Capitolo 1_incubi

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Ogni notte sempre lo stesso incubo... come sempre mi ritrovo a rivedere quel giardino che si affaccia davanti alla cucina con la bambina dai capelli castani boccolati, le guance paffute nonostante la pancia piatta che gioca con le bambole ed i genitori che sono seduti i cucina con gli occhi puntati sulla figlia. La chiamano: "Emma! Vuoi il panino con il prosciutto?" La bambina risponde felice ed entra. Però, entrando nota che il padre sta su delle carte che gli ha dato il postino mentre gesticola e mette strani numeri sulla calcolatrice che la bambina però non riesce a capire.
La scena si sposta.
La bambina è cresciuta, doveva avere intorno ai dodici anni. La madre si si trova di fronte a lei e le dice:" Emms... so che sei molto intelligente e anche matura per la tua età. Purtroppo tuo padre ha perso il lavoro...il ristorante dove lavorava non era in regola e così sono stati costretti a chiudere. Il mio lavoro al supermercato non è sufficiente a mantenere la famiglia quindi ti chiediamo di capire la situazione. In questo periodo ci vorrà un po' di sacrificio da parte di tutti."
"Certo, capisco..." così la ragazzina comincia a saltare feste di compleanno, a comprare meno vestiti e scarpe e a causa di questo a scuola cominciano ad isolarla. Poi però, dei ragazzi e delle ragazze cominciano ad avvicinarsi ma senza buone intenzioni. Iniziano con gli insulti fino ad arrivare alle mani. La ragazza però non dice niente. Così poi le immagini corrono veloci, sono insopportabili da guardare ed è così che mi alzo di scatto tutta sudata. Perché è sempre insopportabile vedere che quella bambina...sono io.
Guardo la sveglia...sono le 5:30.
Poco male. Ho il tempo per nascondermi i lividi che mi hanno fatto per non avergli dato la mia colazione. Apro l'armadio e mi metto una felpa nera e dei jeans strappati da me con sotto le converse nere tanto desiderate comprate dopo due mesi di lavoro part-time. Vado in bagno e mi pettino i capelli e mi metto un filo di trucco. Vado in cucina e vedo mia madre che prepara la colazione. Fingo un sorriso e dico:"buongiorno..."
"Ehi Emms!"
Sicuramente ora mi chiederà se deve accompagnarmi a scuola o no. Io vorrei tanto che lo facesse ma so che poi farebbe tardi a lavoro e inoltre voglio che si preoccupi il meno possibile per me, e di fatti i miei non sanno assolutamente della mia situazione o verrebbe loro un colpo.
"Ti accompagno?"
"No no, prendo il bus."
Mi alzo e vado a lavarmi i denti.
Prendo la giacca, lo zaino eastpak blu regalato da mia nonna all'inizio dell'anno. Esco di casa e mi metto a sentire la musica con le cuffie con il cappuccio sulla testa per non farmi riconoscere dai fratelli Jones, due del gruppo dei bulli che rendono la mia vita insopportabile. Mi siedo sulla panchina e abbasso lo sguardo aspettando la fermata del bus.

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