Louis

6K 366 219
                                    

Dai, con questo sono stata un tantinello più brava, almeno non vi ho fatto aspettare due anni :)
Raccontatemi qualcosa. Qual è la cosa che vi piace di più di questa storia? Quale quella che vi piace meno? Come vorreste che si evolvesse? Fatemi sapere,
Vi mando un bacio,
MB

"Amore? Mi stai ascoltando?"
Louis gravitava ad un metro da terra, nonostante fosse seduto al tavolo della cucina.   
   Anziché mangiare i suoi cereali, mescolava e mescolava il latte nella tazza, un'espressione sognante sul volto e la mente persa chissà dove.
   Arlene lo guardò divertita, scuotendo la testa, sorseggiando un caffè bollente.
"Hai capito quello che ti ho detto?"
"Sì, mamma," mugugnò il ragazzo, sorridendo per qualcosa che era solo nella sua testa.
La donna sollevò le sopracciglia.
"Allora ripetimelo," lo sfidò, ben conscia che il figlio non avesse udito una singola parola uscita dalle sue labbra.
"Sì, mamma," disse di nuovo, dimostrandole la più totale mancanza di attenzione.
   Arlene ridacchiò, poi le venne un'idea.
"Sai che ho visto Harry ieri?"
La testa di Louis scattò verso l'alto.
"Dove? Quando?"
   La risata di Arlene si fece più sonora.
"Ah, questo lo senti," scosse la testa un'altra volta e si avvicinò al figlio.
   Gli lasciò un bacio fra i capelli disordinati e raggiunse il salotto, infilandosi il cappotto di lana.
   Louis le corse dietro.
"Dove l'hai visto? Con chi era? Mamma!" Piagnucolò ad occhi spalancati ancora gonfi di sonno.
"Stavo scherzando, Boo," lo rassicurò la donna, pizzicandogli una fianco, "ma tu cerca di scendere dalle nuvole ogni tanto."
   Louis arrossì, ma sorrise in ogni caso.
"Come faccio? Dimmelo come faccio, mamma," borbottò mordicchiandosi le guance, "dammi un altro pizzicotto e dimmi che è tutto un sogno."
   Arlene lo guardò dolcemente e gli accarezzò una guancia liscia, che nonostante la pubertà, non ne voleva sapere di veder spuntare il più piccolo accenno di barba.
"Ci vediamo stasera, Boo Bear," disse solamente, prima di chiudere la porta dietro di sé ed affrettarsi all'auto in quella gelida mattina di fine ottobre.
   Si augurò che quel sogno non finisse mai, e il suo Boo non subisse il più brusco dei risvegli.

Il mondo era un posto meraviglioso.
Una fatina dalle alucce sfavillanti l'aveva svegliato quella mattina, lasciando scie luminose e brillantine per tutta la stanza.         
   Anche Louis svolazzava, lo spirito così leggero da tenerlo sollevato ad una spanna dal pavimento.
Nel più limpido dei cieli turchesi, alcune nuvolette di panna giocavano a rincorrersi, mentre un sole giallo spandeva i suoi tiepidi raggi sulle casette di marzapane che sorgevano nel quartiere, e le fontane di cioccolato zampillavano allegre ai lati della strada.
Niente buchi da rattoppare nell'ozono, ma solo arcobaleni; nessuna guerra da combattere, tanto che persino Sir Edward, il grande cavaliere senza macchia e senza paura, aveva appeso la spada al chiodo ed ora coltivava margherite nell'immenso giardino del suo castello.
Già, il mondo era un posto meravi-
"E spostati, idiota!"
Qualcuno lo urtò così forte da mozzargli il fiato, mentre cercava di raggiungere il proprio armadietto nel corridoio gremito del piano terra.
   Non importava, niente e nessuno avrebbe levato quel sorriso giulivo dalla faccia di Louis Tomlinson.
Anzi, quando lo vide apparire sulla soglia, avvolto da un'aura magica, e risplendere di una luce dorata che irradiava dalla sua pelle candida come la neve d'inverno, quello stesso sorriso si tramutò in pura euforia, ed il suo cuore prese a battere tanto forte da oscurare ogni altro suono.
Harry Styles mi ha baciato, sfigati.
Se aveva avuto il più piccolo dubbio che fosse stato un errore, l'angelo riccio aveva commesso quello sbaglio più di una volta, fugando ogni sua titubanza.
Lui era pure svenuto, ma tant'è. Harry l'aveva baciato di nuovo. Aveva riso, d'accordo, ma l'aveva baciato di nuovo. Doveva pur voler dire qualcosa.
"Buongiorno!" Esclamò Occhi di Smeraldo, rispondendo al suo sorriso con un altro mille volte più splendente.
"C-ciao," sussurrò Louis, puntando lo sguardo a terra. Tutta quella bellezza l'avrebbe accecato.
Lo sentì ridacchiare, prima di poggiare la schiena all'armadietto, impedendogli di aprirlo. Ah, avrebbe rinunciato ai suoi preziosi libri purché Harry non si muovesse e si lasciasse guardare in tutta la sua misericordiosa gloria.
Giunti a quel punto, non gli importava nemmeno di sembrare blasfemo. Harry era una creatura del Paradiso, e lui l'avrebbe venerato come meritava.
Ma l'aveva baciato davvero? O era solo l'ennesimo parto della sua fervida immaginazione?
   Eh no, accidenti! Quelle labbra le aveva assaporate eccome, e chiunque avesse provato a dire che non avevano il gusto della felicità, felice non doveva esserlo mai stato.
"Stavo pensando," iniziò Harry, spostandosi i ricci dalla fronte e sporgendosi di più verso di lui, come a condividere un segreto soltanto loro, "visto che ormai nessuno dei due ha programmi per Halloween..."
Louis si rese conto di avere la bocca spalancata. Ogni genere di insetto avrebbe potuto entrare e nidificarci.
   Scosse la testa e chiuse le labbra, sigillandole una sull'altra, senza mancare di maledirsi per la propria idiozia.
"Chi ti dice che io non abbia trovato qualcosa da fare?"
   Provò a darsi un tono. Magari Harry avrebbe smesso di dare per scontata la pochezza della sua vita sociale.
Quello arrossì appena, e copiò le azioni di Louis abbassando la testa.
"Oh," mormorò, quasi più deluso che sorpreso, "scusa, credevo..." Non terminò la frase, ma si mordicchiò il labbro e aggrottò la fronte.
Louis desiderò scomparire. "Harry, no! Stavo scherzando!" Si affrettò a dire, menando le mani per aria. Avrebbe lottato per guadagnarsi una serata con lui, l'avrebbe implorato persino. Ormai la dignità non ricordava cosa fosse.
Lo vide tornare a sorridere, ed il mondo tornare a girare.
"Davvero? Perché pensavo che avremmo potuto goderci una maratona dei grandi classici dell'horror," suggerì il riccio, facendogli l'occhiolino.
Louis deglutì. Immaginò un divano in una stanza buia, le grida delle vittime inseguite dal solito assassino psicopatico, ed il corpo caldo di Harry vicino al proprio. Soprattutto il corpo caldo di Harry vicino al proprio.
Non volle dargliela vinta così facilmente. Forse aveva perso la dignità, ma non era necessario che vedesse anche quanto era disperato.
"Non sapevo fossi un appassionato di horror," risolse di dire, incrociando le braccia che a quel punto avrebbero dovuto sorreggere dei libri.
"Te l'ho detto che mi sottovaluti, giovane Padawan," rispose Harry, le fossette a spaccargli in due quelle guance da favola.
Louis sghignazzò.
"Così mi confondi. Sei un fan di Craven* o di Lucas*?"
Harry gli si avvicinò ancora e gli sussurrò all'orecchio. Prima delle sue parole, Louis sentì una scarica di brividi.
"Scoprilo da solo."
   Si allontanò poi di qualche passo, lasciandogli libero accesso all'armadietto ed il corpo avvolto dalla fiamme.
"Allora i film li porto io. Tu pensa ai popcorn," esclamò alla fine, gli ennesimi occhiolino e sorriso da infarto.
Come al solito, non gli diede il tempo di rispondere, ma si dileguò alla velocità della luce, sparendo dietro l'angolo e su per le scale che portavano al primo piano.
   Tu pensa ai popcorn. Certo. Se non muoio prima.

The Non-So-Secret Lives of Two American TeenagersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora