8

9 1 0
                                    

"È un peso schiacciante vederlo ogni santo giorno con quella viscida e gentile della sua fidanzatina! "
Mi soffermai sull'ultima parola, arricchendola di tanti gesti e smorfie.
Dakota mi era tanto intollerabile quanto gentile e generosa. La odiavo si, ma non potevo negare la sua premura e pazienza verso tutti quanti. Però la spada in fiamme che trafiggeva il mio esile cuore ogni giorno, al vedere il mio Stephan con quell'essere della sua fidanzata, spazzava via la sua figura d'angelo caduto in terra sostituendola in un insetto da schiacciare all'istante.
"Hai solo da aprire quella bocca e confessargli tutto."
Passeggiavo scalza in spiaggia con addosso una canottiera bianca infilata nei pantaloncini blu ad alta vita e un leggero copri spalle indiano. Carol al mio fianco era come al solito con vestiti appariscenti che lasciavano poco all'immaginazione. Pantaloncini jeans fin troppo ad alta vita da far intravedere un pochino di glutei e per lo più strappati sul davanti. Un top rosa shocking, che copriva giusto il prosperoso seno, con tagli curati ad entrambi i lati. I suoi tacchi provvisti anche di plateau, neri, penzolavano nella sua mano destra ed i miei espadrillas con stampo floreale, leggermente intonati con il copri spalle, nella mia mano sinistra.
Il vento che accarezzava dolcemente la nostra pelle e sventolava le ciocche dei nostri capelli, odorava di sale marino, perfetto per una splendida domenica mattina.
Questa prima settimana di lavoro passò niente male, eccetto il fatto di vedere i due piccioncini, Stphan e Dakota, sempre incollati.
Anche al mio turno serale al bar, andò tutto liscio. Ebbi un ottimo rapporto con i colleghi e riuscii a fare pochi danni ai bicchieri e i piatti. L'università sta andando a gonfie vele. Niente assenze e tesine belle e pronte, da annotare anche l'aiuto di Daniel. Tutto questo dovrebbe rendermi felice, vero? Peccato che, tutta questa quiete sta trascinando dietro di se un enorme tempesta. Altrimenti non sarei io.
"Certo! Ciao Stephan io sono la Celestial della tua infanzia, quella con cui hai avuto delle fottute esperienze intime all'età di sei, sette anni. Suona bene giusto?! "
Gesticolavo in preda all'ira mentre la bionda ossigenata al mio fianco scoppiò in una, fin troppo, sonorosa risata.
"Vaffanculo! "
Proseguii da sola sulla spiaggia bagnata con passo spedito.
"Aspetta! E dai cazzo! "
Mi raggiunse immediatamente, afferrandomi dal gomito.
"Amore scherzavo! E poi io voglio il bene per te quindi ti suggerisco di andare dritta al sodo e rivelargli tutto. Che ne sai, magari sceglie te anziché lei."
Mi girai verso quest'idiota mia preferita e la osservai, ironicamente abbassando le sopracciglia.
"Cosa sono io, un oggetto all'asta che spera di essere scelto dall'imprenditore signor Stephan Duglass del cazzo?"
Si piegò nuovamente dal ridere e la accompagnai anch'io sta volta.
"Questa era prorpio bella. "
Si asciugò gli occhi pesanti dal mascara e tornammo a lasciare impronte sulla spiaggia.
"Già."
Guardai in avanti pensando a tutto ciò che mi circonda ultimamente, eliminando qualsiasi creatura alla mia destra o sinistra che si stava divertendo in spiaggia mentre io, rimurginavo.
Il braccio di Carol attorno al mio, mi donava una certa sicurezza e familiarità da farmi sentire non sola.
Il mondo attorno a me era felice a godersi il sole, le onde dell'oceano, il gelato fresco, i tuffi dall'alto... mentre io affogavo nei miei stessi problemi.
Tra una camminata e l'altra, la mia guancia sinistra subì un forte schiaffo da farmi chiudere gli occhi e girare il capo, gettando per terra le scarpe per poggiare la mano sul punto dolente.
Non era uno schiaffo da mano, li riconsco benissimo gli schiaffi da palmi perché le presi talmente tanti da madame Trisha in quel orfanotrofio da rimanermi impressati in mente.
Derivava da qualcosa di gommoso ma nel frattempo duro.
"Ehi scusa, non vi abbiamo notate."
La voce era talmente famigliare che spalancai gli occhi inquadrando la figura titubante e perplessa di Carol con il sole dietro la sua testa ad accecarmi.
Mi girai lentame forzando un falso sorriso e sperando non mi riconosca nonostante era ovvio.
"Oh Celestial... ecco scusa..."
Si grattò la nuca nervoso ed intanto mi osservava da capo a piedi, squadrandomi letteralmente.
"Oh... ehm... fa niente davvero!"
Gesticolai in preda all'ansia e sperai con l'intero cuore la conversazione, neanche lo fosse poi, cessasse.
"Fammi vedere, magari ti ho fatto male."
Stephan si avvicinò con il suo petto nudo scolpito ed abbronzato. Di nuovo è mezzo nudo!
Dava su di me un effetto indescrivibile. Un imbarazzo e vergogna mischiato con voglia ed eccitazione.
Posò la sua morbida mano, con presenti alcuni calli sui polpastrelli, dati all'allenamento coi manubri, sulla mia caldissima guancia. Scottava sia per il calore esterno che soprattutto per quello interno, e cominciò a massaggiarla con delicatezza.
"Okay, non sembra... una brutta...botta, ehm... cioè non credo diventi violacea."
Mi parlava come fosse posseduto dai miei occhi ed io altrettanto. La sua mano non si staccava dalla mia pelle ed io avrei voluto rimanere così in eterno.
Sentii il respiro affaticare e pesare mentre il cuore sembrava una pompa sopra i limiti.
Tutto il momento magico fu bruscamente interrotto da uno dei suoi amici che, dandogli una forte pacca sulla spalla, Stephan si risvegliò e perse l'equilibrio sbattendo contro il mio corpo e facendomi fare, alla cieca, due passi indietro.
In meno di un mezzo del mezzo secondo, fui afferrata dalla vita, rapidamente girata e atterrai comodomanete sul suo corpo muscoloso e leggermente bagnato dal sudore.
Le sue forti braccia tenevano ancora stretta la mia vita mentre le mie mani erano poggiate sul suo petto.
"Tutto bene?"
Mi chiese con un occhio chiuso infastidito dai raggi solari. Era così divino da far gettare la mia bocca sulle sue carnose labbra. Ovviamente non l'avrei fatto, data la mia mancanza di coraggio.
"Oh ehm... Si si..."
Cercai di sollevarmi goffamente e una volta in piedi gli porsi la mano per aiutarlo. Tirò l'angolo destro della bocca in su in un piccolo sorriso comprensivo del mio evidente imbarazzo e afferrò la mia mano.
"Amico, non ti credevo così fragile."
Mi girai verso la fonte sonora e rimasi imbambolata davanti a un bellissimo ragazzo mulatto con due occhi azzurri ancor più limpidi del mare ed il viso ben definito, incorniciato da una folta di capelli mossi e corvini.
Un modello senza ombra di dubbio.
"Che cazzo, mi vieni addosso come un mulo!"
Ribatté Stephan pulendosi i polpacci dalla sabbia.
I miei occhi incontrarono quei due laghi profondi e una pallottola mi trafisse il petto quando la dentatura perfetta fu messa in mostra grazie a uno splendido sorriso. Le mie guance punzecchiavano dal rossore e le ginocchia divennero due gelatine.
"Però, sbattere contro una bellezza del genere... allora che importanza ha tutto il resto."
Si avvicinò a me con voce sensuale e con quel sorriso da prima copertina. Aspetta, mi ha appena definito bellezza? Sicuramente era in modo sarcastico.
Stephan scattò in piedi con l'evidente ira negli occhi e guardò il modello mulatto con occhi confusi e arrabbiati.
"Yo soy José, y tu señorita?"
La lingua spagnola dalla sua bocca usciva come il canto di una ghianda imitatrice.
"Hey Josito, vacci piano con lei è la mia lesbica preferita."
Solo allora mi accorsi dell'esistenza di Carol che rimise il cellulare in tasca, non so a cosa le serviva dato che qui non c'era campo, e mi circondò le spalle col suo braccio.
José sorrise di nuovo scuotendo il capo ed abbassandolo. Stephan superò Carol e le si piazzò davanti incredulo di non so che.
"Spetta, spetta! Quindi voi siete gay e lei è la tua ragazza?"
Ora so il perché della sua titubanza.
"E già. "
Rispose Carol stringendo le labbra in segno di comprensione.
Mi staccai da quest'ultima trafiggendola con le mie speciali occhiatacce.
"Carol!"
Digrignai il suo nome consertando le braccia.
Sorrise l'ossigenata e roteo gli occhi.
"Cazzo, volevo divertirmi un po'. Scherzavo, siamo etere ma tu..."
Puntò l'indice con l'unghia finta appuntita, laccata come quasi sempre di rosa shocking, contro il modello o meglio dire José.
"Stai lontano da lei. E con questo ho detto tutto."
Aspetta, ma questi due da quando in qua si conoscono?
"Vi conoscete?"
Chiesi rivolta ad entrambi.
José aveva uno sguardo assai furbo verso la mia amica mentre lei lo trafiggeva con le sue occhiate.
"Oh siii!"
Aveva una S veramente melodica, José.
"Purtroppo si."
Carol le si cambiò l'umore da palmo a dorso. Sicuramente José non è la persona più simpatica che lei possa conoscere.
Stephan tossì in modo da riattirare l'attenzione su di esso e capire il pasticcio in cui ci eravamo trovati.
"Potete almeno spiegarci in grande linee, come vi conoscete?"
"Lunga storia."
Dissero entrambi senza farlo apposta. José sorrise ancora di più mentre Carol, aveva solo fumo che fuoriusciva dalle orecchie.
Stephan poggiò le sue mani su entrambi le schiene dei nemici di sangue, e li spinsi verso avanti dicendo: "Essendo tu mio miglior amico, e tu amica della mia amica; andremo in uno dei chioschi a bere qualcosa e parlare di qualcosa che noi due non sappiamo. Vero Cel?"
Continuava a condurli verso avanti mentre io, bloccata ancora sul posto, annuii e lui mi fece cenno col capo di seguirli.
Wuo, aspetta! Mi considera amica?

RIECCOCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora