Capitolo 9.

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Ogni essere umano cerca di colmare le proprie mancanze utilizzando fantasie, cercano in tutti i modi di creare nella loro mente ricordi felici anche se falsi e illusori. Da bambina spesso immaginavo di avere una vita felice, una vita normale. Quando avevo 8 anni io e mia madre vivevamo in un piccolo garage a Brooklyn. Spesso immaginavo di essere una principessa imprigionata e che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a salvarmi, non è successo. Ho cercato in tutti i modi di creare giornate meravigliose, anche se non lo erano. Ogni sera mia madre tornava da lavoro ubriaca, a volte era strafatta, altre volte ancora portava uomini. Mi faceva chiudere in stanza, si dimenticava di me, vi erano giorni interi in cui non mangiavo. A volte mi urlava contro,altre mi gettava oggetti. Io immaginavo qualcosa di bello, volevo colmare quel vuoto che avevo, che mi assorbiva ogni giorno lentamente, alla fine ho ceduto, mi sono fatta risucchiare dal nulla e sono diventata un guscio vuoto.
Sono cosi immersa nei miei pensieri che il barista deve schioccarmi le dita avanti il viso un paio di volte, riprendo il contatto con la realtà e faccio un debole sorriso, prendo il bicchiere di alcool che mi sta porgendo e lo porto alle labbra. Mi sono dovuta allontanare, non riuscivo a guardarlo, avevo bisogno di bere. Mentre mi avvio fuori sento un urlo, riconosco la voce di Aly e senza rendermene conto sto correndo fuori. La scena che mi si para avanti agli occhi è agghiacciante. Dan è sopra Lucas, gli sferra un paio di pugni in viso e poi lo strattona, Lucas reagisce, rotola con Dan e si posiziona sopra di lui, lo riempie di pugni e io urlo, nessuno si accorge di me, nessuno li ferma, sono paralizzata, il mio cervello non riesce a mandare segnali al mio corpo, nella mia mente si ripete una sola parola, perché?
Dan è di nuovo sopra Lucas, urla, ha gli occhi infuocati, non l ho mai visto così arrabbiato. Tremo. Ho paura.
" lasciala in pace" gli urla strattonandolo per il colletto della maglia. Resto immobile mentre fisso il mio migliore amico che si alza, si pulisce  il viso sporco di sangue, ha il labbro spaccato. Lucas rotola su un fianco e si mette a sedere, si porta una mano alla testa, è messo male. Il suo sguardo si posa su di me e sussulta, in quel momento Dan si volta, si irrigidisce quando mi vede, in quel preciso momento capisco che è colpa mia, parlava di me. Faccio qualche passo indietro, mi volto e inizio a correre. Mi faccio spazio tra la folla, devo andare via.  Corro per non so quanto, ho il fiatone e mi fanno malissimo i piedi, tolgo le scarpe e inizio a camminare scalza, i piedi fanno meno male ma il contatto con l'asfalto freddo non é comunque di conforto. Devo stare sola, ne ho bisogno.
Non so come mi ritrovo in riva al mare, ho i piedi immersi nel acqua calda, la sensazione è piacevole, il dolore che ho provato fino a poco fa scompare del tutto. Mi siedo sulla sabbia umida e fisso il mare, la luna è una sfera gigantesca che sembra posarsi sul acqua, il suo riflesso è meraviglioso. Il rumore delle piccole onde mi culla tranquillizzandomi. Mi sento meglio. Il cellulare continua a vibrare nella tasca del cappotto ma lo ignoro. Ho bisogno di tempo, per me stessa. Per metabolizzare il tutto. L'ombra accanto a me mi fa sobbalzare. Sebastian. Mi guarda per un paio di secondi, sta pensando cosa fare, credo stia cercando le parole giuste, probabilmente non mi ha mai vista così fragile. Improvvisamente si siede accanto a me e restiamo in silenzio per dei minuti anche se a me sembrano secoli. Mi volto e noto che mi sta fissando, i nostri occhi si incastrano, mi perdo in quel ghiaccio che emana uno strano calore, come possono quegli occhi così glaciali essere caldi e rassicuranti, improvvisamente si muove e mi ritrovo stretta a lui, mi rendo conto che sto tremando, mi stringe ancora più forte e appoggio la testa sul suo petto, inspiro il suo odore e mi lascio cullare dalle sue braccia forti. Mi aggrappo a lui come se fosse la mia unica salvezza. Mi lascio andare. Inizio a piangere. Verso tutte le lacrime che ho trattenuto negli anni, lacrime per mio padre che mi aveva abbandonata, per mia madre che mi aveva dato una vita di merda, per Lucas ,per Dan, infine piango per me stessa per la persona che sono, per il vuoto che sento, Sebastian mi stringe ancora di più a se e mi accarezza la schiena cullandomi, sospiro e soffoco un singhiozzo, mi manca l'aria, "shhh va tutto bene" sussurra al mio orecchio. Mi stacco di poco da lui e i nostri occhi si incontrano, sembra deluso e triste, non ha la minima idea di cosa fare, lo leggo nel suo sguardo, probabilmente nessuna ragazza gli ha pianto addosso, né gli ha mai sporcato la maglia di mascara e lacrime, sussulto , probabilmente sembrerò un mostro,cerco in modo molto maldestro di coprirmi il viso, ma lui non me lo permette, afferra il mio volto tra le mani e delicatamente mi asciuga le lacrime che vengono fuori piano,mi fissa facendomi il sorriso più dolce del mondo e mi posa un leggero bacio sulla fronte, resto a bocca aperta, non deve aver mai fatto nulla del genere, sembra impacciato mentre lo fa. Le lacrime finisco dopo un po e mi sento meglio, come se avessi cacciato fuori una parte del mio dolore, ritorno a sentirmi vuota, senza sentimenti, i nostri sguardi si rincontrano e vedo nei suoi occhi il riflesso dei miei, sono freddi e impenetrabili, eccomi la solita lily che non prova alcuna emozione. Lui mi fissa e sembra essere spaventato, serra le labbra e mi accarezza il viso,qualcosa dentro di me scatta, una strana vibrazione, il mio corpo rabbrividisce e sento la pelle d'oca, uno strano calore mi pervade e mi sento andare a fuoco, lui torna a sorridere. " adoro l'effetto che ti fa il mio tocco" ridacchia soddisfatto. Gli tiro un pugno sul braccio, ma non lo sposto di un centimetro, mi faccio solo male la mano, lui ride, mi afferra i polsi stringendo le mie dita fra le sue, le strofina un po' per poi posarvi su un casto bacio, come per curare la ferita di una bambina.Alzo lo sguardo e ancora una volta mi perdo nel ghiaccio, dovrei sentire freddo eppure mi sento un fuoco dentro che non so descrivere, non ho mai provato nulla del genere, i suoi occhi così penetranti mi calmano, restiamo così per minuti e non abbiamo bisogno di parole, i nostri sguardi  parlano da soli. Poi tutto avviene velocemente, in un secondo mi ritrovo a nuotare nel oceano, Sebastian mi ci ha lanciata e io non me ne sono resa conto finché il contatto con l'acqua non mi ha risvegliata dalla mia trance, tiro fuori la testa da quel mondo sommerso  e gli lanciò un occhiata di fuoco. "Perché diavolo lo hai fatto?" Urlo senza fiato, lui ride e io nuoto fino alla riva, lo schizzo e lui mi fulmina con lo sguardo, rido come una bimba ed esco completamente dal acqua, gli corro incontro e lui non ha il tempo di muoversi, mi aggrappo alla sua schiena e lui rabbrividisce, non so se perché l'ho bagnato o per il contatto dei nostri corpi, aderiscono perfettamente l'un l'altro. Sbuffa e mi sistema per bene sulle sue spalle, poi corre in acqua, mi ci fa cadere ancora ma questa volta lo trascino con me. Ci schizziamo e ridiamo spensierati, i nostri occhi si cercano in continuazione, anche a lui deve essere successo qualcosa, ma ha pensato a me, sono felice che non ci stia pensando più, sono felice che stia ridendo grazie a me. Sono felice. Sono davvero felice? Non lo so, ma non provo nessun dolore, solo una sensazione di piacere.
Sebastian mi tira un asciugamano e ride, è l'alba e siamo a casa sua, ci stiamo asciugando e ora siamo seduti per terra nella sua stanza a ridere come pazzi, mi finisco di asciugare e lui mi porge una sua maglietta, mi avvio verso il bagno e chiudo la porta. Mi guardo allo specchio e mi sciacquo la faccia, tolgo il trucco in eccesso e infilo la sua maglia, ritorno da lui e lo trovo con addosso solo i pantaloni, lo fisso per dei lunghi secondi, il suo corpo è ancora più perfetto di quanto immaginavo, i tatuaggi lo coprono quasi totalmente, vorrei toccarli, tracciare il contorno di ognuno di essi con le dita ma freno questo mio stupido pensiero e smetto di fissarlo, lui resta in silenzio e si siede sul letto. Mi concentro sulla stanza è grande, ma spoglia, vi è un armadio attaccato alla parete e un grande letto al centro della stanza. "Ehi" la sua voce mi riporta alla realtà, mi guarda negli occhi " dormiamo ho sonno" afferma, poi senza aspettare la mia risposta si infila nel letto e spegne la luce, resto immobile, avevo dimenticato i miei incubi e il mio terrore del dormire con i ragazzi, ho paura anche se non ne capisco il motivo, " Lil vieni qui" biascica assonnato, con tutta la mia forza di volontà cammino lentamente verso il letto, alzo le coperte e mi ci infilo, mi metto sul bordo del letto,il contatto con le lenzuola fredde mi fa rabbrividire, il suo braccio mi afferra facendomi girare e in due secondi mi ritrovo stretta a lui, i suoi occhi brillano nella notte, accenna un sorriso e mi bacia il naso, sussulto e mi stringe a lui, mi accarezza la schiena cullandomi, metto la testa sul suo petto e chiudo gli occhi. Questa volta l'unica cosa che sogno sono due occhi color ghiaccio, quelli della persona che mi ha vista in un momento fragile e mi è stata accanto, gli stessi occhi di colui che mi sta stringendo forte. E penso che per la prima volta riuscirò a dormire serenamente senza incubi e lo devo a lui.

*spazio autrice*
Scusatemi tutte, ho avuto molto da fare e tanti, forse troppi pensieri per la testa. Ringrazio tutte voi che leggete la mia storia e mi spronate a continuare. Grazie a tutte davvero.

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