Capitolo 9: Esperto chirurgo o semplice pazzo?

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"Mi spiace che questo fantomatico Lipski non esista." disse Swanson: "Sarebbe stato bello sapere almeno il nome del complice."

Abberline alzò una spalla: "Potevamo immaginare che non fosse un nome, ma solo un insulto rivolto al nostro testimone."

 Swanson annuì: "Già... Un certo ebreo di nome Lipski avvelena una ragazza e il suo cognome diventa subito un insulto da usare contro tutti gli ebri d'Inghilterra..."

 Abberline non ne era sorpreso, anzi, quando l'aveva scoperto, si era chiesto come aveva fatto a non pensarci prima.

Swanson lasciò cadere l'argomento e si dedicò al giornale che si era portato appresso: "Sul Police Gazette ci sono gli identikit basati su quello che ha detto Smith e su quello che ha detto Schwartz." disse Swanson, quasi soddisfatto.

Abberline si grattò i baffi ingombranti e lasciò che il suo collega andasse avanti ancora per un po' a bearsi di quella cosa.

"Grazie a queste descrizioni – stava dicendo Swanson – di certo ora qualcuno parlerà! Ci sarà pur qualcuno che ha visto individui come questi da qualche parte..."

Secondo Abberline, l'ingenuità di Swanson a volte diventava disarmante. Un uomo come lui, con l'esperienza che aveva sulle spalle, riusciva ancora a nutrire qualche speranza nel genere umano, persino negli umani che abitavano Whitechapel.

Blackwell e Phillips, i due medici legali, si profilarono sulla porta qualche minuto dopo. Stavano litigando, a quanto sembrava. Blackwell aveva il volto scuro ed era chiuso in un sordo mutismo, mentre Phillips era bluastro, con gli occhi sgranati e i denti scoperti.

Quando videro i due poliziotti, comunque, si calmarono entrambi, pur ignorandosi a vicenda con una determinazione quasi ammirevole.

"Dunque, cosa potete dirci su Elizabeth Stride che non ci avete già detto?" chiese Abberline, mentre i due medici conducevano lui e Swanson in uno studiolo dove parlare più tranquillamente.

Phillips alzò le sopracciglia cespugliose e disse, con un tono di importanza molto significativo: "Io, che ho esaminato anche i corpi delle povere sventurate che andavano sotto il nome di Annie Chapman e Catherine Eddowes posso, grazie alla mia esperienza..."

 Blackwell sbuffò, insofferente.

Phillips strinse il morso e guardò dritto negli occhi Abberline, probabilmente per fingere meglio di non essersi accorto dell'insubordinazione dell'altro dottore: "Posso affermare, dicevo, che la mano dell'omicida è la stessa. E il collo è stato tagliato con un colpo netto, preciso, sicuramente da un mancino. Ed è stata la causa certa della morte. Una volta uccisa, è stata adagiata in terra."

Blackwell fece un secondo sbuffo.

Phillips contrasse i pugni e concluse: "Se il mio collega ha qualcosa di diverso da dire, lo può anche fare. Siamo qui apposta."

Blackwell, allora, fece mezzo passo avanti e disse: "Secondo me è stata spinta in terra, l'hanno attaccata alle spalle. Prima che le tagliassero la gola. Una volta in terra, probabilmente l'assalitore si è messo sopra di lei, visti i segni che abbiamo visto sul petto. Solo allora ha tagliato..."

Abberline guardò Swanson esasperato. Quelle conclusioni le avevano già scritte nei loro rapporti e comunque non cambiavano molto i fatti.

"Altre cose?" chiese Swanson, cercando di suonare amichevole.

 Sia Blackwell sia Phillips si guardarono un attimo, quasi perplessi. Si aspettavano, probabilmente, che i due poliziotti prendessero la parte dell'una o dell'altra teoria, non che restassero così impassibili.

Prendimi quando puoi, signor LuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora