Mrs. John Dashwood aveva una tale fiducia nel giudizio del marito che il giorno immediatamente successivo fece visita a Mrs. Jennings e alla figlia; e la sua fiducia fu ripagata nello scoprire che persino la prima, persino la donna presso la quale stavano le cognate, non era affatto indegna della sua attenzione; e quanto a Lady Middleton, la trovò una delle donne più incantevoli del mondo! Lady Middleton fu ugualmente soddisfatta di Mrs. Dashwood. C'era una sorta di freddo egoismo da entrambe le parti, che le attraeva reciprocamente; e simpatizzarono l'una con l'altra sulla base di una insipida proprietà di comportamento e di una generale mancanza di acume. Tuttavia, le stesse maniere che raccomandavano Mrs. John Dashwood alla buona opinione di Lady Middleton non si addicevano ai gusti di Mrs. Jennings, e a lei sembrò nulla di più di una donnetta altezzosa con modi antipatici, che incontrava le sorelle del marito senza il minimo affetto, e quasi senza avere nulla da dir loro; per il quarto d'ora concesso a Berkeley-street se ne stette almeno sette minuti e mezzo in silenzio. Elinor voleva tanto sapere, anche se preferiva non chiederlo, se Edward fosse in città; ma nulla avrebbe indotto Fanny a menzionare volontariamente il suo nome di fronte a lei, fino a quando non fosse stata in grado di dirle che il matrimonio con Miss Morton era ormai cosa fatta, o fino a quando fossero andate a buon fine le aspettative del marito circa il Colonnello Brandon, poiché li riteneva ancora talmente attratti l'uno all'altra, che gli assidui tentativi di tenerli separati con le parole e i fatti non sembravano mai troppi. Tuttavia, l'informazione che lei non voleva dare, scaturì presto da un'altra parte. Lucy non ci mise molto a reclamare la compassione di Elinor per non essere in grado di vedere Edward, anche se era arrivato in città con Mr. e Mrs. Dashwood. Lui non osava recarsi ai Bartlett's Buildings per paura di essere scoperto, e per quanto fosse impossibile esprimere la mutua impazienza di vedersi, al momento non potevano fare altro che scriversi. Edward le rese certe egli stesso della sua presenza in città, entro breve tempo, passando due volte a Berkeley-street. Per due volte trovarono sul tavolo il suo biglietto da visita, quando tornarono dai loro impegni mattutini. A Elinor fece piacere che fosse passato; e ancora più piacere che non le avesse trovate. I Dashwood erano stati così prodigiosamente incantati dai Middleton che, sebbene non fosse loro abitudine offrire alcunché, decisero di offrire loro... un pranzo; e non appena fatta conoscenza, li invitarono a pranzare a Harley-street, dove avevano preso un casa molto bella per tre mesi. Furono invitate anche le sorelle e Mrs. Jennings, e John Dashwood ebbe cura di assicurarsi il Colonnello Brandon, che, sempre lieto di essere dove erano le signorine Dashwood, accolse la premurosa cortesia con un po' di sorpresa e con un ben maggiore piacere. Avrebbero incontrato Mrs. Ferrars; ma Elinor non riuscì a sapere se i figli sarebbero stati della compagnia. La previsione di vedere lei, tuttavia, bastava a rendere interessante quell'impegno; perché sebbene fosse ora in grado di incontrare la madre di Edward senza tutta l'ansia che una volta avrebbe accompagnato quella presentazione, sebbene fosse in grado di vederla restando perfettamente indifferente all'opinione che si sarebbe fatta di lei, il suo desiderio di essere in compagnia di Mrs. Ferrars, insieme alla curiosità di sapere come fosse, era più vivo che mai. L'interesse con il quale si aspettava quella serata fu presto ulteriormente accresciuto, più nell'intensità che nel piacere, dal venire a sapere che ci sarebbero state anche le signorine Steele. Erano riuscite così bene a ottenere l'approvazione di Lady Middleton, le loro premure le avevano rese così gradite, che sebbene Lucy non fosse certamente così elegante, e la sorella nemmeno distinta, la signora fu pronta quanto Sir John a invitarle a passare una settimana o due a Conduit-street; e fu particolarmente opportuno per le signorine Steele, non appena si seppe dell'invito dei Dashwood, che quella visita cominciasse qualche giorno prima della data del ricevimento. La pretesa di suscitare l'attenzione di Mrs. Dashwood, come nipoti del gentiluomo che per molti anni si era preso cura del fratello, non avrebbe potuto far molto, infatti, per procurarsi un invito alla sua tavola; ma come ospiti di Lady Middleton sarebbero state le benvenute; e Lucy, che da tanto desiderava conoscere personalmente la famiglia, per avere un punto di vista più ravvicinato sul loro carattere e sugli scogli da superare da parte sua, e per avere l'opportunità di fare il possibile per rendersi loro gradita, non era mai stata più felice in vita sua di quando ricevette l'invito di Mrs. John Dashwood. Su Elinor l'effetto fu molto diverso. Cominciò immediatamente a dirsi che Edward, vivendo con la madre, doveva per forza essere invitato a un ricevimento dato dalla sorella; e vederlo per la prima volta dopo tutto ciò che era accaduto, in compagnia di Lucy! non sapeva proprio come riuscire a sopportarlo! Queste apprensioni forse non erano fondate interamente sulla ragione, e di certo niente affatto sulla verità. Furono tuttavia alleviate non dalla sua forza d'animo ma dalla buona volontà di Lucy, che credeva di infliggerle una grande delusione dicendole che martedì Edward non sarebbe sicuramente stato a Harleystreet, e sperava anche di accrescere ulteriormente la sua pena, persuadendola che lui si sarebbe tenuto lontano a causa del grande affetto che provava per lei, affetto che non era capace di nascondere quando erano insieme. Arrivò dunque il fatidico martedì che avrebbe fatto conoscere alle due signorine quella formidabile suocera.
"Abbiate compassione di me, cara Miss Dashwood!" disse Lucy, mentre salivano le scale insieme, poiché i Middleton erano arrivati a distanza così ravvicinata da Mrs. Jennings che si trovarono tutti al seguito del domestico nello stesso momento.
"Non c'è nessuno qui, se non voi, che possa capirmi. Vi giuro che non so come faccio a restare in piedi. Dio mio! Fra un attimo vedrò la persona dalla quale dipende tutta la mia felicità... quella che diventerà mia suocera!" Elinor avrebbe potuto fornirle un immediato sollievo suggerendo la possibilità che colei che stavano per vedere diventasse la suocera di Miss Morton, anziché la sua; ma invece di farlo, le assicurò, e con grande sincerità, che provava compassione per lei, con grande sbalordimento di Lucy, che, sebbene non si sentisse affatto tranquilla lei stessa, sperava almeno di essere oggetto di un'irrefrenabile invidia da parte di Elinor. Mrs. Ferrars era una donna piccola e magra, rigida, fino alla cerimoniosità, nella figura, e seria, fino all'acidità, nell'aspetto. Aveva una carnagione giallastra, i lineamenti minuti, senza bellezza e, per natura, senza espressione; ma una provvidenziale fronte aggrottata salvava l'espressione del volto dalla disgrazia dell'apparire insignificante, donandole una forte caratterizzazione di superbia e antipatia. Non era una donna di molte parole, poiché, a differenza della maggior parte della gente, quelle che pronunciava erano proporzionate alle sue idee, e delle poche sillabe che le sfuggirono, nemmeno una fu rivolta a Miss Dashwood, alla quale guardava con l'animosa determinazione di detestarla a tutti i costi. Ora Elinor non poteva essere resa infelice da quel comportamento. Pochi mesi prima ne sarebbe stata enormemente ferita; ma ora non era in potere di Mrs. Ferrars turbarla in alcun modo; e la differenza dei suoi modi verso le signorine Steele, una differenza che sembrava fatta apposta per umiliarla di più, non fece altro che divertirla. Non poteva non sorridere nel vedere la gentilezza di madre e figlia dirigersi proprio verso quella persona, perché era Lucy a esserne l'oggetto in modo particolare, che, più di tutte le altre, se avessero saputo ciò che sapeva lei, sarebbero state ansiose di mortificare; mentre lei, che al confronto non aveva nessuna possibilità di ferirle, era di proposito sdegnata da entrambe. Ma mentre sorrideva a una gentilezza così mal diretta, non poteva non riflettere sulla meschina follia da cui traeva alimento, né osservare le studiate attenzioni con le quali le signorine Steele cercavano di alimentarla, senza provare un profondo disprezzo per tutte e quattro. Lucy era tutta esultante per essere onorata in modo così particolare; e a Miss Steele mancava soltanto di essere stuzzicata riguardo al Dr. Davies per essere perfettamente felice. Il pranzo fu grandioso, i domestici erano numerosi, e tutto rivelava l'inclinazione della padrona di casa per le apparenze, e l'abilità del marito nel sostenerla. Nonostante le migliorie e le aggiunte che erano in corso nella tenuta di Norland, e nonostante il suo proprietario fosse andato vicino una volta a essere costretto, per alcune migliaia di sterline, a vendere in perdita, nulla rivelava segni di quell'indigenza che lui aveva cercato di farne derivare; non c'era traccia di alcuna povertà, salvo nella conversazione, ma là la deficienza era considerevole. John Dashwood di per sé non aveva molto dire che valesse la pena di essere ascoltato, e la moglie ancora meno. Ma non c'era nessuna peculiarità in questo, poiché era una cosa comune a gran parte degli ospiti, quasi tutti intenti a una o all'altra di queste incapacità per rendersi piacevoli: mancanza di buonsenso, naturale o coltivata, mancanza di eleganza, mancanza di spirito o mancanza di carattere. Quando dopo il pranzo le signore si ritirarono nel salotto, questa carenza divenne particolarmente evidente, perché i signori avevano fornito al discorso una qualche varietà - la politica, come recintare le terre e come domare i cavalli - ma ora non c'era più nulla; e solo un argomento impegnò le signore fino all'arrivo del caffè, ovvero confrontare l'altezza di Harry Dashwood con quella di William, il secondo figlio di Lady Middleton, che erano suppergiù della stessa età. Se ci fossero stati entrambi i bambini sarebbe stato troppo facile dirimere la faccenda, mettendoli uno accanto all'altro; ma dato che c'era solo Harry, da entrambe le parti ci furono tutte affermazioni ipotetiche; e ognuno aveva il diritto di essere ugualmente certo della propria opinione, e di ripeterla a piacere all'infinito. Le parti erano così distribuite. Le due madri, benché in realtà entrambe convinte che il proprio figlio fosse il più alto, decisero gentilmente a favore dell'altro. Le due nonne, con non meno parzialità, ma più sincerità, erano ugualmente zelanti nel sostenere il proprio discendente. Lucy, che non era meno ansiosa di piacere a una madre piuttosto che all'altra, pensava che i ragazzi fossero entrambi eccezionalmente alti per la loro età, e non riusciva a concepire che ci fosse la benché minima differenza al mondo tra di loro; e Miss Steele, con ancora più eloquenza, dava la vittoria all'uno o all'altro con la maggiore rapidità possibile. Elinor, dopo aver dato la sua opinione a favore di William, il che offese ancora di più Mrs. Ferrars e Fanny, non vide la necessità di rafforzarla con ulteriori affermazioni; e Marianne, quando le fu chiesto il suo parere, li offese tutti, dichiarando che non aveva nessuna opinione da fornire, dato che non ci aveva mai fatto caso. Prima di partire da Norland, Elinor aveva dipinto una paio di paraventi molto graziosi per la cognata, che ora, appena montati e portati a casa, ornavano il salotto; e questi paraventi, che avevano catturato l'attenzione di John Dashwood mentre seguiva nella stanza gli altri signori, furono offerti con zelante premura all'ammirazione del Colonnello Brandon.
"Li ha fatti la mia sorella più grande", disse; "e a voi, come uomo di buongusto, credo proprio che piaceranno. Non so se vi è mai capitato di vedere qualcuna della sue creazioni, ma tutti reputano che disegni in modo eccellente." Il colonnello, pur respingendo ogni pretesa di essere un conoscitore, ammirò calorosamente i paraventi, come avrebbe fatto per qualsiasi cosa dipinta da Miss Dashwood; ed essendosi naturalmente risvegliata la curiosità degli altri, i paraventi furono fatti girare per farli osservare a tutti. Mrs. Ferrars in particolare, non sapendo che fossero opera di Elinor, chiese di vederli; e dopo aver ricevuto una soddisfacente testimonianza dell'approvazione di Lady Middleton, Fanny li presentò alla madre, informandola con cautela, nel contempo, che erano stati fatti da Elinor.
"Mmh", disse Mrs. Ferrars, "molto graziosi", e senza nemmeno guardarli, li restituì alla figlia. Forse Fanny pensò per un istante che la madre fosse stata un po' troppo sgarbata, poiché arrossendo un po', disse immediatamente, "Sono molto graziosi, signora, non è vero?" Ma poi fu probabilmente assalita dalla paura di essere stata troppo educata, troppo incoraggiante, visto che aggiunse subito, "Non pensate che ci sia qualcosa dello stile di pittura di Miss Morton, signora? Lei dipinge in modo così delizioso! Che magnificenza era il suo ultimo paesaggio!"
"Davvero magnifico! Ma lei fa tutto bene." Marianne non poté sopportarlo. Era già molto contrariata con Mrs. Ferrars, e una lode così inopportuna verso un'altra, a spese di Elinor, anche se non sapeva nulla del suo vero significato, la spinse a dire immediatamente con calore,
"Questa ammirazione è davvero curiosa! chi è Miss Norton per noi? chi la conosce, a chi importa di lei? è di Elinor che stiamo parlando." E così dicendo, prese i paraventi dalla mani della cognata, per ammirarli lei nel modo in cui dovevano essere ammirati. Mrs. Ferrars parve estremamente in collera, e irrigidendosi più che mai, replicò con questa aspra filippica, "Miss Morton è la figlia di Lord Morton." Anche Fanny sembrava molto in collera, e il marito tutto intimorito dall'audacia della sorella. Elinor fu più ferita dal calore di Marianne che da colei che l'aveva provocato; ma gli occhi del Colonnello Brandon, che si erano fissati su Marianne, proclamavano che lui aveva colto solo quello che c'era di ammirevole in quel gesto, un cuore affezionato che non poteva sopportare di vedere una sorella offesa anche per una cosa da nulla. Ma i sentimenti di Marianne non si fermarono lì. La fredda insolenza di tutto il comportamento di Mrs. Ferrars nei confronti della sorella, le sembrava foriera per Elinor di difficoltà e pene alle quali il suo cuore ferito aveva insegnato a pensare con orrore, e spinta da un profondo impulso di tenera sensibilità, si spostò, dopo un istante, verso la sedia della sorella, e mettendole un braccio intorno al collo, e poggiando una guancia sulla sua, disse a voce bassa, ma ardente, "Cara, cara Elinor, non badare a loro. Non permettergli di renderti infelice." Non riuscì a dire di più; il suo stato d'animo era ormai sopraffatto, e, nascondendo il volto dietro le spalle di Elinor, scoppiò in lacrime. L'attenzione di tutti ne fu attratta, e quasi tutti ne furono colpiti. Il Colonnello Brandon si alzò e andò verso di loro senza sapere che cosa stesse facendo. Mrs. Jennings, con un molto comprensivo "Ah! povera cara", le diede immediatamente i suoi sali; e Sir John si sentì così furiosamente in collera con il responsabile di quella crisi di nervi, che cambiò all'istante sedia per una vicino a Lucy Steele, e le fece, sussurrando, un breve resoconto di tutta quella faccenda così sconvolgente. In pochi minuti, tuttavia, Marianne si riprese abbastanza da mettere fine a quell'andirivieni, e sedersi in mezzo agli altri, anche se il suo animo conservò per tutta la serata l'impressione di quello che era successo.
"Povera Marianne!" disse il fratello al Colonnello Brandon a bassa voce, non appena riuscì ad attirare la sua attenzione, "non ha la salute della sorella, soffre molto di nervi, non ha la costituzione di Elinor; e bisogna ammettere che è qualcosa di molto duro da sopportare, per una giovane donna che è stata una bellezza, la perdita delle sue attrattive personali. Forse non ci crederete, ma Marianne era notevolmente bella fino a qualche mese fa; bella quasi quanto Elinor. Ora come vedete la sua bellezza è svanita."
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Ragione e sentimento - Jane Austen
Classics"Sette anni non basterebbero a fare in modo che certe persone si conoscano l'un l'altra, mentre per altri sette giorni sono più che sufficienti."