Capitolo VI

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Il giorno dopo entro in classe ed Emily non c'era, solitamente arrivava in ritardo perciò aspetto.
Prima ora, chimica, non riesco assolutamente a concentrarmi, cosa sarà successo ieri? Perché non viene? L'intera ora vengo assillato da pensieri bruttissimi e più cercavo di scacciarli, più si facevano intensi.
Vado su WhatsApp, ultimo accesso alle 19:45, l'appuntamento era alle 20:00, possibile che non aveva toccato il cellulare neanche un attimo?
Beh.. in realtà non mi sorprende troppo, quando sono insieme non fanno altro che stare attac....okay è online. Io le scrivo.

Alex: Oi ma che fine hai fatto?

Invio e aspetto con ansia la risposta. Passano cinque minuti, diventano dieci, altri due si aggiungono poi, le spunte diventano blu, fa per scrivere, poi di nuovo offline. Ma cos..?
Subito dopo suona la campanella, dovevamo cambiare aula ma non avevo molta voglia di fare storia, così non vado alla lezione dicendo ad un mio amico di riferire che stavo male.
Avevo bisogno di smaltire quello che avevo dentro e, come ogni volta vado in quello che era una sorta di "posto segreto".
In verità non era altro che una grande quercia nel cortile della scuola ma, a me andava bene.

Mentre cammino verso il mio albero sento dei singhiozzi provenire da lì ma, chi poteva essere a saltare la lezione ed andare proprio lì? Voglio dire.. ok io lo sto facendo ora ma, sono un caso apparte.
E poi.. io non avevo mai portato nessuno lì, apparte.. OH MIO DIO CERTO!

-Lucy!- Corro verso l'albero subito dopo aver capito e, purtroppo avevo ragione, purtroppo perché non volevo piangesse. Tant'è che a quella vista sentii il cuore rimpicciolirsi.
Lei si accorse della mia presenza e subito alzò lo sguardo asciugandosi le lacrime velocemente come nulla fosse, era una ragazza troppo orgogliosa per ammettere persino l'evidenza.

-Hei.. è tutto ok?- Le sussurro.
Lei si limita ad annuire ma era chiaro che qualcosa era successa.
La guardo meglio, aveva degli strani lividi, le giro il volto e le prendo le mani esaminandoli, lei non diceva una parola ma mi guardava, come a dire "fai piano".
-E questi?- Le dico io.

-Nulla, sono caduta.- Mente palesemente.

-La verità Lu.- Dico guardandola negli occhi penetradola con uno sguardo forte ed intenso.
Lei abbassa lo sguardo e dopo un po' mi sussurra un nome ma io non capisco bene.
-Come?- Le chiedo.
-Dylan, Dylan ed i suoi amici. Non è la prima volta, ma stavolta erano troppi- la mora scoppia in un forte pianto ed in me la rabbia si accende. -Non ce la faccio più Ale, non ce la faccio più.- Riprende lei gettandosi contro il mio petto mentre le mie braccia la accolgono per stringerla e farla sentire protetta.
Era troppo, non riuscivo a sopportarlo.
Fa tutto il carino con Emily e poi è un fottutissimo pezzo di merda. No.. questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La stringo più forte e le lascio un bacio sulla fronte.
-È tutto apposto. Tranquilla ok? Ci sono io, ci penso io.- Dico cercando di trasmetterle serenità dagli occhi, lei annuisce e le asciugo le lacrime.
In quel preciso istante suona la campana del pranzo, ora tocca a me.

-Devo andare, scusami ti prego.- Dico guardandola prima di darle un ultimo bacio in fronte e successivamente andare via quasi correndo.
Ero sicuro, l'avrei trovato prima o poi e, di fatti, non passa troppo tempo che eccolo lì.. mister scemo dell'anno, in un angolino della scuola a limonare con un'altra.
Stringo i pugni. Come.. come poteva?! Aveva Emily tutta per se, una delle ragazze più carine e dolci al mondo capace di rendere felice chiunque anche con un semplice sorriso e lui che fa? Bacia un'altra.
Ma non solo, per essere sicuro che il premio miglior coglione dell'anno vada a lui si è persino messo a picchiare le ragazze, a picchiare Lucy, la mia Lucy.
Ah si? Bene. Vuoi giocare? Giochiamo. Adesso si che il vero Alex esce fuori.

Mi dirigo infuriato verso di lui e lo afferro dalla giacca facendolo staccare dalla ragazza e mettendolo in piedi.
-Come cazzo ti sei permesso eh?!- Gli sputo quasi veleno addosso.

Lui ride -A fare?- In tono beffardo.

-A non rispettare due delle ragazze più importanti della mia vita. Una in particolare.- Gli urlo contro scaraventantandolo a terra.

Lui s'infuria vedendo la mia reazione, vedendo che c'era qualcuno a cui non andava bene ciò che faceva. Si alza e mi spintona.
-E presto le ragazze diventeranno tre.- Dice cercando di insultarmi provando ad intendere che anch'io ero una ragazza.
Mi fionda un pugno dritto sul naso e non riesco a schivarlo.
Riesco però a contraccambiare il colpo dandogli un pugno sullo stomaco.

In pochi minuti si era già formata una gran folla intorno a noi e, in coro chiedevano tutti una sola cosa: rissa.

Lui piegato sulle giocchia, io col naso sanguinante, pensare che eravamo ancora al primo colpo e già stavamo messi male.
La rabbia dentro entrambi era troppa però e lo scontro continua.
Lui prova un altro pugno, stavolta io scrivo e lo blocco in una presa, si libera dandomi una testata, io indietreggio tenendomi la testa.
Fa lo sbruffone e, questo non faceva altro che aumentare la mia rabbia.
Lo carico gettando un urlo e spingendolo finisce a terra, lo guardo, mi inginocchio con un braccio sulla gamba e lo minaccio.
-Sfiora ancora l'una o l'altra ed invece di mandarti all'ospedale ti finisce al Campo Santo.-

Alzo la testa e finalmente riesco a vedere Emily, appena i nostri sguardi s'incrociano scappa via, non aveva mai visto quel lato di me, evidentemente non le piaceva.
Aveva ragione, ma ho dovuto.

Mi alzo di scatto e la inseguo facendomi strada tra la folla -Emilyyy!- grido, ma era troppo lontana.

Nessun'altra è come lei Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora