Capitolo 8.

131 19 15
                                    

Non so per quanto tempo resto lì, ferma, stringo le gambe al petto, mi sento spezzata,vuota, inutile, fragile tutte emozioni che non vorrei provare,non piango, probabilmente non ho più lacrime, le ho sprecate tutte per mio padre. Già mio padre, devo trovarlo e scoprire la verità. Fisso l'ora, sono le due passate, sento dei rumori provenire dal piano di sotto, probabilmente sono tutti in cucina,non li ho neanche sentiti rientrare, sospiro e mi alzo. Faccio una veloce doccia, infilo un paio di jeans chiari, leggermente strappati sulle ginocchia e un top rosa pallido, metto le convers bianche, pettino i capelli e li lascio sciolti, metto un po di mascara e un rossetto color carne, prendo il mio zaino e un lungo cardigan nero e mi dirigo fuori. Molto velocemente esco dalla casa ignorando lo sguardo di fuoco di mia madre, entro in macchina e prendo il pezzo di carta che ho distrattamente infilato nella tasca prima di uscire, vi è annotato l'indirizzo di dove vive mio padre e di dove lavora, internet a volte ha i suoi benefici, accendo l'auto e parto. Eseguo movimenti meccanici, tento di mantenere la mente lucida e non pensarci, so già che se cominciassi a pensare sprofonderei e non riuscirei a rialzarmi, ora non posso proprio cadere, ho bisogno di tutte le mie energie per fare ciò che sto per fare.Non andrò  a casa sua, ho troppa paura, paura di scoprire qualcosa che mi farà  a pezzi, così inserisco nel navigatore l'indirizzo di dove lavora e seguo le indicazioni. Guido per più di mezz'ora, quando mi fermo vedo il grande edificio, è lì che lavora, provo un leggero senso di nausea, se lavora in un posto come quello deve essere ricco, perché non mi ha portato con lui? Perché non mi vuole ? Perché ha rinunciato così a me e poi non è tornato? Resto lì in macchina per qualche ora, continuo a tormentarmi mentalmente su mio padre, almeno sto pensando a lui e non a qualcun altro, senza un vero e proprio motivo alzo lo sguardo e lo vedo uscire dalla porta del grande edifico, mi limito ad osservarlo, osservò ogni suo movimento, con grande attenzione, si passa la mano fra i capelli e mi sembra di riconoscere quel gesto familiare, ha un sorriso stanco sul volto e nel complesso quel uomo mi fa tenerezza,Jhonathan Galler, mio padre, é a pochi metri da me, potrei scendere, avvicinarmi a lui, parlargli ma non lo faro,resto lì immobile a guardare l'uomo dei miei sogni, quello che mi ha abbandonata spezzandomi il cuore per la prima volta. Scendo dalla macchina piena di rabbia, non l'avrebbe passata liscia, faccio qualche passo e lui si gira nella mia direzione, i nostri occhi si incontrano, merda. Si limita a fissarmi per un secondo e poi distoglie lo sguardo. Che diavolo mi ero aspettata? Che mi riconoscesse? Non ero più la bambina che aveva lasciato, ero totalmente diversa, per un attimo mi sento morire, ho sempre pensato che quando mi avesse vista mi avrebbe riconosciuta, un padre dovrebbe riconoscere la propria figlia no? Dovrebbe sentirlo dentro.
"Che fai lì impalata pulce?" Cazzo. Lui non ci voleva proprio. Lo riconosco dalla voce ma anche da quello stupido nomignolo che mi ha affibbiato. Quando mi volto noto che è a pochi centimetri da me, odora di fumo e di cioccolato, i suoi occhi ghiaccio mi penetrarono, paralizzandomi per qualche secondo. " che c'è il cane ti ha morso la lingua?" Chiede ridendo, io mi limito a cacciare la lingua e lui sorride divertito, si passa una mano tra i capelli biondo platino e continua a fissarmi, alza confuso un sopracciglio e capisco che si aspetta che parli,cerco di sembrare tranquilla e fredda come al solito. " non sono affari tuoi e smettila di chiamarmi pulce" la mia voce non esce come spero, ma va comunque bene, non vi sono tracce di acidità ma è comunque fredda e distaccata. Lui mi fissa ridendo "non conosco il tuo nome e poi pulce è carino" si limita a dirmi, poi prende il pacchetto di marlboro e si porta una sigaretta alle labbra, mi fissa facendo un ghigno e la accende poi mi porge il pacchetto. Prendo la sigaretta e lui la accende per me, alzo lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono ancora, distolgo lo sguardo immediatamente e faccio il primo tiro, caccio il fumo e lo fissò freddamente, devo avere io il comando non lui. "Sebastian" dice facendo un tiro dalla sigaretta, io lo fisso mentre caccia fuori il fumo, i suoi occhi mi fissano e mi fanno quasi paura, il suo sguardo freddo mi fa rabbrividire, fa un ghigno divertito e mi guarda. Sebastian. Dovevo capirlo, uno come lui può avere solo un nome del genere. "Lily" sussurro facendo un ultimo tiro e buttando la cicca, non volevo dirglielo ma non potevo fare altro, lui annuisce e accenna un sorriso buttando la sua cicca per terra. "Beh io devo andare allora ciao" sussurro non guardandolo, mi avvio alla macchina e sto quasi per entrarci dentro quando mi trovo sbattuta nel finestrino, alzo lo sguardo e i suoi occhi ghiaccio mi fanno rabbrividire, posa una mano vicino al mio viso sullo sportello, lo guardò confusa, non aveva deciso di essere gentile oggi? " ah prova a darmi uno schiaffo ancora e farai una brutta fine pulce" cazzo! Pensavo se ne fosse dimenticato, ma poi come si permette? Ha iniziato lui dannazione e continua a chiamarmi pulce! Fa un sorrisetto pensando di avermi spaventata, non ha capito che non sono come le altre, mi sporgo verso di lui " hai iniziato tu... " sussurro acida, lui scuote la testa e ride " ho detto solo la verità" afferma guardandomi dritta negli occhi,oh no questa non la passerà liscia. Mi avvicino ancora di più a lui con aria minacciosa, le punte dei nostri nasi si toccano " la verità eh?" Sussurro guardandolo, mi guarda spalancando gli occhi, forse per la troppa vicinanza e per un attimo resta in silenzio, poi sembra riprendersi, mi guarda in modo strano come se volesse mangiarmi, "girano delle voci sul tuo conto pulce" lo dice guardandomi dritta negli occhi, come se volesse vedere la mia reazione, non sono sorpresa quindi resto lì a fissarlo per qualche secondo, mi scruta cercando di capire a cosa sto pensando " solo perché sono stata con un paio di ragazzi non significa che io sia la troia di turno Sebastian" dico mordendomi il labbro inferiore e guardandolo, la sua reazione è abbastanza strana ma è quella che mi aspettavo, fermo, fissa le mie labbra, sorrido divertita e gli appoggiò una mano sulla spalla. I suoi grandi occhi tornano a concentrarsi sui miei, sembra confuso e disorientato, bene quello che volevo. " oh pulce non dire un paio, sappiamo entrambi che non è così, sono tanti fin troppi" la sua voce è gelida, anche sensuale...sensuale?Che diavolo sto pensando! Questo idiota,come si permette. Si morde il labbro inferiore e si avvicina a me, se pensa che lo lascerò baciarmi si sbaglia di grosso, lo allontano con uno spintone e gli tiro un pugno sul petto, sento i suoi muscoli irrigidissi, dio che muscoli! A che diavolo pensi stupida? " non provarci idiota! Sei un uomo morto" dico acidamente, lui mi guarda divertito " ehi calma non sei per niente il mio tipo" mi guarda per un secondo dalla testa ai piedi e poi si sofferma sulle mie labbra per un secondo, sposta lo sguardo e fissa un punto distante " decisamente non sei il mio tipo, non andrei mai con quelle come te" sussurra, si volta e va via. Resto lì impalata per un paio di minuti, mi sento strana. Sono arrabbiata, oh sì ma anche altro, sono ferita? " mai con quelle come te" nella mia mente si ripetono quelle parole, entro in macchina meccanicamente e senza rendermene conto sono già lontana dal ufficio di mio padre, devo inventarmi qualcosa. Entro in casa e mi fiondo nella mia stanza, chiudo la porta a chiave non voglio che nessuno entri, sopratutto mia madre, non voglio proprio sentire la sua stridula voce che si lamenta. Mi butto sul letto e metto la testa sotto i cuscini. La vibrazione del cellulare mi fa saltare, lo prendo dalla tasca e fisso lo schermo, un messaggio, sul mio volto appare un sorriso a trentadue denti, Aly, lo apro e lo leggo.
"Stronzetta ho anticipato la partenza, alle 18 sarò a casa tua preparati!" Mi sei mancata." Sorrido al messaggio sono le 17 questo vuol dire che tra un ora potrò riabbracciare la mia migliore amica, una buona notizia finalmente. Mi alzo dal letto e mi avvio al bagno, apro l'acqua e la faccio scorrere, butto una grande quantità di bagnoschiuma e mi spoglio, mi immergo nel acqua calda e mi rilasso. Penso ad Aly la mia meravigliosa migliore amica, siamo molto simili e io la amo con tutta me stessa, lei c'è sempre stata. Ci siamo conosciute quando entrambe avevamo tre anni, eravamo al parco giochi, come al solito ero la bambina strana che si fermava a guardare la gabbia di uccellini colorati, la maggior parte dei bambini mi stava alla larga, considerandomi "diversa", poi era arrivata lei, Aly e si era messa a fissare con me gli uccellini che svolazzavano, aveva sussurrato "sono meravigliosi " e poi mi aveva fissata e mi aveva sorriso. Da quel giorno avevamo passato la maggior parte dei pomeriggi insieme, non ci eravamo più separate, avevamo frequentato asilo, elementari, medie e superiori insieme, stessa classe,stesso banco, sempre. Qualche volta avevamo litigato, ma non eravamo mai state separate per più di un giorno. Avevamo condiviso tante cose, affrontato tutto insieme, avevamo fatto insieme il primo tiro da una sigaretta, insieme ci eravamo ubriacate e avevamo fumato la prima canna, ci eravamo confidate su tutto e avevamo parlato di ragazzi. Nessuna di noi aveva avuto un ragazzo serio, entrambe eravamo due spiriti liberi, lei un po più di me. Aveva deciso di non frequentare l'università e di viaggiare, viaggiava tantissimo e spesso mi inviava foto, a volte mi portava con lei, soprattutto in estate. Aly é forte, spigliata e molto simpatica, tutti la adoravano sopratutto io. Da un po ha tinto i capelli come suo solito, li ha tinti così tante volte che ho dimenticato il suo vero colore, questa volta sono grigi quasi argentati e le stanno benissimo, ha due grandi occhi azzurri con sfumature verdi, ed è perfetta. Esco dalla vasca e mi avvolgo in un asciugamano, mi asciugo velocemente e metto una maglietta abbastanza lunga, quando entro nella mia stanza ho un colpo, Aly è seduta sul letto e mi guarda sorridendo, mi volto verso la finestra e sorrido, lo ha sempre fatto, da quando eravamo piccole, si alza di scatto e mi stringe forte a se. " mi sei mancata tantissimo" sussurra stringendomi ,annuisco e la stringo forte. Ci stendiamo sul letto e lei mi stringe in un abbraccio,appoggio la testa sul suo petto e entrambe sorridiamo. Dopo qualche minuto inizia a parlare, mi racconta del suo viaggio e di come si è divertita, noto che al collo porta la nostra collana, istintivamente poggio la mano sul mio collo, sfioro la mia parte di cuore con la sua iniziale, siamo strane,si ma lo siamo insieme. Quando finisce di parlare inizio io, le racconto tutto,nei minimi dettagli di Lucas e di Sebastian, infine anche di mio padre, a quest'ultima rivelazione resta a bocca aperta, lei mi ascolta attentamente anche se ad ogni frase fa strane smorfie, sbuffa o dice parole poco carine verso i due ragazzi. Quando finisco di parlare si alza sbuffando " cavolo Lil sei un disastro! E poi Lucas non me lo sarei mai aspettato è un cretino! Questo sebastian non mi piace proprio, per non parlare di tuo padre cazzo! Dobbiamo assolutamente scoprire la verità ed escogitare un piano" dice tutto d'un fiato urlando e gesticolando, inizio a ridere divertita dal suo comportamento, mi è mancata tantissimo. Mi guarda con il suo solito sorrisetto furbo e capisco immediatamente quali sono le sue intenzioni. " stasera si fa festa! Prepariamoci ho una voglia pazzesca di prendermi una sbronza con la mia migliore amica!" Esclama battendo le mani, sorrido e annuisco , mi ci vuole proprio. Un ora dopo siamo pronte. Io ho optato per una gonna nera a vita alta, sopra ho scelto un top a cuore bianco in pizzo, delle scarpe alte con il tacco e una giacca nera, sono truccata come al solito, Aly mi ha arricciato i capelli e ricadono perfettamente sulle mie spalle, lei invece ha indossato un pantaloncino di jeans e un top di seta bianco e dei tacchi vertiginosi, anche lei ha arricciato i capelli , ci guardiamo allo specchio divertite e lei mi stringe in un abbraccio, posso vedere il tatuaggio che abbiamo fatto insieme un paio di anni prima, abbiamo entrambe sul polso, così da poterlo ricordare ogni giorno, una formula matematica, (∂ + m) ψ = 0, "Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema". Questo è il significato del nostro tatuaggio, noi siamo un unico sistema e non possiamo più essere separate l'una dall'altra. Ricordo ancora il giorno in cui lo abbiamo fatto e non posso trattenere un sorriso. Metto il mio rossetto Bordeaux mentre lei mette il suo nero, devo dire che è bellissima come al solito, mi sorride mentre esce dalla finestra e io mi avvio per le scale, corro alla porta mentre mia madre urla il mio nome. Attraverso la strada e Aly è accanto alla sua moto, già perché lei è una patita di moto, noto che è nuova perché non l'avevo mai vista, è di un rosso fuoco e luccica. Coglie il mio sguardo e sorride guardando la sua moto "nuovo acquisto ti piace? Ducati panigale 1199"mi dice ridacchiando, annuisco, poi mi passa il casco e lo indosso, lei fa lo stesso e sale sulla moto, mi avvicino, metto la mano sulla sua spalla per mantenermi, mi do una spinta con il piede e salgo anche io dietro di lei, parte immediatamente ma io sono già preparata e mi mantengo forte a lei. Sfrecciamo per le strade senza una meta precisa, vogliamo solo divertirci e goderci la serata assieme. Il vento mi scombina i capelli e mi sento libera, una delle sensazioni più belle della mia vita, la capisco, capisco perché ami così tanto le moto, quel senso di libertà che prova e che fa provare anche me, sorrido appoggiando il viso sulla sua spalla e la sento canticchiare, lei è la mia ancora di salvataggio, il mio posto sicuro e lo sarà sempre.
Sono le undici e io ed Aly abbiamo fatto il giro di vari pub, siamo brille mentre entriamo in uno dei tanti della zona , improvvisamente lei si ferma e fa un piccolo sorriso, vedo Dan che ci viene incontro e ci saluta, improvvisamente mi blocco, i miei piedi si puntano per terra, sento le gambe cedermi e uno strano calore mi invade tutto il corpo, sento salirmi l'ansia e ho vari brividi che mi percorrono  il corpo. Dannazione a te Lucas! Penso e come se mi avesse sentito alza lo sguardo e mi sorride, porca miseria.

Who is her.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora