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Mi tocca rivedere Romeo, non abbiamo più una relazione ma continuiamo a lavorare insieme. Devo comportarmi da professionista. Andrà tutto bene.

«Sciagurataaaa!» urla la Domì.

«Aaaah! Ma è matta? Ero soprappensiero, vuole farmi prendere un colpo?»

«Te lo darei un colpo in testa! Ieri notte, tu con i tuoi amici depravati, le urla, i rumori!»

«Senta, avrei evitato anch'io la scenata di ieri sera, ma fin quando ci saranno donne come lei in circolazione...»

«Cosa c'entro io? Tu svampita citrulla vacca... non ti vorrà mai nessuno! Sei una sciacquetta usa e getta! Sei una attrice che non vale nulla!»

«Sì, parla, parla... tra noi sei tu quella che ormai si è giocata ogni possibilità, vecchiaccia!» Che palle questa donna, ma ogni volta? Neanche il cucù degli orologi spunta così puntuale.

Torno a pensare ai fatti miei, tremo, ora sì, ho piena consapevolezza che è davvero finta tra me e Romeo. È una sensazione strana, angosciante. Con due parole ho cancellato tutto, cinque anni e il mio futuro con lui. Come sarà condividere la scena adesso? Riuscirò a essere credibile nel ruolo dell'innamorata Giulietta? Se mi cacciasse via? Sarei rovinata! Niente lavoro, niente Romeo, dove li trovo i soldi per mandare avanti la baracca? Ho agito di impulso, avrei dovuto pensarci prima a tutte queste conseguenze. Queste idee continuano a rovesciarsi e intrecciarsi nella mia testa, il loro suono aumenta d'intensità man mano che percorrendo la strada mi avvicino al teatro. Ho paura del clima che potrei trovare, ho paura di vedere scomposta la routine a cui sono abituata e che mi piace.

Ci siamo, ecco il teatro. All'ingresso c'è Lavinia, sta parlando al cellulare d'affari, chissà, forse ha trovato una nuova fiction da far girare a Romeo. Mi limito a salutarla con un sorriso appena accennato per non disturbarla nella conversazione, e poi, sarebbe davvero ipocrita da parte mia eccedere in effusioni nei suoi confronti. Lavinia, come sempre, mi saluta allegramente, non ha mai capito, ma nemmeno sospettato quello che c'è stato fra me e il suo tesoruccio.

Spingo la porta ed entro. Saluto il proprietario, salgo le scale, incontro e saluto anche gli altri della compagnia. Sorrido, ma nelle orecchie sento la colonna sonora di un film dell'orrore. Non contribuiscono a far diminuire questo senso di inquietudine il buio dietro le quinte e le tavole cigolanti del palco. Romeo è in camerino, mi aspetta come al solito. Sento la sua voce, sta provando le battute.

Finora è andato tutto come al solito. Ora devo bussare alla porta, esito un attimo, busso, «Avanti!», ed eccolo davanti a me. Non so come comportarmi, sto zitta e ferma dall'imbarazzo. Romeo invece è tranquillo, rilassato, mi tratta come sempre, evitando di chiamarmi "amore" o con altri vezzeggiativi e soprattutto evitando di provarci. Sono sorpresa, mi sarei immaginata qualsiasi cosa tranne questa.

Conoscendo Romeo, credevo che si sarebbe messo a supplicarmi con mille smancerie, usando qualche bella scusa convincente... e invece niente. Credevo o ci speravo? Eh, mi sa che puntavo per la seconda! L'ho scaricato, ma in realtà lo voglio ancora! Ma sarò scema?

Le prove scorrono serene, sono contenta così. Sapere che almeno sul lavoro non è cambiato nulla e posso stare tranquilla è un gran sollievo. Almeno ho ancora un lavoro!

Mentre torno a casa a piedi, penso che la mia è stata una scelta coraggiosa. Insomma, è difficile mandare a quel paese l'uomo a cui devi tutto quello che hai, perché con lui perdi anche tutti gli agi e i favori che ne ricevevi. È difficile mandare a monte una relazione che va avanti da tempo, pesa terribilmente dover ammettere di aver buttato via anni inutilmente. Nessuno confessa mai volentieri i suoi sbagli, e quelli in campo sentimentale bruciano più di tutti.

La Maledizione dello YorkshireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora