capitolo 20

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Rimasi con la profezia tra le mani. La guardavo e capivo sempre di più il mio destino. Sapevo di non poterlo cambiare, ma ci sperai fino in fondo. L'unica cosa che non capivo era l'ultima parte della poesia sulla mia vita, cosa centrava Draco? Per quante domande potessi pormi sapevo che la risposta non mi sarebbe stata data, sapevo che con il tempo tutti i miei dubbi sarebbero stati cancellati. Mi tenni allo scaffale per non cadere, cercavo di non far trasparire alcun dolore, cercavo di non far vedere che ero turbata.

-eccola Harry- urlò Hermione. Il suo dito indicava una piccola coppa posta sullo scaffale più alto della stanza, era vicina ad altre coppe, ma quella sembrava brillare di luce propria. La guardai e un irrefrenabile senzo di nausea mi assalì, come se l'anima di mio padre in dell'oggetto fosse in contatto con la mia. Non ci misi molto a ragionare e ad arrivare a una conclusione, dovevo morire perché anche io ero un Orcruxs, mio nonno si sbagliava sin dall'inizio. Dopo ne parlerò con Hermione, lei probabilmente saprà darmi una spiegazione plausibile a tutti i miei dubbi, anche se aveva la mente ristretta ai libri di scuola.

Guardai Harry provare a prenderla con un incantesimo di appello, ma come ben sapevamo la coppa non si mosse di un millimetro. Il mio amico cominciò a scavalcare gli oggetti che, cadendo a terra si moltiplicavano, ma l'unica differenza era che le copie erano bollenti, ustionanti.

Non sentii quello che disse Hermione, sapevo che quell incantesimo era potente, ma ora mi preoccupavo più di evitare le cose bollenti. Più mi facevo indietro, più le cose che sfioravo cadevano al pavimento moltiplicandosi a dismisura. Altro che Gesù.

-state fermi- disse Hermione rimanendo immobile in quel lago di iro bollente. Guardai i visi dei miei amici e quello di Draco che ormai era semi sepolto tra il cumulo di oro, infine spostai lo sguardo su Harry. Era quasi arrivato alla coppa e faticava a muoversi creando altre coppie che ricadevano su di noi

Cercai di non pensare al dolore che quel mare di oro mi procurava, sapevo che oramai i miei vestiti erano per metà lacerati, la mia pelle ustionata e probabilmente ora avevo alcune pustole e bolle d'acqua. Speriamo che Hermione avesse la cura

-presa- esultò Harry trionfante con la coppa in mano, l'unico oggetto che non si moltiplicava in quella stanza, e ora era l'unico oggetto che più amavo in quella maledetta camera.

-Unci Unci, facci uscire- pregai il folletto vhe ora era sotto l'oro. Sperai con tutta me stessa che ci riuscisse o saremmo tutti morti li dentro.

Dopo un paio di secondi la porta si aprì rovesciando fuori tutti i suoi tesori bollenti, noi conpresi. Respirai affondo e l'aria fresca sulla mia pelle ora mi sembrava arietta semi calda. Dolorante mi alzai da terra e aiutai i miei amici a fare lo stesso, in lontanaza vedevo Unci Unci che si allontanava con la spada

-dove vai?- chiesi arrabbiata guardando quel folletto di cui ci eravamo fidati

-avevani fatto un patto signorina, io vi aiutavo ad entrare in cambio della spada. Ma non abbiamo mai detto che dovevo aiutarvi ad uscire- ghigno e cominciò ad urlare -ladri, ci sono dei ladri-

-feccia di questa società- fermai Draco prima che potesse ucciderlo. Anche se sapevo che se lo meritava.

-ora dobbiamo scappare, e ricorda, ognuno ha ciò che si merita- gli sorrisi prima che le voci di cento e più folletti urlanti non si fecero sentire dalla fine del corridoio

-e ora?- chiese Hermione. La guardai ovvia

-ora corriamo- risposi prendendo per mano Draco e incominciai a correre verso la sala luminosa di prima. Prima che potessimo varcare la sala un incantesimo potente mi fu scagliato addosso con la forza di un troll, ma per fortuna lo evitai anche se con non poche difficoltà

Il nostro amore sopravviverà?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora