Capitolo 8: La polizia vaga sorda e cieca

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"Polly Nichols, morta a quarantatré anni nella notte tra il trenta e il trentuno agosto, ritrovata in Buck's Row. Annie Chapman, morta a quarantasette anni la notte tra il sette e l'otto settembre, ritrovata nel cortile di Hanbury Street. Elizabeth Stride, morta a quarantacinque anni non ancora compiuti la notte tra il ventinove e il trenta settembre, ritrovata nel cortile di Berner Street. Catherine Eddowes, morta a quarantasei anni la notte tra il ventinove e il trenta settembre, a Mitre Square." disse Abberline, con tono di voce di chi sgrana un rosario.

L'uomo era in piedi di fronte alle fotografie fatte alle donne quando erano state sottoposte all'autopsia.

"Tre Mitre Square e Berner Street ci sono sì e no dieci, massimo quindici minuti di strada, a piedi." continuò.

 Alle sue spalle, qualche agente lo ascoltava con attenzione, mentre Swanson leggeva un quotidiano. Aveva sentito l'ispettore capo ripetere quelle frasi così tante volte che ormai non ne poteva più.

"Prima vittima: doppio taglio alla gola, possibile strangolamento, così come tutte le altre. I tagli sono tipici di un mancino, ma se..." proseguiva Abberline, per conto suo.

"Scusate, ispettore capo..." fece un agente, alzando la mano.

Abberline si voltò lentamente, risvegliandosi dalle sue congetture: "Sì?" chiese, sistemandosi i pochi capelli che ricadevano sulla fronte. Malgrado la stempiatura, riusciva lo stesso a sembrare spettinato.

"Siamo sicuri che solo queste quattro siano vittime di Jack lo Squartatore?" domandò l'agente.

A queste parole, Swanson ripiegò il giornale e lanciò un occhiataccia al ragazzo che aveva parlato: "Non dobbiamo chiamarlo così. Almeno noi, accidenti."

Abberline gli fece segno con la mano di calmarsi e rispose all'agente: "Queste quattro hanno dei dettagli in comune che fanno fortemente sospettare una mano unica per tutti gli omicidi. Le altre donne uccise prima e in questi giorni, sembrano essere state uccise in modo molto diverso."

L'agente sospirò e riappoggiò la schiena alla sedia, sconfitto. Swanson riaprì il giornale e si immerse di nuovo nella lettura.

Abberline diede un ultimo sguardo malinconico ai volti esangui delle vittime e alle cicatrici orribili lasciate dall'autopsia. Per richiuderle avevano usato dei fili molto spessi, nemmeno fossero state degli animali. Era una cosa indecente.

Ormai la sua concentrazione era sparita, così congedò tutti e rimase solo con Swanson, che, finalmente, lasciò perdere la lettura.

Quando appoggiò il giornale sulla scrivania, Abberline notò subito la vignetta satirica in cui un poliziotto vagava con una benda sugli occhi e le braccia protese in avanti in mezzo a della gente che si prendeva gioco di lui. Era così che adesso la città li vedeva: individui ciechi e sordi che davano la caccia a qualcuno che invece ci vedeva e ci sentiva benissimo.

Era sufficiente per sentirsi a terra. Se mancava la fiducia in questo modo, potevano scordarsi un minimo di collaborazione da parte della gente di Whitechapel. Se c'erano dei testimoni diretti degli omicidi, infatti, non si facevano sentire, e tutti gli altri, quelli che avrebbero potuto in qualche modo dare un aiuto alle indagini, non facevano altro che prendere di mira questo o quel poveraccio.

Non c'era giorno, anzi, non c'era ora senza che scoppiasse una rissa o venisse incolpato qualcuno, di solito qualche straniero o qualche ebreo.

"Ancora nessuna notizia di Anderson?" chiese Abberline, sedendosi davanti a Swanson e accendendosi una sigaretta.

 Il corpulento collega alzò le folte sopracciglia: "Oh, per sentirsi, si è sentito."

 "E che ha detto?"

Prendimi quando puoi, signor LuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora