onda calda che lo stava abbandonando tornava ad avvampare insieme ai passi strascicati di Harry che lo raggiungevano ancora.
Gli si sedette accanto, e le sue labbra ritrovarono quelle di Louis, meno affannose ma sempre dolcissime.
Si sentì nuovamente al sicuro, come William fra le braccia di Edward, ma impietrito come Louis di fronte ad Harry.
"Sicuro?" Bisbigliò il riccio, prendendo posto al suo fianco, sdraiandosi accanto a lui ed accarezzandogli la schiena lentamente. Le sue dita tremavano ancora, ed ora Louis non era più certo che il freddo ne fosse la causa.
Annuì appiattendosi contro il materasso, mentre il corpo bollente di Harry si sistemava fra le sue gambe, schiacciandolo di nuovo col suo peso meraviglioso.
"Non dobbiamo..." Iniziò, provando a non ascoltare la propria voce, ma concentrandosi solo sui suoi occhi di giada, "ci sono tante cose che, che possiamo...non per forza-"
Quella bocca rossissima lo interruppe, ancora una volta premuta sulla sua, esplorandone ogni anfratto in una danza lenta ed estenuante.
L'addome di Louis si contrasse, le sue gambe si strinsero attorno a quelle di Harry ed il suo cuore riprese a battere come una grancassa.
"Facciamo quello vuoi, amore mio. Quello he vuoi."
La voce di Harry, mentre gli torturava il collo di baci bagnati, gli arrivò dritta al centro del petto, come un dardo infuocato che gli squarciava il torace. Gli occhi iniziarono a prudergli, umidi di lacrime ed eccitazione, mentre cercava di strozzare il singhiozzo che minacciava di sfuggirgli dalla gola.
Affondò le dita nella schiena di Harry, così morbida e calda, prima di lasciarle scivolare più giù, e sollevare il bacino per incontrare l'oscillazione incessante del corpo che premeva sul suo, alimentando quel nodo fantastico che gli stringeva il basso ventre.
Harry era ovunque. E forse non l'avrebbe abbandonato come tanto temeva. Forse l'avrebbe tenuto con sé, stretto in quell'abbraccio che profumava di amore e di sesso. E forse Louis avrebbe dimenticato l'imbarazzo, e la paura, e si sarebbe lasciato trasportare da quelle braccia, non autoritarie e sicure come quelle di Edward, ma vere.
"Dimmi quello che vuoi, Lou," gemette Harry in prossimità del suo orecchio, strusciandosi su di lui, sfregando il proprio sesso sul suo e mozzandogli il respiro, "dimmelo."
Dischiuse le labbra ma non ne uscì alcun suono, perché quelle carezze erano fantastiche, ma non abbastanza.
"To-toccami," balbettò, sforzandosi di dare finalmente voce ai propri pensieri, cercando di allontanare il disagio e la vergogna che contemporaneamente gli procuravano.
Lo vide annuire e sorridere insieme, prima di chiudere gli occhi e lasciare che la mano di Harry si facesse strada fra i loro corpi avvinghiati, e gli abbassasse i boxer quel tanto che bastava per fargli desiderare di non rivedere la luce del giorno e morire in quell'amplesso.
Era abbastanza grande per sfogare il piacere di entrambi, abbastanza da passare ripetutamente il pollice sulla punta della sua erezione e bagnarla di liquido seminale, togliendogli il fiato con ogni movimento del polso. Le orecchie di Louis ronzavano e fischiavano, impedendogli di udire i propri gemiti, e persino quelli di Harry, i cui gesti lo portavano più vicino alla fine.
"Ha-harry," mormorò, affondando il volto sul suo collo sudato, mordendogli quel morbidissimo lembo di pelle appena sopra la clavicola.
Questa volta lo sentì, il suo gemito soffocato, e Louis fu certo di volerne ancora. Gli strinse i capelli fra le dita, tirando fino a che non lo udì nuovamente, profondo e sensuale, vibrante ed erotico come nulla che avesse mai udito prima d'allora.
"Ah, Lou, fallo ancora. Tirami i capelli."
Fu difficile ammetterlo, ma la voce di Harry che lo pregava, lo implorava digrignando i denti, fu ancora più maledettamente eccitante di ogni suo gemito. Non se lo fece ripetere, aggrappandosi con entrambe le mani ai suoi ricci scompigliati, e riprese a morderlo, marchiandogli il collo di tante macchie violacee, mentre l'onda cresceva, sempre più alta...
"Lou, oddio-"
Bastarono la sua voce, che riecheggiava nella stanza e nel suo intero corpo, ed un ultimo movimento della sua mano, stretta attorno al suo sesso e al proprio, perché quell'onda si riversasse in tutta la sua forza, trascinandolo al largo nell'oceano del piacere, e sporcasse i toraci di entrambi in scie bianche e bollenti.
Harry lo seguì pochi secondi più tardi, mentre le dita di Louis lasciavano mollemente i suoi capelli color del mogano ed atterravano pigre ed esauste fra le lenzuola. Le sue membra, altrettanto esauste, erano ancora scosse dai brividi, e dei bagliori accecanti riverberavano ai confini del suo campo visivo.
Chiuse le palpebre, incapace di muoversi e di pensare, in grado soltanto di ascoltare il ritmico alzarsi e abbassarsi del proprio petto, ed il battere incessante del proprio cuore, almeno fino a quando la mano di Harry non lo abbandonò ed un'altra scarica di scintille lo attraversò da capo e piedi. Tenne gli occhi serrati, udendo il suo ragazzo alzarsi a fatica ed afferrare il primo pezzo di stoffa capitatogli fra le dita, prima di ripulirlo alla bell'e meglio e tornare ad accasciarglisi accanto.
Gli regalò un debole sorriso quando gli depositò un piccolo bacio sulla punta del naso, e finalmente decise di muoversi, solo per accoccolarsi tra le sue braccia e lasciarsi cullare verso l'oblio.
"Dormi qui, quindi?" Ridacchiò Harry, scostandogli la frangetta dalla fronte sudaticcia.
Louis annuì, le gote arrossate e gli occhi liquidi.
"L'hai detto a tua mamma?" Chiese ancora, accarezzandogli la schiena, delicato come una piuma.
Fece spallucce, stringendosi a lui di più, il volto nascosto, schiacciato contro il suo petto.
"Gliel'aveva già detto prima di uscire," ammise, e la risatina sussurrata di Harry fu la più dolce delle ninnananna.
"Notte, Lou," bisbigliò, lasciandogli un altro bacio tra i capelli.
Louis si agitò sul posto, alla ricerca di una posizione più comoda che non comprendesse il doversi allontanare da Harry nemmeno di un centimetro.
"Haz?"
"Mmh?"
Il suo respiro si era già fatto più pesante, ad un passo dal sogno.
"Mi hai...mi hai chiamato amore." Il viso di Louis cuoceva a fiamma viva, ma per fortuna gli occhi di Harry erano ben chiusi.
Dovette essere meno addormentato di ciò che pensava, o sperava, perché le sue labbra raggiunsero quelle di Louis il secondo successivo, e le sue iridi di smeraldo brillarono nella luce fioca che nessuno dei due si era preso la briga di spegnere.
"Lo so."
Harry era ovunque.

The Non-So-Secret Lives of Two American TeenagersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora