La Luna padroneggiava nel cielo tempestato di stelle, quella notte, e uccelli ed altri animali si contendevano il silenzio notturno con i loro versi. Nel giro di qualche ora il Sole avrebbe fatto la sua comparsa, ancora una volta come ogni giorno dall'alba dei tempi, e avrebbe rischiarato il cielo portando via con sé le fioche luci dei lampioni, la soffice nebbiolina di campagna, i sogni dei contadini e la vita di un uomo. Almeno per quanto ne so io.
Aspettò l'alba per morire, non riusciva ad immaginare il paradiso di notte, mi disse.
Quando Marlene venne a chiamarmi ero nervosamente immerso nel tepore del sonno estivo, mi giravo fra le lenzuola umide come se il destino mi stesse inconsciamente avvertendo di ciò che stava per accadere. La domestica bussò tre volte alla mia porta e i miei occhi si spalancarono immediatamente, come se non aspettassero altro che essere svegliati. Bussò tre volte. Emergenza. Erano anni che non ricevevo una chiamata notturna e tanta era la curiosità di capire chi fosse l'ammalato, eppure la presunzione di volerne indovinare il nome la vinse per qualche secondo. La coscienza però mi destò quasi subito da quel subdolo ma umano sentimento, e così mi accinsi ad aprire la porta.
Marlene, ancora in tenuta da notte, mi guardava tranquilla e immobile, come se il mio ritardo non fosse una novità o qualcosa di cui stupirsi.
"Lo straniero" disse, "sta morendo, vuole che lei vada a visitarlo".
Non avrei potuto far nulla per quell'uomo, capii, eppure portai lo stesso con me la borsa con gli arnesi del mestiere.
Mi addentrai da solo, nel cuore della notte, fra i vicoli del paese, senza incontrare anima viva. Poi camminai costeggiando il parapetto, oltre il quale il fiume scorreva rapido e indisturbato, distorcendo sulle onde il riflesso della luce dei lampioni. Ricordo poco di quel tragitto, la mia mente doveva essere ancora un po' addormentata.
Dopo alcuni minuti mi trovai finalmente dinanzi alla casa del morente e deciso bussai alla porta. Tre volte. Dopo alcuni secondi di attesa venne ad accogliermi un ragazzo dagli spenti occhi grigi, magrolino, dall'aspetto trasandato e debole. Era il garzone dello straniero. Mi fece strada all'interno e subito fui pervaso dal forte odore di muffa che aleggiava in quella casa. Intesi che il ragazzo doveva occuparsi esclusivamente dell'uomo, mentre alla pulizia della casa non badava probabilmente nessuno da molto tempo, o forse nessuno vi aveva mai badato. Sul pavimento in marmo giacevano supini alcuni fogli di giornale ingialliti dalla polvere, e nonostante vi fosse un lampadario lungo il corridoio il ragazzo mi fece strada illuminando le pareti bianche con una candela. Mi ritrovai ad essere quasi spaventato da quella insolita situazione. Giungemmo di fronte ad una porta verniciata di giallo, il ragazzo posò una mano sulla scura maniglia di ferro e guardandomi con un accenno di sorriso disse: "Aspetterò qui".
Scostò l'uscio lentamente e il fastidioso cigolio echeggiò nel tombale silenzio della casa. Dallo spiraglio che andava dolcemente aprendosi all'interno, scorsi una camera spoglia, arredata solo da un letto in ferro battuto, un comodino e un vecchio guardaroba marcio in legno. V'era anche una finestra ma, essendo notte, l'unica fonte d'illuminazione era un'altra candela dalla fiamma traballante che, poggiata sul comodino, proiettava la propria luce giallastra sulla carta da parati ad arabeschi ed infondeva nella stanza un inaspettato senso di calore e di pace.
Sul letto giaceva un uomo visibilmente debole i cui zigomi erano stati scavati fino all'osso dalla malattia e scuriti dalla barba incolta di qualche giorno. La porta si richiuse alle mie spalle e timidamente feci il mio ingresso nella stanza. Afferrai una vecchia sedia in legno e la portai accanto al letto dove l'uomo, chissà da quanto tempo, stava lentamente rimandando il momento della sua morte. Non riuscii immediatamente a capire se i suoi occhi fossero aperti oppure chiusi, ma ebbi la certezza che si era accorto di me quando, dopo alcuni secondi di imbarazzante silenzio nei quali credetti che l'uomo fosse già morto, mi parlò.
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Olio su tela
Fiksi UmumNel mezzo di una notte, un dottore della campagna francese viene svegliato per visitare un uomo in fin di vita. Il malato, prima di morire, vuole raccontare al medico gli ultimi mesi della sua esistenza ed affidargli un compito importante: recapitar...