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Tiro fuori dalla macchina i miei amici. Nonostante sia abituata a questo tipo di situazioni, essendo l'astemia del trio, non è semplice per una ragazzetta come me trascinare questi due pesi quasi morti. Barcollano, non riescono a reggersi sulle loro gambe, e cosa peggiore minacciano di vomitare da un momento all'altro!

Miracolosamente apro il cancello, attraverso il cortile condominiale, spalanco il portone e riesco a portarli fino all'ascensore.

Il più è fatto, penserete voi. Ma ancora non conoscete l'inquilina del piano terra, la signora Lina Domì, ex soubrette-attrice dei tempi della dolce vita.

Nessuno si ricorda di lei, perché non è stata una di quelle che ha fatto epoca e ha segnato la storia del cinema, però si ostina a darsi arie da diva. In quanto "grande diva" non mi sopporta, mi vede come la sua più diretta rivale, sono un'attrice esordiente che può darle filo da torcere, rubargli la sua preziosissima popolarità... ma l'ha mai avuta? Per tali ragioni, non spreca occasione per insultarmi ferocemente sperando di scalfire le mie sicurezze. Questo gioco psicologico è diventato lo scopo della sua vita, a tal punto che ogni volta che esco ed entro a casa, a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, spunta precisa, rapida e implacabile. Fa il suo ingresso spalancando la porta, grassa e agghindata come una cantante lirica di scarso valore, capelli biondi ossigenati cotonatissimi, sempre perfettamente truccata in modo vistoso da fare invidia ai clown, avvolta in un boa di struzzo e con in braccio l'immancabile odioso yorkshire Cico.

Naturalmente, anche stavolta, nonostante siano le 4:00, appare di colpo rompendo quel silenzio che c'è solo di notte. Per evitare la solita partaccia, scaravento forse un po' brutalmente Jenny e Vito nell'ascensore, ma nonostante la mia energia, non riesco a entrare in tempo, la Domì mi coglie sul fatto. Mi tocca sorbirmi gli insulti della diva.

«Ecco la nostra attriccccee! L'attriciona! Tu, stupida ragazzina insipida-scialba-depravata non sai e non saprai mai cos'è l'arrrte! I tuoi amichetti? Non teli sei portati quegli altri due imbecilli? La grande artista! Sai solo andare in giro a bere... e Dio solo sa a fare cosa! Ma guarda! Neanche le prostitute vanno in giro così!»

«Ehi! Vada per scialba, stupida ed eccetera... ma criticare i miei meravigliosi e costosissimi capi firmati, no! Quando imparerà a farsi i fattacci suoi rugosa-grassa-rimbambita-invidiosa-attrice fallita? Sta sulle palle a tutti in questo condominio! Forse neanche il suo yorkshire la sopporta!»

La signora Domì, colpita dalla mia reazione, stringe il suo Cico e rientra nell'appartamento. Non avrò esagerato? Mi costringe ogni volta a dare il peggio di me. Io non ho pazienza, non ce la faccio a non reagire.

L'ascensore sale su lentamente, seguendo il percorso della gabbia fatta di ferro battuto, scricchiola, fa versi insoliti, non vorrei davvero restare chiusa qua dentro, sarebbe il coronamento di una pessima serata!

Arrivati al nostro amato secondo piano, mentre tiro fuori i miei amici, sento dei rumori, a me purtroppo molto familiari, provenire dal mio appartamento: mio fratello è ancora sveglio a giocare con la playstation! Con le braccia cerco di tenere i miei amici, con la gamba destra prendo a calci la mia porta, mio fratello capirà?

«Ro'! Roberto! Vieni, muoviti!»

Apre la porta, «Nadiuccia!»

«Aiutami, prendi Vito...», butto il mio amico fra le braccia di mio fratello.

«Oh Roberto, che bello... finalmente fra le tue braccia!», Roberto gli vuole un gran bene, ma a quelle parole, per istinto eterosessuale, lascia di colpo il povero Vito che crolla miseramente con il sedere per  terra.

«Roberto! Ma sei scemo?», gli assetto un pugno non so bene dove, «Se ti ho chiesto di aiutarmi...»

Roberto tira subito su Vito, «Scusami!»

Finalmente sono riuscita a trovare le chiavi nella borsa di Jenny, apro la porta. Siamo talmente in confidenza che non mi meraviglia più il caos totale che regna sovrano nel loro appartamento: vestiti e libri sparsi ovunque, da mesi nessuno dei due ha mai preso uno straccio per togliere la polvere, e naturalmente i letti sono già disfatti.

Sfilate le giacche, tolte le scarpe, poggiati sui loro letti, rimboccate le coperte, si accoccolano per dormire, mi fanno una tale tenerezza... quando non vomitano!

«Vito, pulisci da solo vero?», accenna un sì con la testa, mi accontento, spingo via mio fratello prima che Vito ci ripensi, non ne posso più. Belle queste scarpe ma che male!


La Maledizione dello YorkshireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora