Capitolo 11

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In qualsiasi momento la vita decidesse di far intrecciare la tua strada con quella del tuo compagno predestinato, il momento in cui entrambi deciderete di scegliervi per l'eternità, si racconta, sia il momento migliore della propria intera esistenza.

Per quanto possa sembrare non esserci una scelta propria in merito al compagno predestinato; la scelta sta proprio nel decidere entrambi, consenzientemente di voler stare uno accanto all'altro, scegliendosi ogni giorno, qualunque cosa accada. L'attimo infinito in cui, al culmine dell'unione fisica, l'uno marchia l'altro creando così un legame che non solo unirà per sempre i propri corpi, ma legherà le anime in un intreccio di forza e condivisione; è raccontato da unione a unione come qualcosa di spaventosamente magico e unico in grado di spezzarti e ricomporti in un essere nuovo.

Guardando il mio piccolo ma forte lupo lottare per la sua vita, mi chiesi perché allora io, avrei dovuto spezzare l'unicità di quel magico ed infinito attimo; rubandogli la possibilità di scegliermi, decidendo per lui, per la sua vita...Anzi per la nostra vita.

Non era mai accaduto che uno dei due decidesse di legare l'altro a sé senza il suo consenso. Raramente era successo che questo avvenisse al di fuori del primo rapporto d'unione e chi ha potuto raccontarlo lo ha descritto come qualcosa di estremamente doloroso, avvenuto al solo scopo di salvarsi da ferite mortali.

Allo stesso tempo come potevo lasciare che la vita scivolasse via da lui? 

Fino ad ora la mia vita si era svolta solo ed unicamente intorno al benessere e alla prosperità del mio branco. Non avevo forse diritto anche io ad un po' di felicità da condividere con qualcuno che potesse ricambiare il mio amore? Il dolore per la scelta che dovevo fare stava dilaniando me e il mio lupo. Non sapevo quanto doloroso sarebbe stato, ne se sarei riuscito ad assorbire tutto il dolore del legame imposto prima che lui lo provasse e che per questo ne morisse. Avevo così maledettamente paura...

Il peso della decisione che dovevo prendere mi gravava addosso come se un intero palazzo mi stesse schiacciando. Non avevo scelta eppure... Avrei maledettamente voluto averla.

Mi accasciai sulla poltrona e sospirando bruscamente cercai di ricompormi e racimolare tutte le energie rimastemi. Strinsi forte i miei capelli tra le mani, tirandoli con forza come se questo potesse in qualche modo lenire i sensi di colpa e rendermi per un attimo innocente. Innocente come la creatura che giaceva inerme sul mio letto, quella stessa creatura che mi chiedeva di salvarla ma sicuramente non così; non con tale brutalità. Volsi un ultimo sguardo alla luna e pregai che mi desse la forza necessaria a portare avanti questo abuso, perché di questo si trattava, permettendoci alla fine di vivere.

Mi alzai e lentamente mi avvicinai al letto. Con una lentezza volta a posticipare il più possibile questo inevitabile momento, mi tolsi ogni indumento. Un pezzo alla volta cadevano sul pavimento così come ogni certezza che avevo avuto prima di quel momento abbandonava il mio corpo. 

Nudo, e stanco, diedi al mio lupo lo spazio necessario per uscire fuori. Neanche il dolore delle ossa che si spezzavano e si ricomponevano, questa volta, riuscì a distruggermi come l'accecante consapevolezza del gesto che avrei compiuto di lì a poco. Con un pigro balzo saltai sul letto. Mi presi del tempo per osservarlo come se fosse la prima volta e allontanai quella parte della mia coscienza che terrorizzata mi ricordava che sarebbe potuta essere anche l'ultima. Scrollai il capo con forza e mi ripetetti che non sarebbe andata a finire così, non lo avrei perso. Sarei dovuto essere veloce, se avesse provato a respingermi anche questa volta avrebbe potuto fallire tutto. Veloce e il più possibile, indolore, per lui. 

Avrei scelto per lui anche il dove. Dove chiunque avrebbe potuto vedere il segno del mio sopruso nei suoi confronti e sperai che un giorno avrebbe potuto perdonarmi e capire perché l'ho fatto. Mi avvicinai col muso alla sua zampa e la toccai. Non oppose alcuna resistenza. Felice di poterlo finalmente toccare, gliela leccai, più e più volte. Finalmente qualcosa stava andando per il verso giusto.

Dopo un tempo indefinito e a malincuore smisi di leccargli la zampa e avvicinai il muso al suo collo, lì dove potevo sentire il suo corpo richiamarmi. Cauto ci poggiai il muso, avendo paura che da un momento all'altro si potesse spezzare e che di lui non ne rimanesse nulla se non il distorto ricordo di un incubo che ti colpisce all'improvviso e sempre nel momento peggiore. Inspirai a pieni polmoni il suo paradisiaco odore, lo feci entrare a forza nel mio corpo, lo impressi in ogni fibra, me ne inebriai e con la bava al muso iniziai a leccarlo convulsamente, lì dove lo avrei morso. Leccata dopo leccata la ragione sembrava abbandonarmi, mi sentivo drogato del forte desiderio di lui e questo in un altro momento avrebbe potuto farmi sentire sbagliato ma in quel momento sembrava quasi, giusto. Mi allontanai con fatica e usai la frustrazione che mi colpì in quel momento per lacerarmi la zampa destra, così da creare un'esca perfetta. 

Sperai di vedere i suoi occhi aprirsi solo per me e che guardandoli avrei potuto scorgerci il suo assenso, ma nulla s'era mosso. Un sibilo di rassegnazione lasciò il mio muso e inspirando fin quando non mi mancò il respiro, mi riavvicinai. Le zanne mi dolevano per la nuova ondata di desiderio e impellenza che mi colpì, fulminea. Non mi diedi altro tempo per rimuginare sul presente e sulle conseguenze che tutto ciò avrebbe avuto sul mio futuro e lo morsi.

Azzannai il suo collo con forza e mentre il sangue mi scorse nella bocca macchiandomi del peccato, un forte ululato si espanse nella stanza, lui mi aveva sentito e come un richiamo onnipotente stava rispondendo. Allungai la zampa che prima avevo lacerato, verso il suo muso, le sue zanne mi marchiarono e come un'esplosione di fuoco mi sentii bruciare. Ovunque, non solo tramite le zanne, dove i nostri corpi entravano a contatto, tutto bruciava; lo sentivo ovunque non il marchio o il legame appena creato, ma lui. Potevo sentirlo dentro di me, potevo vederlo, flash di momenti che avevo vissuto si mescolarono ai suoi, mi sfrecciavano davanti agli occhi per depositarsi nel mio cuore. 

Poi sopraggiunse il dolore e nulla era paragonabile ad esso, così forte, così lacerante, mille morsi parevano attaccarmi in ogni dove mentre solo uno minacciava di uccidermi realmente, il morso della morte. Fu questa consapevolezza a darmi la forza di reagire e strappai la mia zampa dalla sua morsa volendo ululare dal dolore ma consapevole di non poter ancora mollare la presa dal suo collo. Feci per portare la zampa che ero certo fosse rotta e che a mala pena rispondeva ai miei comandi, sopra la sua testa che era nuovamente collassata sul letto, complice il forte shock che il suo corpo stava subendo. La sua parte l'aveva fatta il mio cucciolone, ora toccava a me salvarlo, come lui mi aveva chiesto. 

Assolutamente impreparato per quello che stavo per ricevere ma senza alcun dubbio sul volerlo ricevere, poggiai senza esitazione la zampa sulla sua testa e cominciai ad assorbire il suo dolore. Non avevo bisogno di vederla per saperlo, mi bastava sentirla, il dolore stava consumando le vene della zampa e più passava il tempo più lo sentivo risalire come un virus che ti consuma dall'interno. Avrei voluto urlare, avrei voluto che questo dolore non fosse così doloroso, che non mi uccidesse dentro, ma non potevo per nessun motivo mollare la presa. Lo avrei assorbito fino alla fine; fin quando fosse stato necessario e le forze avrebbero abbandonato il mio corpo. Restai ancorato a lui così da non potermi dimenticare chi stavo salvando, per chi stavo lottando. Ricordi, emozioni e sensazioni continuavano a defluirmi sottopelle e non potevo in alcun modo scegliere cosa vedere e ciò che vidi mi fece più male del male che stavo cercando di sradicare dal mio compagno. Desiderai di trovarmi solo in un incubo, non sarei mai stato capace di accettare che quella era stata la sua unica realtà fino a quel momento. 

Il dolore mi stava spossando e io mi sentivo così maledettamente stanco. Non mi resi conto che il dolore era finito fino a quando ogni singolo ricordo non smise di tormentarmi con la sua crudezza. Non avevo la forza di muovermi più ormai. Guardando con la coda dell'occhio la mia zampa mi accertai che altro dolore non defluisse più nelle mie vene e con sollievo scoprii che era così, ma allo stesso tempo mi resi conto che la carne era bruciata in più e più punti, ci avrebbe messo giorni se non settimane a guarire. 

Le zanne erano impresse così in profondità nel suo collo che mi meravigliavo di poter sentire ancora il battito del suo cuore. Staccandomi dal suo collo potei sentire la mascella scroccarmi per averla tenuta aperta con così tanta forza e con dolcezza leccai la ferita che gli avevo procurato, finché non vidi il morso iniziare a cicatrizzarsi e così seppi che tutto aveva funzionato. Lui stava bene ora, stava iniziando a guarire e si sarebbe ripreso. Non sarebbe morto, avrei avuto la possibilità di conoscerlo veramente e amarlo come meritava. Con questo pensiero a vibrarmi dentro l'anima mi ritrasformai, allo stremo delle mie forze e seppur con la vista sfocata dalla sofferenza, potei vedere anche lui tornare umano. 

Solo dopo mi concessi di svenire, senza che un sorriso abbandonasse le mie labbra.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 21, 2023 ⏰

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