Capitolo 2

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Un lungo e basso ringhio fuoriuscì dalle mie labbra. Senza che potessi più controllarmi. In realtà non volevo controllarmi. In testa avevo solo un pensiero "Dovevamo trovarlo e in fretta". C'era qualcosa che chiaramente non andava.

Il mio lupo sembrava impazzito, il mio battito incontrollabile, inarrestabile e il battito del mio cuore con esso. La foresta sembrava volermi inglobare nelle sue lunghe spire, senza lasciarmi via di scampo. La luna così immensamente lontana, il dolore così irrealmente reale. Persi il lume della ragione. Qualsiasi briciolo di calma compostezza mi fosse rimasto, ora non c'era più. I canini si allungarono fino a fuoriuscire dalle mie labbra e le unghie, ancora ben ancorate nel terreno, squarciarono il terreno arrivando abbastanza in profondità da tenermi fisso lì. Le ossa si spezzarono, una ad una e mai provai un'agonia così dolorosamente lunga, neanche durante la mia prima trasformazione e la carne si tese, al limite. Spasmi di dolore ed eccitazione scossero furiosamente il mio corpo. Alzai nuovamente il volto verso madre luna e mi preparai a completare la trasformazione.

Mi affidai totalmente al mio istinto animalesco e scattai in avanti, diedi il via alla mia personale corsa contro il tempo, contro ogni buon senso, pensiero e sentimento. Corsi nella foresta, nascosto dai grandi ceppi degli alberi secolari che per anni erano stati il mio rifugio, ma che ora ostacolavano ciò che tutto il mio corpo aveva bisogno di trovare. Vedere. Non sapevo che direzione seguire, quale odore fosse quello che il mio corpo fremeva di poter annusare, lambire, toccare. Ma all'improvviso, un odore di sangue e foglie secche arrivò come una dolce carezza alle mie narici e capii di aver fiutato giusto. Il mio istinto mi stava indicando la direzione giusta. Corsi sempre più velocemente, mentre un senso di irrequietezza continuava ad attanagliarmi lo stomaco.

Mille e più pensieri passarono vorticosamente nella mia mente, mentre ancora col mio lupo a dominarmi, mi feci largo tra gli abitanti di tutto il villaggio che si affannavano correndo per ogni dove. Alcune donne riportavano i loro figli piangenti nelle case, mentre altre sembravano tanto sconvolte da sembrare delle statuine di gesso. Questo non fece che accrescere il mio malessere.

Un istante dopo, un piccolo battito mi invase il corpo e la mente. Brividi percorsero la mia schiena. Un battito che non mi apparteneva, ma che era così legato al mio da farne parte, da renderlo un'unica cosa ecco cosa sentivo.

Bum... Un altro battito, debole.

Mi guardai intorno, frastornato, la mente annebbiata, mentre cercai di capire da dove provenisse. C'era troppa confusione, anche gli uomini correvano impegnati a cercare chissà chi. Un ragazzo inciampò davanti ai miei occhi mentre mi sorpassava portando con sé alcune coperte. Il caos regnava sovrano nel mio piccolo paese.

Chiusi gli occhi. "Devo concentrarmi solo sull'olfatto ", mi ripetei mentalmente.

Inspirai più profondamente e risentii ancora quell'odore pungente di sangue e dolce foglia secca. Era un odore debole e contaminato. Il sangue prevaleva, lo avvolgeva quasi completamente. Voltai lo sguardo verso un ordine impartito a voce più alta da un uomo, un dottore, a stento riuscii a riconoscerlo. I suoni ora mi sembravano così confusi, ovattati, deboli.

Ma lì tra le braccia, inerme, c'era lui.

La fonte del mio malessere interiore, ma anche del risveglio del mio cuore.

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