Capitolo XVIII - Finale

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È sabato, non sono andata a scuola per tre giorni, compreso il giorno in cui sono scappata. Oggi Yamato se ne va, eh? Penso, mentre raccolgo i miei capelli in una treccia. Dopo aver indossato la giacca, esco di casa e prendo l'autobus per l'aeroporto. Mentre aspetto che l'autobus arrivi a destinazione, prendo il cellulare, riguardando i messaggi. Alla fine io e Yamato abbiamo parlato un po' al telefono, ci siamo scambiati qualche messaggio, ma non ci siamo più visti da giovedì. Mi aveva detto di non venire, se fosse stato troppo doloroso. Ma tanto sono già salita sull'autobus, ormai non posso più tornare indietro. Siamo arrivati al capolinea, vero?

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All'aeroporto...

Entro nell'aeroporto, facendomi largo tra la folla con valigie enormi che ostruiscono il passaggio. Alzo lo sguardo e osservo il tabellone degli orari. Allora... il volo dovrebbe essere questo... Kyoto, 7:30. Tra un'ora. è un volo diretto, chissà quando arriverà a destinazione. In ogni caso, devo trovare Yamato, ora sarà a fare il check-in. Mi faccio ancora strada tra la gente e cerco Yamato guardando di qua e di là tra le reception. Scorgo due persone, un ragazzo e una donna. Saranno sicuramente loro. Stanno facendo il check-in. Mi avvicino, e Yamato, vedendomi, si avvicina a sua volta, facendo un gesto a sua madre.

《Anna, sei venuta...》
《Certo che sono venuta, ti pare che ti lasciavo andare senza neanche salutarti?》
《Tu saresti capace di tutto, considerando come sei scappata l'altro giorno...》
《Insolente come al solito, eh?》

E alla fine siamo rimasti in silenzio. Continuiamo a guardarci negli occhi, anche perchè nessuno dei due sa cosa dire. Ci abbracciamo, e io lo stringo più forte. Poi ci stacchiamo.

《Anna, fammi indovinare, non hai fatto colazione, vero?》
《Beh, no.》
《Manca ancora un'ora, la facciamo insieme, che ne dici?》
《Ma Yamato, tua madre? La lasci da sola?》
《Non ti preoccupare per lei, deve ancora sbrigare delle faccende.》
《Ok... andiamo allora.》

Troviamo un bar nei dintorni e ci sediamo a un tavolo.
《Yamato, ma tu vai d'accordo con tua madre?》
Il modo in cui parla riferendosi a lei mi preoccupa un po'...
《Perché lo vuoi sapere?》
《Così, per curiosità...》
《Hm.》Non mi da una risposta, dando un morso al cornetto che aveva comprato. Certo che potresti anche dirmi che non ne vuoi parlare...
Alla fine, decido di lasciare perdere, e mangio anch'io.
《Diciamo che... il nostro non è un rapporto molto... amichevole.》
Hai improvvisamente deciso di rispondermi, vedo. 《Perché? 》
《Da quando i miei hanno divorziato, col tempo io e lei ci siamo... divisi, diciamo. Non abbiamo più quel rapporto che avevamo prima.》

Attenzione, i passeggeri del volo B1 in partenza per Kyoto sono pregati di recarsi...》Un annuncio interrompe la nostra conversazione, prendendomi alla sprovvista.
Tutti e due ci guardiamo, consapevoli di quello che sarebbe successo.
Yamato si alza, prendendomi per mano, trascinandomi con lui.
《Andiamo.》dice, con voce calma.
Ci dirigiamo verso il posto dove ci sono i controlli delle valigie, trovando lì anche la madre di Yamato.
Il mio cuore batte forte, come non mai. Yamato si gira verso di me.
《È tempo... di dirsi addio.》dice, con un'espressione triste. Io gli corro incontro, abbracciandolo, e singhiozzando. Lui mi abbraccia forte, di colpo. Sento qualcosa che mi cade in testa. Delle gocce... delle lacrime. Alzai il viso, non credendo a quello che avevo sentito. Yamato...sta piangendo. 《M-Mi dispiace...》dice, guardandomi, con le lacrime che gli rigano il volto. Affondo di nuovo la testa nel suo petto, continuando a stringerlo. Ma alla fine, è arrivato il tempo di staccarsi. Ci guardiamo un'ultima volta, in lacrime, e ci baciamo. 《Addio...》ci diciamo entrambi. 《Ti amo.》 Mi dice lui, sorridendo tristemente. 《Ti amo.》
gli rispondo io, con la stessa espressione. E così, ci salutiamo.

Torno a casa, distrutta. Mi butto direttamente sul letto, piangendo. Continuo a ripensare a lui, e non riesco a togliermelo dalla testa. Come ha pianto... Com'era la sua espressione quando piangeva... E persino quell'espressione così sorpresa della sua povera madre, che probabilmente vedeva per la prima volta il figlio in quelle condizioni...
La mia testa stava scoppiando.

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Due mesi dopo...

La scuola è tornata com'era prima di incontrarlo... Ormai sono due mesi che se n'è andato... Ed ecco che ricomincia la solita routine... svegliati, vai a scuola, torna a casa, e vai a dormire. Per qualche strana ragione, ho anche smesso di leggere. Ho smesso di fare ogni cosa che facevo prima.
Oggi, un'assolata giornata di Maggio, dopo essere tornata da scuola, mi ritrovo a ripensare a quello che è successo. Sto seduta alla scrivania, stando lì a pensare.
Quando Yamato non c'era, la mia vita era veramente monotona, così come lo è ora. E poi, è arrivato lui. Quell'insolente che mi ha cambiato la vita.
Quando, all'improvviso, sento bussare alla mia porta.
Mi affaccio alla finestra, chiedendo:
《Chi è?》
《Anna, sono io, ho dimenticato le chiavi!》 Sento l'allegra voce di mia madre provenire da sotto. Non so perché, ma mia madre sta sorridendo.《E ti ho portato qualcun altro!》esclama, indicando l'altro lato della strada. Da lì, vedo un ragazzo moro, la cui chioma è illuminata dalla luce del sole. Il ragazzo alza lo sguardo, rivelando il suo viso sorridente. 《Yamato?!》Grido, portando le mani alla bocca, in lacrime. Il suo sorriso era così raggiante che faticavo a riconoscerlo. 《Anna! Sono tornato!》 Grida, anche lui in lacrime. Inizio a correre al piano di sotto, più veloce che posso. Apro la porta e gli corro incontro, baciandolo. Fu un bacio abbastanza lungo, dopodiché, ci staccammo. 《Perché sei tornato? Come hai fatto?》 Gli chiesi, con gioia.
《Praticamente...》

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A Kyoto, due giorni fa...

Dopo l'ennesima giornata a scuola, tornai a casa. Salutai mia madre, che sembrava più strana del solito. Questa volta, lei mi fermó prima che potessi andare in camera mia.
《Yamato, da quando siamo venuti qui, sembri ancora più triste di quando siamo venuti in Italia. È a causa di quella ragazza? 》mi chiese, preoccupata. 《Non sono affari tuoi.》 Gli risposi, freddamente. Mi avviai verso la mia camera, ma lei si mise di fronte a me. 《Io voglio solo che tu sia felice. Per cui...》 mi mostrò tre biglietti per l'aereo. 《Torneremo tutti insieme in Italia.》La abbracciai all'improvviso, felice come non mai. 《Grazie, mamma! Grazie davvero! Sono felice!》 Mia madre sembrava piuttosto sorpresa, ma ricambiò il mio abbraccio, scoppiando a piangere.
《È passato... così tanto tempo da quando mi hai abbracciato così...》 disse, singhiozzando.
《Sono così felice... che tu sia felice.》

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《...e alla fine... il rapporto con mia madre si è sistemato.》disse, sorridendo.
《Quindi... resterai qui, vero?》chiesi, aspettando una risposta positiva con tutto il cuore.
《Sì, Anna, resterò qui.》 Disse, abbracciandomi.
《Che... che bello...》 dissi, ancora in lacrime. 《...Sono felicissima...》
continuai, sorridendo.
《Sono felice... che tu sia felice.》 Disse lui, sorridendo, e baciandomi ancora una volta.

~Fine~

And then, he came.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora