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Era una vita che non parlavo a tu per tu con mio fratello. Passeggiare insieme poi, è una cosa che non avevamo mai fatto. C'è sempre stato qualcosa che ci distraeva. Da piccoli ci contendevamo l'affetto dei nostri genitori. Da adolescenti, avevamo una scarsissima opinione l'uno dell'altro: per lui ero una stupida vanitosa e lui per me era un patetico sfigato, ci detestavamo a tal punto da trovare addirittura imbarazzante ammettere di essere fratelli! Da grandi, i sogni, il teatro, Romeo, la playstation, è incredibile come vivere insieme sotto lo stesso tetto e vedersi ogni giorno non implica che ci sia necessariamente stretta comunicazione tra i coinquilini.

«Guarda chi c'è! Ciao, Luca!» riconosco e saluto un nostro vecchio amico che non si faceva sentire da tempo, per l'esattezza da quando si è sposato un anno fa. Sta fumando nervosamente una sigaretta, strano. 

Ci riconosce a sua volta e ci viene incontro. «Nadia... tu lo sapevi... me l'avevi detto... perché non mi hai fermato?»

Non è il Luca che ricordavo, è turbato, dimagrito, smunto, ha un'espressione spiritata, malata, mette i brividi. «Aiuto, questo è pazzo!»

«In chiesa c'eri...», si riferisce al giorno del suo matrimonio.

«Sì, e allora?» risponde Roberto in mia vece facendomi scudo, ma Luca ce l'ha proprio con me!

«Perché non hai gridato: "Questo matrimonio non sa da fare!"?»

Roberto mi guarda, io guardo Luca, poi mio fratello, e sentenzio: «Eh sì, è proprio matto!»

«Nadia, tu lo sapevi!» grida come in piena crisi isterica e mi afferra per un braccio.

«Aiuto!»

«Lasciala!»

«Andiamocene e subito!»

«No! Dovete vedere!» insiste con tono minaccioso Luca.

«Preferiamo di no! Buonasera!» rispondo come se niente fosse.

«Dovete vedere... su, a casa mia...»

Lo dice con un tono così lugubre che bisbiglio i miei sospetti a Roberto: «Questo ha squartato la moglie e vuole farcela vedere!»

Allora Roberto preoccupato: «No, è tardi, abbiamo da fare!» e indietreggia tenendo d'occhio Luca.

«Dovete vedere!», ci sbarra la strada.

Non trovando altra soluzione, decidiamo di assecondarlo. I pazzi vanno assecondati, almeno così dicono. Seguiamo Luca che ci fa strada, entriamo in un portone buio e saliamo le scale lentamente, con l'ansia che cresce. Il passaggio è illuminato a malapena da un neon che stenta ad accendersi completamente. Più saliamo su questi alti gradini, più aumentano strani rumori.

Luca si ferma davanti a una porta. Ci lancia uno sguardo inquietante, abbraccio mio fratello, potrebbe essere l'ultima volta! Luca apre la porta e appare la luce! Non quella divina! Ma quella di un comune lampadario. In sottofondo il normalissimo chiacchiericcio di una tv accesa e il rumore di un aspirapolvere. Tutto questo ci rassicura, le nostre facce sbiancate riprendono colore.

A un tratto, arriva abbaiando come un forsennato uno yorkshire, subito seguito dalla sua padrona coperta da una vestaglia di velo impreziosita (si fa per dire!) da pelliccia sintetica rosa. Lei si avvicina soffiandosi le unghie appena smaltate e cammina tutta rigida, strascinando i piedi poggiati sulle pantofole, per non rovinare lo smalto ancora fresco. È la neo-mogliettina di Luca, che con fare acido e ostile inveisce contro il marito: «Chi sono questi?!»

Roberto, con tono cortese: «Ma come? Non ti ricordi di noi?»

Lei ci squadra dall'alto al basso, poi, con aria seccata, «Ah già... sì.»

La Maledizione dello YorkshireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora