Mrs. Jennings fu molto calorosa nel lodare la condotta di Edward, ma solo Elinor e Marianne si resero conto del suo valore reale. Solo loro sapevano quanto poco ci fosse stato a tentarlo di disobbedire, e quanto fosse esigua la consolazione che, al di là della consapevolezza di aver agito nel giusto, gli restava per la perdita di parenti e patrimonio. Elinor era fiera della sua integrità, e per Marianne ogni colpa fu assorbita dalla compassione per la sua punizione. Ma anche se, attraverso quella rivelazione pubblica, la loro confidenza reciproca era stata ricondotta alla normalità, era un argomento sul quale nessuna delle due amava soffermarsi quando erano sole. Elinor lo evitava per principio, poiché tendeva a fissare ancora di più i suoi pensieri, a causa delle troppo calorose e ottimistiche assicurazioni di Marianne, sulla convinzione che l'affetto di Edward per lei fosse ancora vivo, convinzione che avrebbe piuttosto desiderato allontanare; e a Marianne mancò presto il coraggio di provare a parlare di qualcosa che la rendeva sempre più insoddisfatta di se stessa, a causa dell'inevitabile paragone che provocava tra la condotta di Elinor e la sua. Avvertiva tutta la forza di quel paragone, ma non, come aveva sperato la sorella, come stimolo a compiere uno sforzo; lo avvertiva con tutta la sofferenza di un continuo senso di colpa, come il più aspro dei rimorsi per non essersi mai sforzata prima; ma ciò provocava solo la tortura della penitenza, senza la speranza del ravvedimento. Il suo animo era talmente sfiancato da ritenere al momento impossibile qualsiasi sforzo, e quindi il solo effetto era di demoralizzarla ancora di più. Per un giorno o due non seppero nulla di nuovo delle vicende a Harley-street, o ai Bartlett's Buildings. Ma nonostante fossero già ampiamente informate sulla faccenda, tanto che a Mrs. Jennings non mancava il modo di divulgarla ampiamente in giro, senza cercare altri particolari, quest'ultima aveva deciso fin dall'inizio di fare non appena possibile una visita alle cugine, sia per consolare che per indagare, e nulla se non l'intralcio di visitatori più numerosi del solito, le avrebbe impedito di andare da loro in quel lasso di tempo. Il terzo giorno successivo alla rivelazione di tutta la storia, era una domenica così mite, così bella, da attirare molti ai Kensington Gardens, anche se era solo la seconda settimana di marzo. Mrs. Jennings ed Elinor erano tra loro, ma Marianne, che sapeva del ritorno in città dei Willoughby, e aveva il costante terrore di incontrarli, preferì restare a casa, piuttosto che avventurarsi in un luogo così frequentato. Un'amica intima di Mrs. Jennings si unì a loro non appena entrate nei giardini, e a Elinor non dispiacque che le accompagnasse, accaparrandosi tutta la conversazione di Mrs. Jennings, lasciandola tranquilla con i propri pensieri. Non c'era traccia dei Willoughby, né di Edward, e per un po' di nessuno che potesse per qualche ragione, triste o lieta, interessarla. Ma alla fine si trovò, con una certa sorpresa, a essere avvicinata da Miss Steele, che, anche se con un'aria piuttosto timorosa, espresse la sua grande soddisfazione nell'averla incontrata e, incoraggiata dalla particolare gentilezza di Mrs. Jennings, abbandonò momentaneamente il suo gruppo per unirsi al loro. Mrs. Jennings sussurrò immediatamente a Elinor, "Tiratele fuori tutto, mia cara. Vi dirà qualsiasi cosa le chiediate. Vedete che non posso lasciare Mrs. Clarke." Fu una fortuna, comunque, per la curiosità di Mrs. Jennings e anche per quella di Elinor, che lei fosse disposta a dire tutto senza essere interrogata, perché altrimenti non si sarebbe saputo nulla.
"Sono così contenta di avervi incontrata", disse Miss Steele, prendendola familiarmente sottobraccio, "perché volevo vedervi più di qualsiasi cosa al mondo." E poi abbassando la voce, "suppongo che Mrs. Jennings sappia tutto. È arrabbiata?"
"Con voi, credo proprio di no."
"Meno male. E Lady Middleton, lei è arrabbiata?"
"Non riesco a immaginare come potrebbe esserlo."
"Ne sono terribilmente contenta. Santo cielo! Ho passato certi momenti! In vita mia non avevo mai visto Lucy così infuriata. All'inizio aveva giurato che non mi avrebbe mai più sistemato un cappellino nuovo, né avrebbe fatto più nulla per me per tutta la vita; ma adesso è tutto a posto, e siamo in buoni rapporti come prima. Guardate, mi ha fatto questo fiocco per il cappello, e ieri sera ci ha messo una piuma. Ecco, ora anche voi riderete di me. Ma perché non dovrei portare dei nastri rosa? Non è perché è il colore preferito dal dottore. Da parte mia, ne sono sicura, non avrei mai saputo che a lui piace più di qualsiasi altro colore, se non gli fosse capitato di dirlo. I miei cugini mi hanno talmente tormentata! Giuro che talvolta davanti a loro non so da che parte guardare." Si era avventurata in un argomento sul quale Elinor non aveva nulla da dire, e quindi giudicò opportuno riprendere il primo.
"Be', Miss Dashwood", con un'espressione di trionfo, "la gente può dire ciò che vuole sul fatto che Mr. Ferrars abbia dichiarato di non volere più Lucy, perché posso garantirvi che non è così; ed è proprio una vergogna che vengano sparse voci tanto maligne. Qualsiasi cosa Lucy potesse pensare sulla faccenda, sapete, non è affar loro darlo per certo."
"Finora non ho mai sentito accennare a nulla del genere, ve l'assicuro", disse Elinor.
"Ah, davvero? Ma l'hanno detto, lo so bene, e più d'uno; perché Miss Godby ha detto a Miss Sparks che nessuna persona di buonsenso poteva aspettarsi che Mr. Ferrars rinunciasse a una donna come Miss Morton, con trentamila sterline del suo, per Lucy Steele che non ha niente; e l'ho saputo io stessa da Miss Sparks. E oltre a questo, mio cugino Richard ha detto che quando si fosse arrivati al dunque, temeva che Mr. Ferrars sarebbe sparito; e quando Edward non si è fatto vivo per tre giorni, io stessa non sapevo cosa pensare, e credo che in fondo anche Lucy l'avesse dato per disperso, visto che siamo venute via da casa di vostro fratello mercoledì, non l'abbiamo visto per niente per tutto giovedì, venerdì e sabato, e non sapevamo che ne era stato di lui. Una volta Lucy ha pensato di scrivergli, ma poi il suo animo si è ribellato. Comunque, stamattina è arrivato proprio quando siamo tornate a casa dalla chiesa, e allora è saltato fuori tutto, di come mercoledì sia stato mandato a chiamare da Harley-street e abbia parlato con la madre e gli altri, e di come abbia giurato di fronte a tutti loro di non amare nessuna tranne Lucy, e di non volere nessuna tranne Lucy. E di come fosse rimasto turbato dall'accaduto, e, una volta uscito da casa della madre, fosse montato a cavallo, girando senza meta per la campagna; e di come sia stato in una locanda per tutto giovedì e venerdì, col proposito di superare il colpo. E dopo averci pensato e ripensato, ha detto, gli era sembrato che, ora che non aveva più un patrimonio, né altro, sarebbe stato ingiusto tenerla legata al fidanzamento, perché per lei sarebbe stato solo un danno, visto che lui non aveva altro che duemila sterline, e nessuna speranza di qualsiasi cosa d'altro; e se avesse preso gli ordini, come pensava di fare, non avrebbe potuto avere nulla di più di una curazia, e come avrebbero potuto vivere di quella? Non poteva sopportare il pensiero di non offrirle nulla di meglio, e così l'ha pregata, se aveva il minimo dubbio in proposito, di mettere fine subito a tutto, e di lasciarlo a cavarsela da solo. L'ho sentito dire tutto questo nella maniera più chiara possibile. Ed era unicamente per amor suo, e per il suo interesse, che parlava di troncare, e non per il proprio. Posso giurare che non gli è scappata nemmeno una sillaba sul fatto che fosse stanco di lei, o che desiderasse sposare Miss Morton, o cose del genere. Ma, vi assicuro, Lucy non ha voluto sentire nulla di tutto questo; gli ha detto subito (con un bel po' di cose tipo, come potete immaginare, tesoro, amore e così via. Ma, insomma! quelle cose che non si possono ripetere, lo sapete), gli ha detto subito che non aveva la minima intenzione di troncare, che avrebbe potuto vivere con lui con pochissimo, e che per quanto poco lui avrebbe avuto, lei sarebbe stata felicissima di tutto, avete capito, o qualcosa del genere. A quel punto lui era terribilmente contento, e per un po' hanno parlato sul da farsi, e si sono trovati d'accordo che lui avrebbe subito preso gli ordini, e avrebbero aspettato un beneficio ecclesiastico per sposarsi. E proprio in quel momento non ho potuto sentire altro, perché mia cugina mi ha chiamata dal piano di sotto per dirmi che c'era Mrs. Richardson in carrozza, e voleva portare una di noi ai Kensington Gardens; così sono stata costretta a entrare nella stanza e a interromperli, per chiedere a Lucy se le sarebbe piaciuto andarci, ma lei non intendeva lasciare Edward; così sono salita di sopra per mettermi un paio di calze di seta e sono uscita con i Richardson."
"Non capisco che cosa intendiate con interromperli", disse Elinor; "eravate tutti insieme nella stanza, no?"
"No, certo che no. Insomma! Miss Dashwood, credete che la gente amoreggi quando c'è qualcun altro nei paraggi? Oh, per piacere! Di certo lo sapete meglio di tutti (ridendo ostentatamente). No, no; loro erano chiusi in salotto, e io ho sentito tutto origliando alla porta."
"Come!" esclamò Elinor, "mi avete raccontato ciò che avete sentito origliando alla porta? Mi dispiace di non averlo saputo prima, altrimenti non vi avrei permesso di fornirmi i particolari di una conversazione che voi stessa non dovevate conoscere. Come avete potuto comportarvi in modo così scorretto con vostra sorella?"
"Oh, insomma! in questo non c'è nulla di male. Sono solo rimasta dietro la porta, e ho sentito quello che ho potuto. E sono sicura che Lucy avrebbe fatto lo stesso con me; perché un anno o due fa, quando Martha Sharpe e io avevamo un sacco di segreti, lei non s'è fatta scrupolo di nascondersi in un ripostiglio, o dietro al paravento del camino, allo scopo di sentire quello che dicevamo." Elinor cercò di parlare d'altro, ma Miss Steele non poteva essere distratta più di un paio di minuti da ciò che le premeva di più.
"Edward parla di andare presto a Oxford", disse, "ma ora alloggia al numero... di Pall Mall. Che donna maligna è la madre, non è vero? E vostro fratello e vostra cognata non sono stati molto cortesi! Comunque, a voi non dirò nulla contro di loro, e per la verità ci hanno mandate a casa con la loro carrozza, il che è stato più di quanto mi sarei aspettata. E da parte mia ero terrorizzata all'idea che vostra sorella ci chiedesse i porta aghi che ci aveva regalato un giorno o due prima; ma comunque non se ne è parlato, e io ho avuto cura di tenere ben nascosto il mio. Edward dice di avere qualche affare da sbrigare a Oxford, così deve andarci per un po', e dopo, non appena gli capiterà sottomano un Vescovo, prenderà gli ordini. Mi chiedo quale curazia prenderà! - Santo cielo! (facendo una risatina) ci scommetterei la testa su quello che diranno i miei cugini, quando lo sapranno. Mi diranno che dovrei scrivere al dottore, per far avere a Edward la curazia del suo nuovo beneficio ecclesiastico. So che lo diranno, ma sono sicura che non farei una cosa del genere per tutto l'oro del mondo. «Insomma!» dirò subito, «mi domando come possiate pensare una cosa del genere. Io scrivere al dottore, ma per piacere!»"
"Be'", disse Elinor, "è consolante essere preparati al peggio. Avete la risposta già pronta." Miss Steele stava replicando sullo stesso argomento, ma l'avvicinarsi del suo gruppo ne rese un altro più urgente.
"Oh! ecco i Richardson. Avevo un sacco di altre cose da dirvi, ma non posso abbandonarli troppo a lungo. Vi assicuro che sono persone molto distinte. Lui ha fatto un sacco di soldi, e hanno una carrozza loro. Non ho tempo di parlare con Mrs. Jennings, ma vi prego di dirle che sono felicissima di sapere che non è arrabbiata con noi, e a Lady Middleton lo stesso; e se dovesse succedere qualcosa che faccia andar via voi e vostra sorella, e Mrs. Jennings avesse bisogno di compagnia, sono sicura che saremo molto contente di andare a stare da lei per tutto il tempo che vuole. Suppongo che Lady Middleton non ci inviterà più per questa stagione. Arrivederci; mi dispiace che Miss Marianne non sia qui. Datele cortesemente i miei saluti. Caspita! se non vi siete messa la vostra mussolina a pois! Mi chiedevo se non avevate paura che si strappasse." Questa fu la sua preoccupazione nel congedarsi, perché dopo ebbe solo il tempo di porgere i suoi omaggi di commiato a Mrs. Jennings, prima che Mrs. Richardson reclamasse la sua compagnia; ed Elinor fu lasciata in possesso di informazioni che per un po' avrebbero alimentato le sue capacità di riflessione, anche se aveva appreso pochissimo di più di quanto avesse già previsto e intuito dentro di sé. Il matrimonio di Edward con Lucy era risolutamente deciso, e la data in cui avrebbe avuto luogo restava assolutamente incerta, proprio come lei aveva arguito che sarebbe stato; tutto dipendeva, esattamente come si era aspettata, dall'ottenimento di quell'incarico ecclesiastico, per il quale, al momento, sembrava non ci fosse la minima possibilità. Non appena tornate alla carrozza, Mrs. Jennings era impaziente di avere informazioni, ma dato che Elinor desiderava divulgare il meno possibile cose che in massima parte erano state apprese in modo così scorretto, si limitò a un breve resoconto su quei semplici particolari che, ne era certa, la stessa Lucy avrebbe scelto di rendere noti per il suo buon nome. La prosecuzione del fidanzamento, e i mezzi che avrebbero permesso di portarlo a conclusione, fu tutto ciò che riferì, e la cosa produsse da parte di Mrs. Jennings la seguente naturale osservazione.
"Aspettare di avere un beneficio ecclesiastico! sì, lo sappiamo tutti come vanno a finire queste cose; aspetteranno un annetto, e una volta capito che non arriverà nulla di buono, si accontenteranno di una curazia da cinquanta sterline l'anno, con gli interessi delle sue duemila sterline e con quel poco che potranno dare a lei Mr. Steele e Mr. Pratt. Poi avranno un figlio all'anno! e Dio li aiuti! come saranno poveri! Vedrò cosa posso fare per aiutarli ad arredare la casa. E poi due cameriere e due domestici! come ho detto l'altro giorno. No, no, avranno bisogno di una ragazza robusta tuttofare. La sorella di Betty ora non fa al caso loro." Il mattino seguente la posta di città portò a Elinor una lettera di Lucy. Diceva quanto segue:"Spero mia cara Miss Dashwood che scuserete la libertà che mi prendo scrivendovi, ma so che per la vostra amicizia verso di me vi farà piacere ricevere buone notizie di me e del mio caro Edward, dopo tutti i problemi che abbiamo avuto di recente; perciò non mi scuserò oltre, ma proseguirò dicendo che, grazie a Dio! anche se abbiamo sofferto terribilmente, ora stiamo entrambi benissimo, e felici come lo saremo sempre per il nostro amore reciproco. Abbiamo dovuto superare enormi prove, ed enormi persecuzioni, ma ciononostante, allo stesso tempo, siamo stati gratificati da molti amici, non ultima voi tra di loro, la cui enorme gentilezza sarà da me ricordata con riconoscenza, come anche da Edward, al quale ne ho parlato. Sono sicura che sarete lieta di sapere, così come la cara Mrs. Jennings, che ieri pomeriggio ho trascorso due ore felici con lui, che lui non vuole sentir parlare di separazione, anche se con tutta sincerità, come pensavo fosse mio dovere, l'ho pregato di farlo, in nome della prudenza, e avrei accettato di separarmi immediatamente e per sempre, se lui avesse acconsentito; ma ha detto che non l'avrebbe mai fatto, che non gli importava nulla della collera della madre, se poteva avere il mio affetto; le nostre prospettive non sono molto brillanti, certo, ma sapremo aspettare, e sperare per il meglio; a breve prenderà gli ordini, e se mai fosse in vostro potere di raccomandarlo a qualcuno che ha un beneficio ecclesiastico a disposizione, sono certissima che non ci dimenticherete, e anche la cara Mrs. Jennings, confido che metterà una buona parola con Sir John, o Mr. Palmer, o con qualsiasi amico che possa darci una mano. La povera Anne è molto da biasimare per ciò che ha fatto, ma lo ha fatto a fin di bene, e perciò non dico nulla; spero che Mrs. Jennings non considererà un fastidio troppo gravoso venirci a trovare, se dovesse capitare da queste parti; sarebbe un'enorme cortesia, e i miei cugini sarebbero onorati di conoscerla. Il foglio mi rammenta che devo concludere, e pregandovi di ricordarmi a Mrs. Jennings con la massima gratitudine e rispetto, così come a Sir John, a Lady Middleton e ai cari bambini, quando avrete occasione di vederli, e di trasmettere saluti affettuosi a Miss Marianne, sono,
ecc., ecc. "
Non appena Elinor ebbe finito la lettera, fece quello che aveva capito fosse il reale intento della scrivente, mettendola in mano a Mrs. Jennings, che la lesse ad alta voce con molti commenti soddisfatti ed elogiativi.
"Davvero molto bella! con che grazia scrive! sì, è stato proprio un bel gesto lasciarlo libero, se voleva. È proprio da Lucy. Poverina! Vorrei con tutto il cuore potergli procurare un beneficio ecclesiastico. Vedete, mi chiama la cara Mrs. Jennings. È la ragazza più buona che sia mai esistita. Davvero bella, parola mia. Questa frase è costruita con tale eleganza. Sì, sì, andrò a trovarla, di sicuro. Com'è stata attenta, a ricordarsi di tutti! Grazie, mia cara, per avermela mostrata. È la lettera più graziosa che abbia mai visto, e fa molto onore alla mente e al cuore di Lucy.
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Ragione e sentimento - Jane Austen
Classics"Sette anni non basterebbero a fare in modo che certe persone si conoscano l'un l'altra, mentre per altri sette giorni sono più che sufficienti."