5

1.3K 68 13
                                    

Sto cercando di non pensare a Romeo. Vorrei chiamarlo per mettere le cose in chiaro il prima possibile, ma non posso, devo aspettare che inventi una scusa plausibile con Lavinia e si faccia sentire lui. Sono sicura che nel pomeriggio mi telefonerà.

«Da quanto tempo sei sveglio, Ro'? Magari ti svegliassi con tanta voglia per andare a lavorare!»

«Non ho dormito. Guarda che questo, per me, è lavoro!»

Mio fratello super esperto e appassionato di tecnologia (di cui io non capisco una mazza!) è convinto che un giorno riuscirà a inventare un videogioco che conquisterà il mondo intero! Con questa scusa passa tantissimo tempo alla playstation, studiandola dice lui, ma da come si dimena per ogni nemico da distruggere, non mi sembra.

«La mia maglietta!!», si è accorto che la indosso.

«Senti, i punti per averla li ho incollati io, uno per uno!»

«Ma la usi come pigiama?»

«Potrei forse metterla per uscire? È tre taglie più grande!»

«Allora non potevi lasciarla dov'era? Nel mio cassetto!», che noioso!

«Non sapevo che altro mettere».

«Ma se hai tre mila abiti!»

Interrompe questa "simpatica" discussione tra fratelli il trillo del campanello, sono Vito e Jenny in pigiama.

«Ciao, Nady».

«Dopo una sbornia già svegli a mezzogiorno, ma cos'è successo oggi?»

«Siamo stati malissimo! Ma chi ha dormito!»

«Dobbiamo studiare per l'esame e abbiamo un mal di testa...»

«Allora, Roby, spegni quell'affare, metti in pausa. È inutile che fai quell'espressione scocciata, l'hai tenuto acceso tutta la notte! Per voi due, che faccio? Volete un'aspirina?»

«Io sì, grazie!» mi risponde Jenny.

«Tieni, stiamocene un po' tranquilli. Oggi preparo io da mangiare, non preoccupatevi».

Non sarebbe neanche la prima volta! Per cercare di dimezzare le spese, impegni permettendo, ci alterniamo mangiando una volta a casa di uno e una volta a casa dell'altro, ma chi cucina sono sempre io! Mio fratello non ne vuole sapere. Vito e Jenny, rispettivamente originari di Napoli e Bologna, città dove l'arte culinaria eccelle, sono due ottime forchette, ma guai a metterli ai fornelli! Memorabili restano le loro ricette: "Pasta al Sale", "Spaghetti Slavati", "Carne Carbone", "Frittata scesa dal Soffitto". Non so come fanno a sopravvivere questi tre senza di me, quando di tanto in tanto li mollo per le tournée teatrali.

Siamo delle frane. Mi ci metto anch'io, non ci riesce bene niente. Siamo sempre con l'acqua alla gola, ma non affoghiamo mai perché siamo uniti. Siamo più che un gruppo di amici, siamo una famiglia. È stato naturale instaurare un legame così forte, ci sentivamo tutti e quattro dei poveri orfanelli.

Ho sempre avuto la strana impressione di non appartenere alla mia famiglia. Nessuna somiglianza fisica con i miei, nessuna affinità di vedute, nessuna similitudine nei modi di fare. Mi sentivo un alieno, una che era piombata lì per errore. Per me i casi erano due: o mi avevano adottato o c'era stato un increscioso scambio di culle! Sentivo che la seconda opzione era quella giusta, non era possibile che io fossi figlia di una casalinga e di un operaio, i miei genitori erano sicuramente altri, qualcosa del tipo: papà calciatore e mamma ex ballerina, oppure, papà imprenditore e mamma showgirl. Questo avrebbe spiegato la mia ossessione per le luci della ribalta.

Non ho mai archiviato del tutto queste mie fantasie da bambina perché mia madre ha sempre avuto un atteggiamento strano nei miei confronti. Non mi ha mai detto qualcosa di carino, neanche quando teneramente le regalavo i bigliettini per la festa della mamma fatti da me. Mi ha sempre guardato con sospetto, ingigantendo ogni mio gesto in maniera negativa.

La Maledizione dello YorkshireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora