Amber aprì lentamente gli occhi. La piccola camera da letto le vorticava intorno, così si girò a pancia in su e fissò il lampadario. Attese.
Percepiva i battiti lenti del suo cuore, il suo respiro regolare. Le sembrava di aver soltanto dormito, per qualche ora, ma sapeva che le era successo ben più di ciò.
Poco a poco, la stanza smise di girare e Amber si tirò a sedere. Era rimasta coricata a lungo su una pesante coperta distesa sul pavimento. Si strinse le ginocchia al petto, spostò una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi dal volto e chiuse gli occhi.
Cercò di ricordare cosa aveva fatto il giorno prima, quando si era addormentata, cosa era successo. Le tornarono in mente però solo poche immagini, frammenti di ricordi. Non un viso definito, nessuna indicazione di tempo o spazio.
Si rassegnò. Aprì nuovamente gli occhi e appoggiandosi ad una sedia vicino a lei si alzò in piedi. Dopo pochi passi però barcollò e cadde in ginocchio sulle piastrelle azzurre della stanza.
Tirò su con il naso, strizzò gli occhi e si rialzò. Questa volta si appoggiò alla scrivania di legno e raggiunse la stretta portafinestra.
Le sue mani avvolsero le maniglie ma per qualche ragione esitò ad aprirla. Era come se qualcosa al di fuori la terrorizzasse. Inspirò profondamente, poi tirò verso di sé le impugnature in ottone.
La porta si spalancò e la luce del giorno riempì la stanza. Amber ne venne accecata, mosse qualche passo indietro e inciampò nella pesante coperta buttata a terra cadendo distesa sul letto. Si rialzò in fretta, schivò la coperta e uscì sul balcone quasi correndo.
Respirò più volte l'aria fresca che ora l'avvolgeva, poi osservò la zona circostante. Sotto di lei si trovava un altro balcone identico al suo, pieno però di piante grasse e fiori che un'anziana signora stava annaffiando canticchiando.
Amber avrebbe voluto farsi sentire, gridarle qualcosa, ma l'istinto le consigliò di restare in silenzio. Si accovacciò in un angolo del balcone e appoggiò la testa alla ringhiera, producendo un cupo "gong" che attirò l'attenzione della signora al piano di sotto. Che male...!
Amber cercò di nascondersi, ma la vecchietta si accorse subito di lei.
<<Amy, tesorino della nonna! Ti sei svegliata tardi oggi eh? Vieni giù che ti preparo la colazione!>> la invitò lei.
<<Arrivo subito nonna!>> le rispose d'impulso la ragazza. Si stupì di aver chiamato così la donna. Nonna? Sul serio si trattava di sua nonna? Cercò di rievocare qualche ricordo legato a lei, ma non le venne in mente nulla. Tornò semplicemente all'interno della camera, chiuse la portafinestra e si preparò ad uscire.
Istintivamente, aprì le ante dell'armadio alla sinistra del letto e ne estrasse un gilet arancione. Fece per indossarlo, quando si accorse di non aver ancora guardato gli abiti che aveva addosso. Camminò fino alla porta della stanza, la aprì e svoltò a destra, entrando nel bagno.
Amber era certa di aver sempre vissuto in quell'appartamento, eppure non riusciva a ricordarsene. Sapeva perfettamente dove si trovava ogni cosa nell'abitazione, conosceva l'indirizzo e aveva anche una vaga idea delle strade intorno. Non aveva però ricordi legati a scene quotidiane o persone e ciò la faceva innervosire.
All'interno del bagno trovò subito lo specchio e osservò i suoi vestiti.
Indossava dei jeans strappati, come andavano di moda, una maglia azzurra aderente e delle comode scarpe basse. I capelli erano raccolti in una coda spettinata e al polso portava bracciali di ogni tipo tra cui due elastici per i capelli.
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ESCAPE- Run
Fantasy(1) L'avventura più assurda della vita di Amber e di cinque ragazzi come lei inizia con un semplice comando: corrette, correte perché ne va della vostra vita. Senza ricordi di alcun genere, senza capire in che modo sono legati, i ragazzi cercheranno...