Parte prima, Capitolo V

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"Mi sto lasciando andare" disse l'uomo. "Ormai lei sa tutto, non c'è più bisogno che io sia qui". Mi fissò per qualche istante, poi disse: "Lottare per vivere è un conto, lottare per non morire è molto più faticoso".
Dunque io ero l'ultimo elemento da sistemare nello scaffale dei suoi pensieri, e ora che l'aveva fatto poteva smettere di combattere la sua malattia, abbandonarvisi e, finalmente, morire in pace.
"Stia tranquillo, signor Marcus, farò tutto ciò che mi ha detto" risposi.
"Oh certo che lo farà, e non mi interessa se per il denaro o per fare un viaggio a spese altrui, non mi interessa proprio" disse sorridendo. "L'importante è che lei si attenga alle regole, il resto non è affar mio".

Il cielo si stava lentamente trasformando, gli uccellini oramai cantavano già da qualche minuto e la Luna si apprestava a lasciare spazio al Sole. I colpi di tosse dell'uomo si fecero sempre più frequenti e graffianti, i suoi movimenti più lenti e faticosi. Chiuse gli occhi.
"Venga più vicino, dottore" mi disse.
Mi avvicinai a lui con la sedia. Mi tese la mano e così, tenendola fra le mie, lo stetti ad ascoltare.
"La luce mi infastidisce, ma la prego di non chiudere le persiane e le tende" disse.
"Come vuole, signor Marcus" risposi.
Le sue mani erano rugose, le vene bluastre sporgevano in superficie. Aprì leggermente la bocca e cominciò a respirare affannosamente.
"Vuole un sorso d'acqua?" chiesi timido, ma lui fece di no con la testa, rimanendo impassibile.
Ero triste, imbarazzato, non sapevo cosa fare, e così me ne restavo lì, a guardarlo aspettare la morte, quasi a invocarla. Capii, dunque, che il suo tempo era giunto al termine e lui non si sarebbe opposto.
"Mi dica, per favore, quando un raggio di Sole entrerà in questa stanza" mi chiese.
"Lo farò, ma perché vuole che lo faccia?" domandai curioso.
"Io ho gli occhi chiusi, e li terrò chiusi fino a quel momento. Poi me ne andrò, e cavalcando quello stesso raggio di Sole raggiungerò il cielo" rispose.
Rimasi in silenzio. Un po' imbarazzato pensai che la malattia doveva avergli causato qualche danno mentale, ma poco importava, era il suo modo d'essere felice e io non avevo il diritto di contraddirlo.
Dopo qualche minuto il suo respiro si fece lentamente sempre più affannoso, poi un'ombra fuori dalla finestra mi passò davanti agli occhi, probabilmente una rondine. Notai che vicino alla finestra un rettangolo di luce illuminava il pavimento  e rendeva visibili migliaia di puntini di polvere fluttuanti nella stanza. Il primo raggio di Sole aveva fatto il suo ingresso e io non me ne ero accorto. Sulle prime ebbi paura di destare l'uomo, ma poi mi dissi che quello era il suo ultimo desiderio e io lo avrei accontentato.
Lo svegliai. Si voltò, sollevò il capo e guardò la finestra, il Sole era alto nel cielo. Sorrise, poi mi guardò: "Ora posso andare, dottore, sono venuti a prendermi".
Lo guardai senza dire una parola, sorrisi anche io. L'uomo tornò con la testa poggiata sul cuscino e chiuse gli occhi.
Rimase così per qualche secondo, o forse per qualche minuto.
Morì in silenzio, cavalcando un raggio di Sole. Il Sole. Così mi piace credere.

Uscii dalla stanza con la scatola e la lettera e mi diressi alla fine del lungo corridoio. Lì François mi stava aspettando. Ci trovammo faccia a faccia.
"Se n'è andato?" chiese.
Feci di si con la testa, il ragazzo annuì a sua volta. Mi chiese di seguirlo e obbedii in silenzio. Mi consegnò una busta da lettere piena di biglietti da cento e un'agenda nera.
"Eccole i soldi, dottore, nell'agenda troverà  invece indirizzi, nomi e recapiti telefonici".
"Ti ringrazio" dissi al ragazzo e, con una pacca sulla spalla, lo salutai.
Quando uscii da quella casa qualcosa era cambiato in me. Mi voltai confuso a guardarla. Non aveva nulla di speciale, all'apparenza. Sorrisi. Mi incamminai verso casa.
Di là del parapetto il fiume continuava nel suo forsennato scorrere, e piccole onde si infrangevano contro un ramo spezzato al centro del corso d'acqua. Mi tornò in mente che l'uomo non mi aveva detto a quale delle due donne avrei dovuto far visita per prima.
Ci penserò domani, mi dissi, stringendo al petto la scatola.

FINE PRIMA PARTE.

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Angolo consigli: "Chi è la polizia del cervello?" di AquilanteMalabestia

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