Il mattino dopo, mentre le Dashwood entravano nel salotto della villa da una porta, Mrs. Palmer entrò di corsa dall'altra, felice e contenta come il giorno prima. Le prese per mano in maniera molto affettuosa, e manifestò il suo grande piacere nel rivederle.
"Sono così contenta di vedervi!" disse, sedendosi tra Elinor e Marianne, "perché è una giornata talmente brutta che temevo non riusciste a venire, il che sarebbe stato terribile, dato che partiamo domani. Dobbiamo andare, perché, sapete, i Weston vengono da noi la settimana prossima. La nostra venuta è stata una cosa proprio improvvisata, e io non ne sapevo nulla fino a quando non è arrivata la carrozza, e in quel momento Mr. Palmer mi ha chiesto se volevo andare a Barton con lui. È così buffo! Non mi dice mai niente! Mi dispiace così tanto di non poter restare di più; comunque ci ritroveremo presto a Londra, spero."
Le ragazze furono costrette a deludere tale aspettativa.
"Non andate a Londra!" esclamò Mrs. Palmer, con una risata, "rimarrò davvero delusa se non verrete. Posso procuravi la casa più graziosa del mondo, vicinissima alla nostra, in Hanover-square. Dovete proprio venire. Vi assicuro che sarò felicissima di accompagnarvi in ogni momento finché non sarò costretta a letto, se a Mrs. Dashwood non piace andare in società. La ringraziarono, ma erano costrette a resistere alle sue preghiere.
"Oh, amore mio", esclamò Mrs. Palmer rivolta al marito, che era appena entrato nella stanza, "devi aiutarmi a persuadere le signorine Dashwood a venire a Londra quest'inverno." Il suo amore non rispose, e dopo un fuggevole inchino alle signore, cominciò a lamentarsi del tempo.
"Com'è orribile tutto ciò!" disse.
"Un tempo simile rende disgustoso tutto e tutti. La pioggia è una grande produttrice di noia, sia in casa che fuori. Si finisce col detestare tutte le proprie conoscenze. Ma perché diavolo Sir John non ha una sala da biliardo in casa? Sono davvero pochi a sapere quanto è comoda! Sir John è sciocco come il tempo." Di lì a poco arrivò il resto della compagnia.
"Temo, Miss Marianne", disse Sir John, "che oggi non siate riuscita a fare la solita passeggiata ad Allenham."
Marianne appariva serissima e non disse nulla.
"Oh, non fate la furba con noi", disse Mrs. Palmer; "sappiamo tutto della faccenda, ve l'assicuro; e io ammiro moltissimo il vostro gusto, perché credo che sia estremamente bello. Sapete, abitiamo a non grande distanza da lui in campagna. Non più di dieci miglia, credo."
"Saranno quasi trenta", disse il marito.
"Ah, be'! non c'è molta differenza. Non sono mai stata a casa sua, ma si dice che sia un posto graziosissimo."
"Il posto più orribile che abbia mai visto in vita mia", disse Mr. Palmer.
Marianne rimaneva in assoluto silenzio, anche se il volto tradiva il suo interesse per ciò che si diceva.
"È molto brutto?" proseguì Mrs. Palmer, "allora suppongo che debba essere qualche altro posto a essere così grazioso." Quando si sedettero a tavola, Sir John noto con rammarico che in tutto erano solo otto.
"Mia cara", disse alla sua signora, "è molto seccante essere in così pochi. Perché non avete chiesto ai Gilbert di venire da noi oggi?"
"Non vi ho detto, Sir John, quando ne stavate parlando con me poco fa, che non potevano venire? L'ultima volta hanno pranzato da noi."
"Voi e io, Sir John", disse Mrs. Jennings, "non ci faremmo caso a queste cerimonie."
"Allora sareste molto maleducata", esclamò Mr. Palmer.
"Amore mio, tu contraddici tutti", disse la moglie con la solita risata. "Sai che sei proprio sgarbato?"
"Non sapevo di aver contraddetto qualcuno chiamando maleducata tua madre."
"Ma sì, potete offendermi quanto volete", disse bonariamente la vecchia signora, "Avete preso Charlotte dalle mie braccia, e non potete restituirla. Perciò il coltello dalla parte del manico ce l'ho io." Charlotte rise di cuore al pensiero che il marito non avrebbe potuto liberarsi di lei, e disse, esultante, che non le importava che con lei fosse bisbetico, visto che dovevano per forza vivere insieme. Era impossibile per chiunque essere più socievole, o più determinata a essere contenta, di Mrs. Palmer. La studiata indifferenza, l'insolenza e il malumore del marito non le arrecavano nessuna pena; e quando la rimproverava o la offendeva, si divertiva un mondo.
"Mr. Palmer è così buffo!" disse, sussurrandolo a Elinor. "È sempre di cattivo umore."
Elinor non era propensa, dopo averlo osservato per un po', a crederlo così genuinamente e spontaneamente bisbetico e maleducato come sembrava. Il suo carattere poteva forse essersi un po' inasprito nello scoprire che, come molti altri del suo sesso, a causa di una qualche inspiegabile inclinazione per la bellezza, era diventato il marito di una donna molto sciocca; ma sapeva che questo genere di errore era troppo comune perché un uomo ragionevole ne restasse ferito troppo a lungo. Era piuttosto un desiderio di distinzione, secondo lei, a produrre quel comportamento sprezzante verso tutti, e quel modo di svilire ogni cosa che avesse intorno. Era il desiderio di apparire superiore agli altri. Il motivo era troppo comune per meravigliarsene, ma i mezzi, benché potessero dimostrare la sua superiorità nella maleducazione, non erano certo adatti a renderlo simpatico a nessuno salvo a sua moglie.
"Oh, mia cara Miss Dashwood", disse Mrs. Palmer subito dopo, "ho un tale favore da chiedere a voi e a vostra sorella. Volete venire a passare un po' di tempo a Cleveland per Natale? Su, vi prego... venite quando ci saranno i Weston. Non potete immaginare quanto mi fareste felice! Sarà assolutamente delizioso! Amore mio", rivolgendosi al marito, "non desideri tanto avere le signorine Dashwood a Cleveland?"
"Certamente", replicò lui, con un sogghigno, "sono venuto nel Devonshire apposta per questo."
"Ecco", disse la sua signora, "come vedete Mr. Palmer vi aspetta, e perciò non potete rifiutarvi di venire." Entrambe si affrettarono a declinare risolutamente l'invito.
"E invece dovete venire e verrete. Sono sicura che vi piacerà moltissimo. Ci saranno i Weston, e sarà assolutamente delizioso. Non potete immaginare che posto adorabile sia Cleveland; e in questo periodo ci divertiamo tanto, perché Mr. Palmer è sempre in giro per la campagna elettorale, e a pranzo da noi viene così tanta gente mai vista prima; è assolutamente incantevole! Ma, poverino! per lui è molto faticoso! perché è costretto a farsi piacere da tutti."
Elinor riuscì a stento a mantenersi seria mentre conveniva sulla difficoltà di un obbligo del genere.
"Come sarà incantevole", disse Charlotte, "quando sarà al Parlamento! non è vero? Che risate mi farò! Sarà così comico vedere su tutte le sue lettere l'indirizzo con la parola Onorevole. Ma sapete una cosa? dice che non mi farà usare la franchigia postale. Giura che non lo farà. Vero, Mr. Palmer?"
Mr. Palmer non le badò.
"Sapete, non sopporta che si scriva", proseguì lei, "dice che è una cosa assolutamente pessima."
"No", disse lui, "non ho mai detto nulla di così assurdo. Non attribuirmi tutti i tuoi sproloqui."
"Ecco; vedete com'è buffo? Con lui è sempre così! Qualche volta non mi parla per mezze giornate intere, e poi se ne viene fuori con qualcosa di così buffo, a proposito di qualsiasi cosa." Mentre tornavano in salotto Elinor rimase molto sorpresa nel sentirsi chiedere da lei se Mr. Palmer non le piacesse moltissimo.
"Certo", disse Elinor, "sembra molto simpatico."
"Be'... sono così contenta che la pensiate così. Me lo immaginavo, è talmente cordiale; vi garantisco che Mr. Palmer ammira moltissimo voi e le vostre sorelle, e non avete idea di come resterebbe deluso se non veniste a Cleveland. Non riesco a immaginare perché non volete venire." Elinor fu di nuovo costretta a declinare l'invito e, cambiando argomento, pose fine alle sue preghiere. Riteneva probabile che vivendo nella stessa contea, Mrs. Palmer fosse in grado di darle qualche notizia più specifica sul carattere di Mr. Willoughby, rispetto a quelle scaturite da una conoscenza parziale come quella dei Middleton; ed era ansiosa di saperne di più da chiunque, visto che una conferma dei suoi meriti avrebbe potuto dissipare ogni possibile preoccupazione per Marianne. Cominciò chiedendo se lo vedessero spesso a Cleveland, e se lo conoscessero bene.
"Oh, certo mia cara; lo conosco benissimo", rispose Mrs. Palmer; "Per la verità non gli ho mai parlato, ma a Londra l'ho visto sempre. Per un motivo o per l'altro non mi è mai capitato di stare a Barton mentre lui era ad Allenham. Mamma una volta l'ha visto, ma io ero con mio zio a Weymouth. Comunque, immagino che l'avremmo incontrato spessissimo nel Somersetshire, se non fosse che sfortunatamente non siamo mai capitati insieme in campagna. Lui sta molto poco a Combe, credo; ma anche se ci stesse di più, non penso che Mr. Palmer gli farebbe visita, perché, sapete, lui sta con l'opposizione, e inoltre è così fuori mano. Lo so perché mi chiedete di lui, lo so benissimo; vostra sorella sta per sposarlo. Ne sono terribilmente contenta, sapete, perché allora sarà mia vicina."
"Parola mia", rispose Elinor, "voi ne sapete molto di più di me sull'argomento, se avete un qualche motivo per aspettarvi un'unione del genere."
"Non provate a negarlo, perché lo sapete che ne parlano tutti. Vi assicuro che l'ho sentito dire mentre passavo per Londra."
"Mia cara Mrs. Palmer!"
"Sul mio onore, è così. Ho incontrato il Colonnello Brandon lunedì mattina a Bond-street, proprio prima di partire, e me l'ha detto subito."
"Mi sorprendete molto. Ve l'ha detto il Colonnello Brandon! Di sicuro vi sbagliate. Dare una simile informazione a una persona che non ne è in alcun modo interessata, anche se fosse vera, non è quanto mi aspetterei dal Colonnello Brandon."
"Eppure vi assicuro che è proprio così, e vi dirò com'è andata. Quando l'abbiamo incontrato, è tornato indietro e ha fatto una passeggiata con noi; e così abbiamo cominciato a chiacchierare di mio cognato e mia sorella, e del più e del meno, e io gli ho detto, «E così, Colonnello, ho saputo che c'è una nuova famiglia al cottage di Barton, e la mamma mi ha scritto che sono molto graziose, e che una di loro sta per sposarsi con Mr. Willoughby di Combe Magna. È vero, no? perché naturalmente voi dovete saperlo, dato che siete stato nel Devonshire così di recente.»"
"E che cosa ha detto il Colonnello?"
"Oh! non ha detto molto; ma sembrava che lo sapesse benissimo, e così da quel momento l'ho dato per certo. Di sicuro, sarà assolutamente delizioso! Quando sarà?"
"Mr. Brandon stava bene, spero." "Oh!, sì, benissimo; e così pieno di elogi per voi, non ha fatto altro che parlare bene di tutte voi."
"La sua approvazione mi lusinga. Sembra un uomo eccellente, e lo ritengo straordinariamente piacevole."
"Anch'io. È un uomo talmente affascinante, che è proprio un peccato che sia così serio e noioso. La mamma dice che anche lui si era innamorato di vostra sorella. Vi assicuro che se lo era davvero si tratta di un gran complimento, perché difficilmente si innamora di qualcuno."
"Mr. Willoughby è molto conosciuto dalle vostre parti, nel Somersetshire?" disse Elinor.
"Oh! sì, benissimo; cioè, non credo che lo conoscano in molti, perché Combe Magna è così lontana; ma vi assicuro che tutti lo ritengono simpaticissimo. Nessuno è più benvoluto di Mr. Willoughby, dovunque vada, ditelo a vostra sorella. È una ragazza terribilmente fortunata a prenderselo, sul mio onore; non che lui non sia molto più fortunato a prendersi lei, perché è talmente bella e simpatica, che nulla può essere abbastanza per lei. Comunque non penso affatto che sia più bella di voi, ve l'assicuro; credo che siate entrambe graziosissime, e sono sicura che Mr. Palmer la pensa allo stesso modo, anche se ieri sera non siamo riusciti a farglielo ammettere." Le informazioni di Mrs. Palmer circa Willoughby non erano molto concrete; ma qualsiasi testimonianza a suo favore, benché minima, era la benvenuta per Elinor.
"Sono così contenta di esserci finalmente conosciute", proseguì Charlotte. "E ora spero che saremo sempre grandi amiche. Non potete immaginare quanto desiderassi di incontrarvi! È così bello che siate venute al cottage! Non c'è nulla di meglio, statene certa! E sono così contenta che vostra sorella stia per sposarsi così bene! Spero che starete un bel po' a Come Magna. È un posto adorabile, sotto tutti i punti di vista."
"Conoscete da molto il Colonnello Brandon, non è vero?"
"Sì, da tanto; da quando si è sposata mia sorella. Era un amico intimo della famiglia di Sir John. Sono convinta", aggiunse a bassa voce, "che sarebbe stato molto felice di avere me, se avesse potuto. Sir John e Lady Middleton lo desideravano moltissimo. Ma la mamma non pensava che per me fosse un buon matrimonio, altrimenti Sir John ne avrebbe parlato al Colonnello, e ci saremmo sposati immediatamente."
"Il Colonnello Brandon non sapeva della proposta di Sir John a vostra madre prima che fosse fatta? Non vi aveva mai confessato il suo affetto?"
"Oh, no; ma se la mamma non avesse avuto obiezioni, credo proprio che gli sarebbe piaciuto più di ogni altra cosa. All'epoca non mi aveva visto più di due volte, perché era prima che lasciassi la scuola. Comunque sono più felice così. Mr. Palmer è proprio il tipo d'uomo che piace a me."
STAI LEGGENDO
Ragione e sentimento - Jane Austen
Classics"Sette anni non basterebbero a fare in modo che certe persone si conoscano l'un l'altra, mentre per altri sette giorni sono più che sufficienti."