Capitolo ventisette.

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-Mi domando solo perché stiamo usando un jet privato quando poi ho le mie ali.- Sbuffo, guardando fuori dal finestrino.

-Conoscendo il Re vuole farvi perdere tempo.- Dice l'uomo seduto davanti a me, mentre soffia nel suo tè e tenendo lo sguardo basso.

-Sai a chi somigli ?- Domando attirando la sua attenzione. -A Belzebú...- chiudo i miei occhi in una fessura, notando tanti tratti molto simili, come il modo di parlare e le movenze.

-Che novità. Sono il suo gemello.- Dice come se niente fosse, ed io sussulto.

-Gemello ?! Non me ne aveva mai parlato !- Sbotto.

-Mio fratello è un uomo molto riservato Duchessa, credo che ormai l'abbiate capito. Inoltre non ci parliamo da secoli, non mi stupisce per niente questo suo silenzio.- Risponde seccato il demone, guardando fuori dal piccolo finestrino posto al lato.

-Scusa, come ho fatto a non notarti prima ?- Chiedo confusa.

-Sono andato via dagli Inferi molto tempo fa, mia signora. Lavoro per conto del Re in privato. A proposito; grazie per aver fatto saltare tutto. Sul progetto delle anime ci lavoravamo da decenni.- Mi rimprovera ed io sbuffo: burbero come il gemello, non c'è che dire.

-Quindi adesso noi stiamo andando dalla moglie di Belial ?- Svio il discorso, non ho per niente voglia di parlare del motivo per il quale mi sono dovuta infiltrate negli Inferi.

-In tecnica si. L'ho osservata per lungo tempo. Vive con degli indigeni, che cosa squallida.- Fa lui seccato, non togliendo quella sua espressione perennemente schifata.

-Ritornando al discorso di prima: perché mai Lucifero mi vuole lontana dagli Inferi ?!- Inizio a preoccuparmi.

-Non sono mica un'enciclopedia.- Fa lui scrollando le spalle.

Non ha tutti i torti.

Decido di mandarlo al diavolo mentalmente, ma di comunicargli a voce che mi appisolo. Chiedo dove posso e mi dice che c'è una stanza da letto poco più avanti, vado e mi sdraio immediatamente, viaggi così mi fanno prendere sonno.

"Sono in una stanza buia...non vedo quasi niente, tranne le leggerissime sagome dei mobili che ci sono.
Inizio a camminare e mi guardo intorno spaesata, tentando di agitare le mani per orientarmi e non sbattere contro qualche mobile.
Ad un tratto, si accende una fioca luce infondo alla stanza ed io, come se fossi attratta da chissà qualche curiosità, inizio a camminare verso la piccola e calda luce.

Giunta ormai davanti, noto che la luce in questione è una piccola palla che emana calore, ha le dimensioni di una pallina da tennis.

Rimango imbambolata vicino ad essa, la guardo come se in stato di trance, quando poi, un impulso mi spinge a toccarla.

Appena lo faccio però, un enorme bruciore interno mi inonda, ma non sembra importarmi, stringo ancora di più la palla di luce tra le mie mani, fino a quando, non la spingo contro il mio petto in modo molto violento.

Tutto si ferma, ed io casco per terra, la stanza inizia ad illuminarsi e riconosco che è la stanza di Lucifero.

-Non mi aspettavo una reazione del genere...- Sento una voce sussurrare, mi giro di scatto e vi trovò il padre degli Inferi, dietro di me e in piedi, mentre mi guarda dall'alto con uno strano ghigno.

-Chi sei ?!- Sbotto alzandomi, accorgendomi solo adesso che sono avvolta da una camicia da notte bianca e molto lunga e larga.

-Sono Lucifero...non mi riconosci ?- Ghigna ancora questo.

Infiltrata nel cuore. (Inm2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora