Capitolo 1: C'è una donna stesa a terra

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Buck's Row era ancora avvolta nel buio, quel 31 agosto del 1888. Si cominciavano a sentire le prime voci ed il quartiere di Whitechapel stava riprendendo vita dopo l'ennesima notte di miseria e dissolutezza.

Faceva molto freddo, per la stagione, e l'unica luce della strada era il lampione che si stagliava in fondo alla via.

Charles Cross si scaldò le mani sfregandole con forza l'una nell'altra. Almeno non pioveva più, anche se la morsa del freddo non se ne andava.

Scaricava merci al mercato da una vita, eppure non riusciva ad abituarsi al gelo della notte. Erano le quattro meno venti ed era già stanco come se fosse sera. Vent'anni passati ad attraversare Buck's Row erano troppi anche per un uomo paziente come lui.

Strizzando gli occhi contro l'oscurità e contro il sonno, Charles metteva un piede davanti all'altro, controvoglia, con le spalle ancora distrutte dal giorno prima.

Il tragitto era ancora abbastanza lungo e la via era stretta, dandogli l'impressione di camminare nel collo di un imbuto. Distrattamente, si guardava attorno, sperando di non incontrare troppi ratti prima di arrivare a destinazione. Li detestava.

Ad un certo punto vide sul ciglio della strada, anzi, sul marciapiede opposto a quello su cui stava camminando lui, un fagotto. Sembravano stracci abbandonati e all'inizio si disse che non erano fatti suoi, se qualcuno si era disfatto di vestiti vecchi. Anche se era strano, visto che a Whitechapel i vestiti non si buttavano nemmeno quando erano logori e dai colori stinti.

Forse si trattava di un telone di quelli che usano i marinai, di quelli incerati, ma anche in quel caso... Non era un posto normale per trovarne uno, o almeno così sembrava a Charles.

Quando fu a meno di tre metri dalla cosa che giaceva in terra, ebbe un sussulto. Non erano vestiti, né un telone da marinaio. Era una donna.

Aveva la sottana sollevata e le gambe aperte. Charles pensò subito che fosse svenuta dopo una violenza, così si avvicinò ancora un po', per provare a farla rinvenire e convincerla ad andare in qualche posto sicuro, se ce n'era uno, per una donna, in quell'angolo di Londra.

 Per un fugace attimo, si sentì quasi orgoglioso di essere lì: magari col suo arrivo aveva fatto paura all'assalitore, che avrebbe continuato nei suoi intenti criminali e che invece si era visto costretto a scappare per non essere visto e riconosciuto.

Stava per allungare una mano verso di lei per provare a farla riprendere, quando vide arrivare Robert Paul, un altro scaricatore. Subito si sentì rincuorato: sarebbe stato meglio essere in due, al risveglio della donna.

"Vieni a vedere qui." disse, chiamando il suo conoscente con un cenno della mano: "C'è una donna stesa a terra."

Robert, sbuffando, allungò il passo e raggiunse Charles: "Che è successo?" chiese, quasi scocciato. Charles espose la sua teoria e l'altro si trovò d'accordo.

"Dai, aiutami a rimetterla in piedi, che siamo già in ritardo..." fece Charles, sbrigativo.

Robert provò a prendere le mani della donna, per provare a svegliarla e farla alzare da sola. Erano fredde. Gelate. Va bene, non faceva certo caldo, ma mani così algide non erano normali...

Charles fece comunque per tirarla su, ma Robert lo bloccò: "Aspetta un attimo..." le posò cautamente una mano sul petto.

Sembrava respirare ancora. Molto flebilmente, forse, ma l'aria entrava e usciva ancora da quei polmoni. Poi qualcosa lo raggelò come non gli era mai successo in vita sua. Guardando meglio, malgrado la luce pessima, si vedeva che la veste della donna era zuppa di sangue. Sulla sua gola, un taglio profondo e così sul suo ventre.

Prendimi quando puoi, signor LuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora