capitolo quarantuno

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Francesca
Non riuscivo a smettere di ridere, il messaggio di Simone mi mostrava tutta la sua preoccupazione ed io me la ridevo alla grandissima. Mentre mi avviavo fuori scuola mi guardavo attorno, di colpo tutti parlavano a bassa voce, mi guardavano, indicavano, ridevano. Alzai la testa e guardai davanti a me, capendo al volo quale era il motivo di tanta meraviglia.. Simone era davanti a me, appoggiato alla sua auto con un'espressione tremenda sulla faccia. Mi venne di nuovo in mente dello scherzo e corsi da lui per salutarlo. Non aprì bocca, mi tirò per il polso e mi strinse a se. Le farfalle nel mio stomaco ballavano la samba, facevano le olimpiadi ed il mio cuore sembrava volesse esplodermi a ritmo di macarena. Con una delle sue grandi mani mi alzò il mento, guardandomi con quegli occhi così belli e profondi che ci potevo trovare l'universo dentro. Il suo viso divenne sempre più vicino e poi, finalmente, le nostre labbra si sfiorarono per poi scontrarsi con ardore, impazienza, passione. Ero un vortice di sensazioni, mi sentivo bene come ma prima d'ora e non mi importava di chi ci stesse guardando perché in quel momento eravamo solo io e lui. Poco dopo ci staccammo, guardandoci negli occhi prima di notare i flash e le videocamere che filmavano. Ridendo corsi in auto, lui salì accanto a me è scappammo via. "Hai parlato con i tuoi quindi.." lasciò la frase in sospeso guardando davanti a se mentre guidava. "Si ma non è come pensi" dissi bloccandolo quasi subito e trattenendo una risata "mi hanno detto di si, mamma ha fatto tre milioni di domande perché era preoccupata ecc., ma poi ha detto si" dissi tutto di filato, sorridendo. Lo guardai arrabbiarsi e di colpo frenó l'auto. "E tu mi fai questi scherzi? Ho rischiato la morte su questa cazzo di auto per venire da te ed era un cazzo di scherzo?!" Le sue urla mi spaventarono, rimasi a fissarlo senza sapere cosa dire. Non mi aspettavo una reazione del genere, non l'avrei mai immaginata. Mi voltai a fissarlo e vidi la sua espressione mutare, cominciò a ridere poco dopo ed io capii. Era uno scherzo. "Testa di minchia" sbottai e gli diedi un pizzico sulla gamba. Lui si ricompose, smettendo di ridere per la mia espressione terrorizzata e rimettendo in moto l'auto. "Ora, tua madre è in casa? Devo parlare con lei del tuo nuovo lavoro" disse poco dopo, eravamo già quasi fuori casa mia "si, è in casa" dissi e gli diedi indicazioni per parcheggiare. Scendemmo dall'auto e bussai al campanello. Rispose la voce a bradipo epilettico semidormiente di mia madre che ci aprì poco dopo. Salimmo le scale entrambi con l'ansia che ci andava alle stelle. Non sapevamo la sua reazione, eravamo piuttosto preoccupati. Arrivammo sul pianerottolo e la porta lentamente si aprì.

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Eccoooo, un beso a tutti e buon Sabato Santo❤

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