Louis

4.9K 368 119
                                    

Bene bene bene. Tutte, ma proprio tutte, preferite i Louis' pov. E quindi eccolo qui!
Nah, scriverò ancora di Harry ovviamente, ma per adesso, vi lascio ad un altro capitolo raccontato direttamente attraverso gli occhioni di Boo Bear ❤️
Spero vi piaccia,
Un bacio!

Arlene approfittò di quella domenica pomeriggio dal cielo coperto per schiacciare un riposino sul divano.
Louis al contrario non perse tempo e rispose al messaggio di Colin. Chiacchierano del più e del meno, finché Louis non si sentì particolarmente coraggioso - o particolarmente frustrato- e si scambiarono i numeri di telefono. Dopo un paio d'ore trascorse con la faccia appicciata allo schermo dell'IPhone, Louis aveva deciso che era troppo carino per essere un maniaco psicopatico. Ah, ed era effettivamente gay, uno che non si faceva molti problemi a confessarlo ad uno sconosciuto per giunta.
Louis si mordicchiò il labbro inferiore, tamburellando le dita sul letto dov'era acciambellato. Chiuse gli occhi e premette il tasto di invio.

Se ti va, sabato potrei passare dalle parti di Avon. Magari ci prendiamo un caffè.

   Non riusciva nemmeno a credere di averlo fatto sul serio. Si odiava, perché era uno stupido. Aveva appena chiesto di uscire all'unico ragazzo dichiaratamente gay dell'intero stato, ma non faceva altro che pensare ad Harry.

Sarebbe meraviglioso. Sono mesi che sogno di incontrarti. x

   Balzò in piedi dopo aver letto la risposta di Colin e si piantò di fronte al grande specchio che ricopriva un'anta dell'armadio.
   Con una mezza smorfia, guardò il proprio riflesso sulla superficie trasparente, e con una settimana di anticipo, si stava già facendo prendere dall'ansia del non ho niente da mettermi.
Rovistò fra i propri vestiti lanciando felpe e jeans per tutta la stanza. Era un caso senza speranza. Non era mai stato interessato alla moda, ma del resto non aveva mai avuto un appuntamento prima d'allora. Tutta l'esperienza che aveva accumulato in quell'ambito, la doveva alla vacanza di due anni prima, quando lui e sua madre avevano trascorso tre intere settimane immersi nello splendido paesaggio del parco di Yosemite. Lì aveva conosciuto il ragazzo che gli aveva rubato il suo primo bacio, e anche qualcos'altro. Ma era una storia alla quale non voleva davvero pensare.
   Sbuffando rassegnato, si sedette a gambe incrociate sul parquet, guardando malinconicamente la pila di vestiti ammassati a terra. In quel momento, seppe di doversi recare in uno dei luoghi che più detestava. Il centro commerciale.

Non gli erano mai andati a genio i luoghi affollati, tanto meno se in quei luoghi rischiava di imbattersi in uno o più compagni di scuola.
Wilton era una cittadina che contava poco più di duemila anime, e per i ragazzi della sua età non c'erano molti modi per divertirsi. Ad uno come Louis non importava, ma del resto Louis non era un adolescente come gli altri, che al contrario decidevano di perdere il loro prezioso tempo rinchiusi in quella gabbia di acciaio, mattoni e negozi.
Girovagò svogliato con le mani in tasca, nauseato dalla musica troppo alta e dal profumo troppo intenso che riempivano l'ambiente. Entrò nel primo negozio che gli sembrò fare al caso suo, guardandosi attorno distratto. Passò in rassegna alcune felpe appese, sentendosi un pesce fuor d'acqua, circondato da jeans troppo stretti e da commesse con la puzza sotto il naso.
Non trascorsero che pochi minuti quando improvvisamente udì delle voci familiari.
"Haz, muoviti, sto morendo di fame!"
Li vide con la coda dell'occhio, e preso dal panico, fece l'unica cosa che gli suggerì il cervello. Si nascose.
   Tentando di eclissarsi alla velocità della luce, impacciato e goffo com'era, urtò una ragazza appena dietro di lui, facendole cadere la borsa a terra.
"Ma che cazzo!" Esclamò quella, furiosa.
"Oddio, scusami, non l'ho fatto apposta-"
"Lou?"
Merda. Beccato in pieno.
   Si voltò lentamente, la faccia di un bimbo colto con le manine nel vasetto della marmellata.
"Ehm, ciao Harry," bisbigliò. Avrebbe scommesso che persino i capelli gli stessero andando a fuoco in quel momento. Era più forte di lui, non riusciva a non fare la figura dell'idiota davanti al riccio.
   Dal canto suo, Harry lo guardava divertito, un sopracciglio alzato ed un sorrisetto furbo sulle labbra.
"Che ci fai qui? Non ti ho mai visto da queste parti," gli disse. Per una persona qualunque, sarebbe stato strano, ma non per Louis, che evitava quel luogo manco fosse un ricettacolo di malattie infettive.
"Ehm," si schiarì la gola, desiderando che per una volta, le sue preghiere venissero esaudite e qualcuno lo traesse in salvo da quella situazione imbarazzante.
   La ragazza che aveva urtato se ne andò stizzita, riservandogli un'occhiataccia, mentre Louis arrossiva di più.
"Haz! Allora?"
Dall'ingresso, Scott lo chiamò nuovamente, sbuffando ed allargando le braccia.
"Aspettami," disse Harry velocemente, facendogli l'occhiolino. Si allontanò e raggiunse l'amico, parlottando veloce. Louis non capì una sola parola, ma vide Scott andarsene più scocciato di prima ed Harry trotterellare di nuovo nella sua direzione.
"Eccomi," esclamò con le fossette sulle guance.
Louis avrebbe potuto morire di autocombustione istantanea. Si grattò nervosamente la nuca, confuso dal comportamento di Harry. Che intenzioni aveva? Perché era rimasto?
   Cavolo, Louis voleva solo comprarsi qualcosa di carino e lasciare in fretta quel postaccio. Doveva aver commesso dei peccati piuttosto gravi nella sua vita precedente, se l'universo gli si rivoltava contro ogni santissima volta.
"Io-io, ecco-" balbettò, la bocca asciutta e la voce tremolante. Dio, che razza di imbecille doveva sembrare. Ed Harry mica lo stava aiutando, standosene lì con quei ricci selvaggi e quelle gambe da copertina di Vogue.
"Stai facendo shopping?" Chiese, osservando una felpa appesa lì vicino. "Questa ti starebbe bene," aggiunse, prima di spostarsi di un paio di passi ed indicare un paio di jeans neri nei quali le cosce di Louis non sarebbero mai entrate, "oh, dovresti provarla con questi!"
   Louis aggrottò le sopracciglia. Aveva davvero tanto bisogno di rifarsi il guardaroba? Abbassò lo sguardo verso gli abiti che indossava e non trattenne una smorfia. Un vecchio maglione di suo padre, sformato e mezzo infeltrito, sopra un paio di pantaloni della tuta sbiaditi e troppo lunghi. Ne aveva disperatamente bisogno, soprattutto ora che aveva un appuntamento.
   Senza dire una parola, rubò dalla mano di Harry i jeans e la felpa che gli aveva mostrato, dirigendosi verso il camerino più vicino. Il riccio incrociò le braccia, sorridendo soddisfatto.
"Come mai questa voglia di cambiare look?" Sentì chiedere il ragazzo al di là della tenda.     
   Louis controllò meticolosamente che fosse ben riparato e che Harry non potesse vedere nemmeno un centimetro della sua pelle.
Non voleva davvero cambiare look; voleva solo che qualcuno, per una buona volta, lo trovasse attraente.
"Credi che debba cambiare look?" Domandò, improvvisamente consapevole del suo scarso gusto in fatto d'abbigliamento. Forse se avesse dato una rinfrescata al suo aspetto, Harry l'avrebbe guardato in modo diverso. Scosse la testa. Doveva sembrare carino per Colin, non per Harry.
"Dimmelo tu. Sei tu che stavi facendo shopping in questo negozio," gli fece notare Harry.
Louis arrossì. Era semplicemente entrato nel primo che aveva attirato la sua attenzione. E mentre saltellava per infilarsi in quei jeans striminziti, trattenendo pancia e fiato, capii che quello non sarebbe mai stato il suo stile.
Sbirciò dalla tenda scura, con lo sguardo basso ed un'espressione mesta.
"Fatti vedere," gli disse Harry porgendogli una mano.
Louis fece no con la testa. "Sembro un idiota," borbottò, rosso in volto.
Harry ridacchiò e gli afferrò il polso, trascinandolo all'esterno del camerino. Louis lo vide aprire la bocca per poi richiuderla immediatamente.
   Si mise le mani sul viso, sull'orlo delle lacrime. "Te l'ho detto, sembro un idiota!"
Harry gliele allontanò, poggiando invece le proprie sulle sue spalle, facendolo voltare verso il grande specchio appeso alla parete.
Louis non si sarebbe mai abituato alla sua vicinanza e a quel dolce profumo che danzava nell'aria ad ogni suo movimento.
"Lou, guardati," gli disse a mezza voce, gli occhi spalancati e più verdi che mai, "wow, stai-stai benissimo."
   Anziché osservare il proprio riflesso, si voltò verso il ragazzo dietro di lui. Per la prima volta da quando lo conosceva, Harry pareva più a disagio di quanto non si sentisse lui stesso.
"M-mi fanno sembrare ancora più grasso," mugugnò, provando a piegare le ginocchia strette in quei jeans troppo attillati. Gli sembrò di essere un grosso salame penzolante dal soffitto di una macelleria.
Harry si scostò e lo guardò stranito.
"Stai scherzando? Non sei grasso, Lou, sei perfetto!"
   Da dietro gli occhiali, gli occhi di Louis si fecero lucidi e grandissimi.
"Ehm, cioè, stai-stai bene così, ecco," Harry si mosse sul posto, agitato e nervoso, scostandosi i ricci dalla fronte come faceva di solito, mentre le farfalle nello stomaco di Louis ballavano la samba.
"Dovresti comprarli, anche di altri colori, ti stanno bene, sì," Harry era arrossito, e gironzolava lì attorno evitando il suo sguardo.
   Louis trattenne un sorriso tutto denti. Si nascose ancora in camerino, slacciando la patta dei jeans e tornando a respirare di nuovo.
Sei perfetto.
Quelle due paroline vorticavano nella sua mente come palline in un flipper e il suo cuore accompagnava le farfalle ballerine facendo la ola.
Quando scostò la tenda nei suoi vecchi e comodissimi vestiti, Harry lo stava aspettando picchiettando un piede a terra.
"Harry-"
"Io, io devo andare Lou," lo interruppe.
   Louis si morse le guance, mentre l'estasi del momento scemava e svaniva come fumo, lasciandolo solo ed interdetto.
"Oh, okay," mormorò, stringendo quei maledetti skinny jeans fra le mani.
"Già, Scott mi sta aspettando," e senza concedergli un altro saluto, girò i tacchi ed abbandonò il negozio.
Louis lo guardò andarsene, sparendo all'orizzonte come Sir Edward sul suo nero destriero.
Finì per comprarsene tre paia, di quegli stupidi jeans.

The Non-So-Secret Lives of Two American TeenagersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora