Capitolo 3: Annie la Scura

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"Uno, due... tre..." stava contando Annie Chapman, frugando nel suo borsello.

"Ti ho già detto che ne servono otto, di penny, se vuoi dormire qui." disse inflessibile il custode.

"Fuori piove..." tentò lei: "Fa freddo... Non posso pagare in un altro modo? Solo per stanotte..." implorò, stringendosi nelle spalle per reprimere un brivido.

L'uomo non voleva farsi muovere a compassione. Sapeva come andavano quelle cose e lui di guai non ne voleva.

 Scrollò una mano e la scacciò con fare sbrigativo: "Fuori, fuori! Sai quanta gente trovo che me li dà, otto penny, per dormire qui?! Adesso vattene!" e così dicendo la spinse fin fuori dalla porta, chiudendo appena la donna fuori, sotto la pioggia battente.

Guardando con risentimento il dormitorio di Dorset Street, Annie represse le lacrime e si mise a pensare a come fare per mettersi al riparo almeno fino alle prime luci dell'alba.

A quarantasei anni, trovarsi per strada in una notte simile era una vera disgrazia. 

Come tutta la sua vita, dopotutto.

Aveva avuto un marito, tre figli, ma la morte della loro piccola Emily Ruth aveva rovinato tutto. La depressione aveva condotto sia lei sia il marito verso l'alcool e da lì non c'era più stato modo di tornare indietro.

Da ormai quattro anni, lei e il marito non stavano più insieme e da due lui non le pagava più la misera cifra che le permetteva di vivere. Appena erano finiti i soldi del marito, anche l'uomo che credeva l'avrebbe amata per sempre la lasciò e così rimase sola in quel mondo ostile che si chiamava Londra.

Annie Chapman, ormai, tirava avanti facendo qualche piccolo manufatto all'uncinetto, vendendo fiori e vendendo se stessa. Non era più giovane e quindi doveva accontentarsi di tirare su il prezzo solo con chi era così ubriaco da non vedere le intemperie degli anni sul suo volto. Solo che spesso non riusciva a mettere insieme quanto bastava per mangiare e trovare un riparo per dormire.

Quella era una delle notti che odiava.

Sotto la pioggia le strade di Whitechapel erano tutte uguali, un po' come quando erano invase dalla nebbia.

 Annie aveva un passo insicuro, perché nemmeno una settimana prima era stata coinvolta in uno scontro all'arma bianca con quella maledetta Eliza Cooper. Quella se l'era meritato qualche pugno. Aveva messo gli occhi su Edward, e questo Annie non lo poteva sopportare.

Accompagnata dai ricordi rancorosi dello scontro, la donna andava avanti a camminare, cercando di farsi avvicinare da tutti quelli che incontrava. Il problema era che con quel tempo molti se ne stavano al caldo e pochi giravano in cerca di compagnia.

Non incontrò nemmeno un poliziotto e la cosa la fece sorridere. Aveva sentito dire che la polizia stava facendo grossi sforzi per scoprire chi aveva ucciso Polly. Cretinate. Di agenti se ne vedevano meno di prima, in giro. Per gli affari forse era meglio, ma era certo più facile incorrere in brutte avventure, senza un minimo di sorveglianza...

Aveva fatto la spola per il quartiere per almeno tre o quattro ore ed ormai era fradicia, anche se tentava di camminare accostata al muro, per godere del misero riparo fornito dai tetti.

Era in Hanbury Street, quando le sembrò che finalmente la fortuna girasse lo sguardo verso di lei.

Aveva trovato un uomo sui quaranta, non molto affascinante, ma comunque disposto a scambiare due parole. Lei si impegnava a stuzzicarlo, covando la speranza di spillargli una discreta somma con cui, magari, pagarsi un alloggio per la notte seguente.

L'uomo sorrideva nervosamente ed era un po' trasandato, ma Annie non voleva andare per il sottile. Anche lei era trasandata, eccome se lo era. Anche se non le piaceva affatto l'orrendo cappello deerstalker – uno di quelli a doppia visiera di feltro – che il potenziale cliente indossava, riuscì a fare la sua proposta.

Prendimi quando puoi, signor LuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora