Capitolo 8

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- Secondo voi è viva? –
- Per quello che ne so potrebbe essere in coma etilico –
- Beh non c'è altro rimedio –
Avete presente quella bellissima sensazione di dormiveglia nella quale tutti i rumori molesti che ci circondano arrivano alle nostre orecchie come dei ronzii che il nostro cervello cestina automaticamente e per questo siamo capaci di rimanere tranquillamente atrofizzati nella nostra confortevole bolla silenziosa a sognare ragazzi nudi a cavallo di unicorni alati?
Ecco, è esattamente lo stato in cui mi trovo adesso, stretta ad un cuscino e avvolta come un bruco nella mia coperta di pile rosa ad una temperatura minima stimata attorno ai quarantasei gradi.
Cambio posizione sbadigliando e mi gratto un fianco mentre tiro le coperte fino a coprirmi completamente lasciandomi con solo lo spazio indispensabile per respirare, credo di sentire dei mormorii ma lascio perdere, potrebbe essere il mio stomaco che brontola in fin dei conti.
- Giuro che quando l'ho accompagnata in camera stava bene – okay questo deve assolutamente essere uno scherzo della mia mente malata perché pochi attimi dopo un'ondata di aria fredda mi si butta addosso facendomi venire la pelle d'oca in ogni parte del corpo, mugolo raggomitolandomi in posizione fetale mentre cerco di riscaldarmi passando le mani sulle braccia scoperte.
- Fermi tutti, niente panico, si muove! – sento una voce esultante che riconosco immediatamente come quella del mio manager, quell'uomo non sa cosa sta rischiando.
Sollevo piano la testa aprendo pigramente un occhio alla volta – la luce! – esclamo riparandomi il viso con le mani – brucia! –

- Va bene Dracula, hai dieci minuti per alzarti, vestirti e scendere al piano di sotto se non vuoi saltare la colazione e la prossima volta che decidi di inscenare la tua morte assicurati almeno di non respirare, davvero, fai pena come attrice! –
Morgan si trascina fino alla porta facendomi un cenno con la mani per poi sbatterla violentemente, due secondi netti e la porta si apre di nuovo per poi essere sbattuta con la stessa ferocia di poco prima.
- Mi sa che non sono stata l'unica ad ubriacarsi ieri sera – mormoro – ma cosa diavolo ho bevuto – esclamo portandomi una mano sulla nuca – ho un mal di testa enorme –
Proprio adesso mi accorgo di non essere sola, due occhi color miele mi scrutano divertiti – te l'avevo detto di andarci piano! – esclama Justin sforzandosi di trattenere una risata – ah e comunque bel pigiama! –
- Ouch, grazie – rispondo guardando le mie gambe coperte da un paio di pantaloncini rosa con tanto di fragole e orsetti bianchi e la mia felpa grigia – bene, adesso se hai finito di ammirare la mia mise anti-stupro ti consiglio di uscire dalla mia stanza e aspettarmi al piano di sotto – dichiaro.
Il biondo ridacchia – mi domando dove Harry trovi la forza di scoparti vestita in quel modo –
Oh beh, devo dire che non ha poi tutti i torti, forse è per questo che non arriviamo al dunque da più di un mese – la mia vita sessuale non è affar tuo Bieber – rispondo spingendolo fino alla porta con le mani puntate sul suo petto.
Il legno duro della porta sbatte contro la schiena del mio amico, ma prima che io possa raggiungere la maniglia mi blocca i polsi con le mani incatenando il suo sguardo con il mio, stamattina non riesco a sostenerlo, do la colpa alla stanchezza e al fatto che il mal di testa offuschi almeno metà delle mie capacità reattive.
Justin pressa le labbra e poi si volta verso la porta ancora chiusa per poi tornare a fissarmi – Ti ricordi qualcosa di ieri sera? – chiede.
Oh cazzo.
C'è qualcosa in particolare che dovrei ricordarmi di ieri sera? Qualcosa che non mi permette di guardarlo in faccia questa mattina? Qualcosa che non mi permetterà di guardare in faccia Harry questa sera?
Mantieni la calma Mess, inspira ed espira, piano, cosa potresti aver fatto di così grave? Infondo non sei tanto attratta da Justin da perdere il controllo e non rispondere più delle tue azioni o mi sbaglio?
Ma un attimo...ho appena ammesso di essere attratta da Justin?
No, impossibile.
Oppure no?
Beh ero ubriaca, ma se gli fossi saltata addosso mi avrebbe senza dubbio fermata, no?
Oddio non posso essere attratta da Justin, non lo sono, ho un ragazzo, una dignità e anche una bella faccia tosta.
- Beh – sospiro – non mi ricordo quasi nulla, ho qualche flash di noi due in macchina e poi ricordo di essere entrata in camera, ma dopo più nulla. Perché? C'è qualcosa in particolare che dovrei ricordare? –
- No, no assolutamente no, allora ci vediamo più tardi? –
Annuisco – sì, a dopo –


Il resto del pomeriggio vola in attimo e in men che non si dica mi ritrovo sul palco emozionata come la prima volta a cantare per un pubblico di quindicimila persone, poi di nuovo nel backstage e infine all'aeroporto che stranamente è vuoto e silenzioso, beh suppongo che non siano in molti a partire per New York a quest'ora della notte.
Justin mi ha accompagnata anche questa volta, ma non ha ancora aperto bocca da quando siamo scesi dall'auto, gli poso una mano sul braccio rivolgendogli un piccolo sorriso – c'è qualcosa che non va? –
- Tutto okay – risponde piano guardandosi la punta delle scarpe, annuisco poco convinta trascinandomi fino ad una delle sedie di plastica vicino all'entrata del gate.
- Quale sarà la tua prossima tappa dopo la Francia? – chiedo cautamente, il biondo mi guarda abbandonando la testa contro il muro alle nostre spalle – Spagna – risponde e i miei occhi si illuminano – Madrid? – chiedo.
- Sì, perché me lo chiedi? –
- Perché si dà il caso che sia proprio la mia prossima tappa! – esclamo sorridendo.
- Davvero? –
- Ah-ah –
- Credo proprio che avrai compagnia –
- Mh, vedremo –
Proprio in quell'istante il mio volo viene annunciato, Justin mi guarda con l'espressione più seria che gli abbia mai visto addosso; incerta sul da farmi mi spingo verso di lui mentre le sue braccia mi circondano la vita.
- Mi mancherai – mormora tra i miei capelli e comincio a sentire un peso che mi attanaglia lo stomaco, gli accarezzo la schiena rompendo l'abbraccio – anche tu – rispondo voltandomi appena sento il naso pizzicare.
Non comprendo nemmeno il perché di questa reazione, ma adesso mi sembra giusta, come se non stessi facendo nulla di sbagliato.
Lo saluto con un cenno della mano e in pochi minuti mi imbarco con lo sguardo vigile di Kit e chiunque altro abbia assistito alla scena che mi punge la schiena.

- Ehi Messy-Mess – il mio migliore amico mi si siede accanto poggiando la testa sul cuscino da viaggio che gli ho gentilmente prestato prima del decollo – è così carino, si è addormentato – sussurra indicando il suo ragazzo che russa leggermente sulla spalla di Tiffany mentre la poveretta si distrae guardando fuori dal finestrino.
- Già – rispondo senza molto entusiasmo, se fossi in me la prima cosa che farei sarebbe scattargli un centinaio di foto che apparirebbero magicamente su Twitter e qualsiasi altro social a mia disposizione, ma stanotte non mi sento in vena di scherzi, sono solo molto stanca.
- Cosa ti succede? – chiede Kit accarezzandomi una spalla.
- Sono esausta – dico sbadigliando e sistemandomi meglio sul seggiolino.
- 'Sta attenta Messy, te lo chiedo per favore –
- Attenta a cosa? –
- A Justin –
Spalanco gli occhi mentre sento lo stomaco stringersi – non preoccuparti Kit, siamo solo amici – dichiaro chiudendo poi gli occhi.

Atterriamo a New York alle quattro del mattino, Harry è la prima persona che incontro una volta scesa dall'aereo, mi prende tra le braccia stringendomi talmente forte da togliermi il fiato.
- Mi sei mancata tanto – sussurra.
- Anche a me, tanto – rispondo marcando l'ultima parola come a voler sottolineare che quello che sto dicendo non sia una menzogna, ma lo è?
Sono contenta di vederlo, questo è più che sicuro, ma allo stesso tempo sento una strana sensazione che non vuole lasciarmi in pace, non riesco a non pensare, non riesco a lasciarmi andare e concentrarmi solo sul mio ragazzo, mi trovo a chiedermi cosa stia facendo Justin, tanto per distrarmi credo.
Una macchina ci accompagna fino all'hotel che Harry ha prenotato solo per noi due, l'aria fresca della notte mi soffia sul viso colorandomi le guance di rosso, il mio ragazzo mi accarezza la base della schiena mentre ci avviamo verso l'ascensore e poi fino all'ottavo piano.
La nostra camera è elegante sui toni del rosso e dell'oro con un grande letto a baldacchino nel centro, un televisore e il bagno, Harry si posiziona dietro di me portando le sue grandi mani ad accarezzarmi la pancia salendo sempre di più fino ai seni e poi le spalle.
Mi volta verso di lui trascinandomi fino al letto ed io mi sento con un movimento scattoso.
Il mio ragazzo si toglie la maglia e i jeans scuri facendo lo stesso con i miei indumenti e il mio reggiseno.
Mi bacia il collo, l'incavo tra i seni e poi ancora la pancia arrivando fino all'orlo delle mutandine color carne che indosso, cerco disperatamente di sentire qualcosa, ma la mia mente, il mio corpo non sono concentrati, mi sento spaesata tanto che incastro le mie dita tra le sue cercando quella sicurezza che non riesco a trovare; Harry sposta le sue labbra sulle mie e sussulto, improvvisamente i suoi capelli scuri sono sostituiti da un ciuffo biondo egli occhi verdi non li riconosco più, adesso ci siamo io e Justin, nella camera del mio vecchio hotel che ci baciamo, non c'è irruenza, voracità, solo noi e le mie mani che accarezzano la sua mascella scolpita, nella mia testa non c'è più nulla, non ho più paura, ma poi ritorno alla realtà.
Harry è dentro di me, mi guarda negli occhi e si ferma – è tutto okay? C'è qualcosa che non va? –
Scuoto la testa – continua – e non se lo fa ripetere due volte, continua finché le forze glielo permettono per poi cadere sul cuscino trascinandomi più vicina a lui – buonanotte – mormora baciandomi la fronte.
Storco il naso – buonanotte – sussurro chiudendo gli occhi.
Cosa mi succede?

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