Capitolo 2: Polly Nichols

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"Abbiamo scoperto l'identità della donna. Non è stato molto difficile. Siamo risaliti a lei grazie ad una targhetta che aveva sulla sottoveste." stava spiegando Spratling al medico legale: "E poi abbiamo fatto riconoscere il corpo ad una conoscente ad al marito, da cui era separata. Si chiamava Mary Ann Nichols, ma tutti la chiamavano Polly. Era una delle tante sventurate che vivono a Whitechapel."

Helson, l'altro ispettore, si massaggiò il mento ed ipotizzò: "E se fosse stato proprio il marito ad ucciderla? Ha detto che nell'arco del loro matrimonio si sono lasciati cinque o sei volte e, non per essere pedanti, ma una moglie che fa quello che faceva questa donna..."

Spartling scosse la testa: "Non sono d'accordo. Credo sia più credibile un collegamento con la Smith e la Tabram."

Il dottor Llewellyn stava guardando i due uomini in silenzio. Era seduto su uno sgabello e stava appoggiato ad uno dei tavoli che usava per le autopsie. L'odore nel locale era quasi insopportabile, ma l'uomo aveva insistito affinché i due ispettori andassero lì per vedere coi loro occhi quello che c'era da vedere.

"Non siete d'accordo?" chiese Helson, rivolto al medico.

 Questi alzò le spalle: "Siete voi che dovete indagare, per carità... Però..."

 "Oh, diamine, parlate!" scattò Spartling, buttando le braccia al cielo: "Sapete che dobbiamo chiudere il caso in fretta! L'opinione pubblica già ci è contro! Pensano che ci sia qualcuno che va in giro ad ammazzare le donne di strada mentre noi siamo qui a giocare! La tensione a Whitechapel è già alle stelle e l'ultima cosa che vogliamo è che scoppino dei tafferugli inutili e insensati!"

Il medico, allora, andò al corpo e sollevò il telo: "Il vostro agente, Neil, dice che quando l'ha trovata, il suo volto era rivolto ad est, la mano sinistra era attaccata al cancello vicino a cui è stata rinvenuta e accanto alla mano destra c'era il suo cappellino." mentre parlava, il dottore indicava le parti del corpo esangue che giaceva sul suo tavolo di lavoro: "Le sue sottane erano tirate su, in vita, più o meno a questa altezza ed erano zuppe di sangue. Era ancora tiepida, secondo l'agente Neil, e le ferite al collo che, badate bene, sono state due, talmente profonde da arrivare alla colonna, sanguinavano ancora quando sono arrivato io e secondo me è da lì che è arrivato il sangue che c'era in terra."

"Dicevate che secondo voi non l'hanno uccisa in Buck's Row, giusto?" domandò Helson, incrociando le braccia sul petto.

 "La vedo difficile, ispettore." affermò Llewellyn: "Inoltre, esaminandola, ho notato che i tagli all'addome – fece un ampio gesto indicando ciò che restava della pancia della donna – erano tanto profondi da esporre l'intero intestino. Chi ha fatto questo lavoro deve aver sparso molto più sangue di quello che abbiamo visto in Buck's Row, signori miei..."

Spartling si accigliò: "C'è segno di violenza, sul corpo?"

 "Difficile capirlo." fece il medico: "Ma si vede con precisione che al pube ci sono ferite. Queste, come le altre penso siano state inferte con una lama, che, se posso azzardarmi a dire, non era particolarmente affilata. Doveva essere una lama lunga, questo sì, ma solo moderatamente affilata." indicò con l'indice i fendenti ben visibili sul collo: "E suppongo che l'assassino sia mancino. Tutti i colpi vanno da sinistra a destra."

"E quei lividi?" domandò Helson, indicando il collo.

 Il dottore ondeggiò un momento la testa e poi disse: "Quelli e le abrasioni potrebbero essere dovute a un pugno, o a una mano che le ha stretto il collo. Difficile dirlo con precisione."

"Potrebbe essere stato un macellaio? Qualcuno che magari usa coltelli per lavoro?" domandò Spartling, distogliendo lo sguardo dal corpo straziato della donna.

Prendimi quando puoi, signor LuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora