Capitolo 13

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Rimasero così a lungo, prima che Amber si accorse che Ryan sembrava tutt'altro che felice.

<<Stai male?>> gli chiese la rossa <<Ehi, parlami!>>

<<No, no. Sto bene, credo. È che pensavo al passato, ma ho imparato che bisogna dimenticarlo. Mi sto sentendo uno schifo...>> spiegò il ragazzo. Si lasciò cadere sul materasso di Layla. <<Ho fatto un sacco di casini. Non solo durante questo test, anche in passato. In questi giorni mi capita di ricordare eventi di prima che ci ritrovassimo in questa situazione. Mi sono ricordato della Guerra, dei miei genitori... della mia famiglia. Ho visto più persone morte io di un becchino! Abbiamo avuto una vita disperata, tutti noi. Quasi invidio Tessie e Georgia, che finito il test non dovranno tornare nella nostra città, in quel casino che sono le nostre vite!>> borbottò.

Amber non riusciva a crederci. Possibile che morire fosse meglio che tornare a vivere come prima del T.E.R.R.O.R.E.?

<<Come fai a sapere che la situazione è così disperata? Cosa te ne dà la certezza?>> chiese lei.

Il ragazzo raccolse le gambe al petto, lo sguardo perso nel vuoto. <<Cosa me ne dà la certezza? I ricordi! Noi non possiamo vivere tranquilli. Non sono sicuro di voler finire il test.>> disse.

<<Smettila!>> gridò Amber, che stava per mettersi a piangere <<Perché ti devi arrendere a così poco dalla fine? Deciditi. Vuoi finire quest'avventura con i tuoi amici?>> chiese.

Ryan posò il suo sguardo sulla ragazza e sorrise, anche se era un sorriso amaro. <<Sì, penso di sì. Poi sarei io il candidato "determinazione", eh? Se te lo stai chiedendo, mi ha spiegato tutto Layla stamattina. Anzi, tra poco dovrebbe raccontare tutto anche a te.>> rispose.

Si alzò e fece per uscire, ma sulla soglia della porta si girò di nuovo verso Amber. <<Sei speciale.>> disse, questa volta sorridendo davvero.

La ragazza ricambiò il sorriso. Era stupita dalla velocità con cui l'umore di Ryan cambiasse.

Layla era appoggiata al muro accanto alla stanza a braccia incrociate. <<Tutto bene?>> chiese con una simpatica smorfia al ragazzo. Senza attendere una risposta entrò nella camera e si chiuse la porta alle spalle. <<Abbiamo molto di cui parlare Amber, siediti. Sei pregata di non fare domande o interventi fino alla fine, altrimenti facciamo notte. Ti garantisco che faremo in fretta e avrai il tempo di tornare dal tuo ragazzo. Va bene?>>
Amber arrossì e si sedette di fronte a Layla. Non aveva mai pensato a Ryan come "il suo ragazzo", erano sempre stati grandi amici, ma nulla di più...

La ragazza più grande le schioccò le dita davanti agli occhi. <<Ci sei?>> le chiese.

Amber annuì e si concentrò su Layla che incrociò le gambe e si schiarì la voce.

<<Allora, intanto mi chiamo Layla Draper. Sono la figlia dell'attuale soggetto del T.E.R.R.O.R.E., ma andiamo con calma. Dovresti già sapere che in questi giorni siete stati sottoposti a un test, forse uno tra i più difficili, che prevede un solo vincitore. Io facevo parte del gruppo di scienziati che vi seguiva. Lo ero già da piccola, quando avviammo il primo T.E.R.R.O.R.E., e ho continuato fino al vostro gruppo. Non mi è mai piaciuto, fidati. I primi test lasciavano spazio a più sopravvissuti, a volte anche tutti, ma con il passare degli anni gli scienziati hanno deciso di ridurre il numero di vincitori al fine di avere risultati più affidabili. Ti chiedi a cosa servono i risultati? Stando a sentire loro, sono fatti per completare uno studio sul cervello umano che può essere utile in campo medico o per capire cosa c'è che non funziona nelle menti dei matti. Vuoi sentire anche la mia versione? Non servono a un bel niente! Hanno tutti i soldi che servono per creare macchine di sterminio, strumenti capaci di cancellare e ridare la memoria ai candidati e non possono permettersi qualche aggeggio che riesca a studiare il cervello di una persona senza ammazzarne altre cinque? Ma per favore, hanno qualche secondo fine di sicuro!>> spiegò Layla mettendosi a urlare, evidentemente furiosa. Continuò. <<Hanno assunto anche dei bambini, se erano molto intelligenti come loro collaboratori, altrimenti li usavano nei test. Mio padre ha lavorato per loro diversi anni, io sono nata praticamente nel laboratorio. Si chiedono perché si sia fatto uccidere durante la Guerra? Perché non voleva più vedere morti! Queste esperienze ti segnano nel profondo Amber, per sempre. Io ho visto morire miei coetanei da dietro uno schermo, sempre tranquilla e certa che io ero al sicuro. Alcune persone a cui mi ero affezionata, che non ho mai avuto l'occasione di conoscere, hanno patito molto per colpa di questi stupidi test! Diversi hanno preferito morire piuttosto che tornare nel "vero mondo". Troppe persone hanno sofferto, così ho deciso di agire. Non potevo restarmene nella centrale di controllo con le mani in mano, ad aspettare che qualche buon samaritano tra gli scienziati capisse che stavano uccidendo più persone della peste. Ho deciso di scappare quando mi sono confrontata con il lato disumano degli scienziati, che hanno addirittura infilato nel vostro test due fratelli, sapendo che uno sarebbe certamente morto. Ho lasciato il mio posto assieme all'unica persona che capiva cosa stava accadendo, il mio unico vero amico. Lo andrò a chiamare, ma prima ti devo fare una domanda: tu mi credi?>>

Amber era sempre più schifata dagli scienziati dei test, ma aveva la sensazione di potersi fidare di Layla.

<<Ti credo.>> rispose rapidamente. Sentiva che era la cosa migliore da fare.

Gli occhi di Layla si illuminarono, annuì e si alzò. Aprì la porta di ferro e iniziò a correre verso sinistra.

Ryan raggiunse Amber. <<Hai sentito che storia? Tutto quanto? A me l'ha raccontato stamattina, le ho creduto subito. Tu anche, vero?>> chiese lui <<Quando avremo finito qui prometto che andremo a cercare Callum e Toby, in groppa a Mistral.>> propose.

Amber sorrise. Le sembrava di avere davanti a sé un bambino piccolo. <<Io le ho creduto, mi sembra sincera. Sai chi ci vuole presentare?>> domandò.

Ryan scrollò le spalle e si sedette a terra. <<Ha detto che è il suo migliore amico, mi pare si chiami Jakob... Vabbè, cambiamo discorso. Vuoi sapere che cosa ho fatto in questi giorni?>>

Amber avrebbe volentieri risposto di sì, aveva moltissime domande da fare al ragazzo. Le parve però di sentire i passi di Layla e scosse la testa. <<Dopo. Una cosa alla volta.>>

L'espressione allegra di Ryan scomparve. <<Va bene, allora dopo. Vuoi magari che ti faccia fare un giro turistico del posto?>> chiese ancora.

Quest'idea stuzzicò di più la ragazza. Il giorno prima le era stato descritto a parole l'edificio, ma aveva visto soltanto una stanza con i suoi occhi. Annuì. <<Okay, però facciamo presto. Non sappiamo dove sia finita Layla e quando potrebbe tornare.>> fece notare.

Sul viso di Ryan tornò il sorriso. Si alzò in piedi, si stiracchiò e porse una mano ad Amber. Iniziarono a passeggiare lungo un corridoio con le pareti di cemento. Ogni quattro metri, alternate a destra e a sinistra, delle porte di ferro spalancate lasciavano penetrare un po' di luce. Le stanze erano tutte uguali: stesse dimensioni, stessi monotoni colori e arredi. In alcune erano stati lasciati dei materassi e diverse coperte, nella maggior parte dei casi disordinati e usati.

Ryan fece ripercorrere ad Amber la strada che avevano seguito la sera prima. Improvvisamente svoltarono in un angolo più buio del corridoio e il ragazzo si portò un dito sulle labbra.

<<Fai silenzio, ieri sera qui abbiamo rischiato grosso!>> sussurrò indicando il soffitto.

Amber alzò la testa. Tantissimi pipistrelli addormentati pendevano dalle travi e dai lampadari.

<<Aiuto! Odio quelle bestie! Perché ieri non mi hai detto che c'erano dei pipistrelli? Sarei stata subito in silenzio!>> gridò. Si tappò la bocca, ma ormai era troppo tardi.

Gli animaletti si svegliarono e iniziarono a svolazzare in maniera scoordinata nello spazio, producendo fischi e grida acute. Ryan afferrò il polso di Amber e la trascinò nella prima stanza aperta, chiudendo violentemente la porta di ferro. Le sorrise.

<<Tu sei completamente matta! Ti ho detto di fare silenzio!>> rise.

D'un tratto qualcuno bussò alla porta e Ryan si girò. <<Se questo non è un pipistrello fuori taglia, penso che si tratti di Layla. Continueremo il giro do...>>

Non fece in tempo a finire la frase. Una robusta persona con addosso un lurido camice e un passamontagna spalancò la porta che colpì in pieno Ryan. Respirando a fatica il ragazzo si alzò e zoppicò verso Amber. Cercò di parlare, ma l'ospite sfoderò un fucile da una profonda tasca del camice e lo puntò verso di lui.

Amber vide Ryan indietreggiare terrorizzato. Aveva già superato una situazione del genere, ma senza lieto fine.

<<Non fare follie!>> urlò lui alla rossa cercando di riprendere fiato <<Stavolta me lo prendo io il colpo, niente azioni eroiche!>>

Si bloccò sul posto e rivolse un'occhiata fugace colma di paura ad Amber, poi si rivolse con un tono incredibilmente calmo all'aggressore. <<Sparami, ma non toccare lei.>> disse calmo..

La persona con il fucile alzò il passamontagna abbastanza da scoprire il mento e la bocca, improvvisò un sorriso che subito divenne un ghigno e sistemò il dito sul grilletto.

<<Come desideri.>> rispose. Fece fuoco. 

Rivisto in data 7/7/'16

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