[revisionato]
Uscii dal caseggiato dove si trovava la mensa e mi guardai intorno: avevo bisogno di un posto che non mi ricordasse dov'ero e nel quale poter stare da sola per cinque minuti per cercare di rimettere qualche punto fermo nella mia vita, visto che negli ultimi giorni ogni cosa che mi capitava ne faceva saltare uno.
"Sto impazzendo. Non posso avere queste reazioni al solo sentire cos'ha fatto lui dopo che me ne sono andata!" esclamai a mezza voce mentre mi dirigevo a passo di marcia verso un boschetto di sempreverdi particolarmente invitante. "E poi cos'è tutta questa condiscendenza nei confronti di quelle quattro ragazze... Se continuo così, andrà a finire che inizierò a girare anch'io con magliette dei Metallica e a smettere di andare dal parrucchiere! È fuori discussione. Passi cercare di essere più gentile con il resto di questi babbei... no, con tutti no, è impossibile... Ma arrivare a indossare spazzatura, quello mai!"
Appoggiai le mani al tronco di un albero un po' nascosto a chi fosse eventualmente passato di lì e abbassai la testa facendo profondi respiri. Dovevo riuscire a recuperare di nuovo una parvenza di equilibrio, mi sembrava di stare navigando alla cieca ed era una sensazione troppo destabilizzante.
"Anna!"
Sobbalzai, il cuore in gola che pompava a velocità forsennata. Mi girai di scatto, pronta ad affrontare la disgraziata che mi aveva quasi fatto venire un infarto e mi trovai di fronte Sandra e Cindy che mi scrutavano con aria preoccupata.
Studiai le loro espressioni e mi resi conto in quel momento che, sebbene non avessi sentito le loro voci fra quelle che mi avevano tagliato i panni addosso alla festa, non riuscivo a guardarle come facevo prima: la fiducia se ne era andata e il dubbio che la preoccupazione fosse solo apparente me le faceva vedere sotto un'altra luce. La mia vocina stava insinuando che fossero venute a controllare se fossi entrata in crisi dopo aver visto Stefan con una ragazza diversa da me, come non ascoltarla?
"Mi avete fatto prendere un colpo, accidenti a voi!" esclamai portandomi una mano sotto alla gola, dove sentivo il cuore pulsare come se volesse rompere la gabbia toracica e uscire.
"Scusaci. Ci siamo preoccupate nel vederti uscire così di corsa", rispose Sandra studiando attentamente il mio viso. Sembrava sincera. Le avrei concesso il beneficio del dubbio, quanto meno.
"E così siamo venute a cercarti per capire se stessi bene", terminò Cindy. Lei no, tutto sembrava fuorché sincera. Decisi di verificare.
"Siete state gentili, ma sto bene, grazie", replicai con un gran sorriso e passai una mano sui capelli nel solito gesto che facevo per verificare che fossero a posto, poi terminai "Devo digerire alcune questioni discusse a casa con i miei, tutto qua. Cosa potrei avere mai da mandarmi in crisi?"
L'espressione prima delusa e poi dubbiosa di Cindy alle mie parole fu fantastica. Era chiaro che si era fatta chissà che film su me che languivo per Stefan e sentirsi ora dire che la mia fuga era dovuto a tutt'altro era stato come dire a un bambino che non avrebbe mangiato il gelato promesso. "Ma io... noi... pensavamo che..." Era così spiazzata che non riusciva neppure a esprimere ad alta voce il suo pensiero. Vedere il suo viso rosso come un peperone mi rendeva difficile non riderle in faccia.
"Cosa?" chiesi con aria ingenua, non distogliendo lo sguardo neppure per un attimo.
"Be', che in realtà tu... fa lo stesso, dai" disse Sandra arrossendo vivacemente come la sua socia, chiaramente sulle spine. "Torniamo dentro?"
Il mio sorriso fu impossibile da reprimere. Come tenermi dentro quello che mi frullava in testa. Mi rivolsi a lei.
"Aspetta un attimo. Non dirmi che hai, che avete, pensato che questo mio atteggiamento fosse dovuto a Stefan!" Le guardai negli occhi e scoppiai a ridere. Entrambe strabuzzarono gli occhi e io risi ancora più forte "Sì! Avete pensato questo, guarda che facce che avete!" Non riuscivo più a smettere di ridere, avevo addirittura le lacrime agli occhi.
Le due ragazze di fronte a me si guardarono per un attimo.
"Avete perso la lingua?" Le provocai. Nessuna delle due si mosse, sembrava che si fossero trasformate in statue di sale. Così terminai al posto loro. "A quanto pare sì. Vi aiuto io. No, Sandra, di te e Stefan non me ne frega un accidente. Anzi, se proprio lo vuoi sapere, se non gli avessi dato il benservito qualche giorno fa tu ora non gongoleresti per essere riuscita, almeno per il momento, ad accalappiarlo. Sarebbe ancora tutto come prima: tu da sola a languire per lui e lui con me, a trascorrere ore molto piacevoli." In realtà non sarebbe stata mia intenzione rivelare a Sandra ciò che era successo fra me e Stefan, avendo io deciso di lasciarle credere che l'avvicinamento del "capitano" Taylor fosse stato spontaneo. Pazienza, se ne sarebbe fatta una ragione
Osservai soddisfatta la reazione di entrambe alle mie parole. Si guardavano l'un l'altra smarrite, questa notizia non se l'aspettavano. Meglio.
"Se non avete altro da dirmi o chiedermi, io andrei. Ho appuntamento con Travis e devo andare a darmi una sistemata" conclusi senza smettere di sorridere. Misi a posto una ciocca che mi sembrava fuori posto, poi le superai alzando una mano in segno di saluto e mi allontanai.
Probabilmente, se fossi ripassata dopo mezz'ora le avrei trovate nella stessa posizione in cui le avevo lasciate. Sorrisi. Le cose stavano tornando a posto.
Mentre camminavo velocemente sotto gli alberi, mi resi conto che da almeno tre giorni non mi allenavo e che, invece, mi avrebbe fatto bene per sfogarmi. Senza pensarci due volte mi diressi verso la Cheers Hall per cambiarmi. L'orario era buono: essendo tutti a lezione, avrei potuto avere la palestra per me. Puntuale come le tasse, la mia vocina mi rammentò che avrei dovuto anch'io essere a lezione ma non le diedi retta. Ero sempre presente, di solito; se anche avessi saltato un pomeriggio, non sarebbe stato un problema recuperare le materie trattate.
Arrivata alla Residenza volai in camera a cambiarmi e, pochi minuti dopo, ridiscesi le scale, pronta per un paio d'ore di allenamento prima dell'arrivo di Travis.
Come sempre ero elettrizzata: quello era l'unico momento in cui riuscivo a dimenticare tutto e ad annullarmi nella musica e nei passi da provare fino allo sfinimento. Non esisteva più niente, solo io e la musica. Mi bastava udire le prime note di una delle nostre basi e iniziare a muovermi perché tutto intorno a me sparisse e la mia mente cancellasse qualsiasi cosa diversa da coreografie, passi, sequenze di ballo.
Anche quel pomeriggio l'incanto si ripeté. Nella palestra vuota le note continuavano a risuonare mentre io eseguivo ogni pezzo più e più volte fino a che non mi sembrava che fosse arrivato a un livello di precisione tale da rasentare la perfezione. Ogni tanto mi fermavo a scrivere appunti in un quaderno che portavo sempre con me e nel quale annotavo idee per nuove coreografie o modifiche di cui parlare alle ragazze. Nei giorni precedenti avevo saltato alcuni allenamenti e bisognava recuperare il tempo perduto, la gara si stava avvicinando.
Dopo circa un paio d'ore riemersi dal mio stato semi-ipnotico perché il lettore cd smise di funzionare. Guardai l'orologio e mi resi conto di essere quasi in ritardo, dopo poco avrei dovuto vedere Travis e avevo appena il tempo di tornare al volo alla Residenza e farmi una doccia.
Presi una salvietta e la passai dietro al collo per detergere un po' il sudore, muovendo contemporaneamente la testa con gli occhi chiusi. Mi sentivo stanca, ma finalmente la nebbia che mi aveva ottenebrato il cervello sembrava essersi diradata. Ero io di nuovo.
Raccolsi le mie cose e mi incamminai verso l'uscita. Un movimento sugli spalti mi fece alzare lo sguardo, così vidi Matthew di spalle che stava andando via senza accorgersi che lo avevo visto. Era in tuta. Forse era venuto anche lui ad allenarsi, mi aveva vista e si era fermato. Da quanto era lì? Cosa pensava di ciò che aveva visto?
Mi sentii esposta e vulnerabile. Quegli allenamenti in solitaria erano privatissimi, non amavo che altri mi vedessero, mi lasciavo andare troppo per volere pubblico. Ora ciò era successo con la persona che più mi mandava in crisi fra tutte quelle che conoscevo.
Tutto il beneficio dell'allenamento era svanito. Ripresi a camminare stancamente verso gli spogliatoi. Era tutto da rifare, chissà che Travis riuscisse dove io avevo fallito.
STAI LEGGENDO
Cheerleader
Genç Kız Edebiyatı[COMPLETA - IN REVISIONE] Anna Walker. Ricca. Bella. Snob. Stronza. Capo indiscusso delle cheerleader e ragazza più popolare del Dartmouth College. Tutti gli universitari sono ai suoi piedi. Fino a quando la sua strada si incrocia con quella di quat...