capitolo 25

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Mi alzai in piedi di scatto, la bacchetta puntata davanti a me. Mi guardai intorno non trovando nulla... eppure quella voce l'avevo sentita, ed era anche familiare.

Con un po' di coraggio camminai verso il centro del bosco, dove non c'erano alberi e cespugli, solo erba alta fino alle caviglie.

È un sogno? Un viaggio nel tempo? Eppure se fosse stato un viaggio nel tempo nessuno si sarebbe accorto di me. O almeno così penso.

Camminai per un po' di tempo, ma della donna a cui apparteneva la voce nessuna traccia.

Un fruscio mi fece scattare verso il lato sinistro, puntai la bacchetta verso la parte dell'erba più alta. Con cautela mi avvicinai, curiosa e dubbiosa.

-chi è la?- chiesi a due metri di distanza. Abbassai la bacchetta quando un coniglio bianco spuntò. Con meraviglia lo guardai e con gioia mi accorsi che lui ricambiava il mio sguardo

-bello vero?- chiese una voce dietro di me. Ricollegai subito la voce a una figura a me familiare, quindi non mi girai e continuai a guardare il coniglio

-si- sussurrai per paura di spaventarlo. Poi mi girai, mia madre era in piedi, un sorriso la faceva ancora più bella. Dietro di lei la luce rifletteva la sua figura vestita di nero e bianco, i capelli le ricadevano leggeri dietro le spalle.

Quando allargò le braccia mi ci buttai subito -sto sognando?- chiesi con le lacrime agli occhi. Non volevo che quel momento finisse, non volevo lasciare mia madre di nuovo.

Sentii il suo sorriso farsi più largo, per quanto possibile. Mi toccò i capelli con delicatezza

-no piccola mia. Non stai sognando, questa è la realtà- rispose mia madre abbassandosi alla mia altezza e poggiando le mani sulle mie spalle

La guardai un po' insospettita -non può essere la realtà- ragionai -tu sei... morta- sussurrai poi abbassando lo sguardo

-ci sono tante cose che voglio spiegarti, e troppo poco tempo- sospirò lasciando cadere le mani dalle mie spalle. Incominciò a incamminarsi facendomi segno di seguirla.

Non sapendo dove mi trovassi, impaurita e timorosa, la seguii senza pensarci due volte. Guardai la sua figura leggadra camminare per il bosco, la sua schiena dritta e i capelli che le volavano dietro le spalle. Nulla a che vedere con la mia grazia, cioè quella di un elefante africano in calore.

-dove andiamo?- chiesi dopo quella che sembrò un'eternità. Lei continuò a camminare senza rispondermi. Potevo fidarmi di lei?

L'istinto mi diceva che si, potevo fidarmi, ma la mente non era d'accordo. Ignorai l'idea che fosse qualcuno o qualcosa che aveva preso la pozione polisucco.

Si.. insomma... come potevano prelevare i capelli di mia madre?

Mia madre si fermò davanti a una graziosa casa, le pareti erano un po' rosa,  e le finestre erano ampie

-entriamo- disse porgendomi la mano sorridendo. Con un gesto involontario presi la sua mano, come se lo avessi sempre fatto, come se fosse una cosa abituale

Entrammo nella casetta. Dentro era tutto.... bianco. Dalle pareti al pavimento

-sicura che non siamo in paradiso?- chiesi socchiudendo gli occhi per la troppa luce

-no piccola mia- sorrise mia madre -siamo molto lontano dalla civiltà, solo questo- sospirò poi andandosi a sedere su una poltrona

La seguii un po' impacciata, era la prima volta che la vedevo dal... vivo.

-aspetta- cercai di fare due più due -tu non sei morta- esclamai con le lacrime agli occhi.

-siediti- mia madre indicò la poltrona davanti a lei

Il nostro amore sopravviverà?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora