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Il chiosco è niente male. Esternamente fatto di legno e dipinto di bianco con una striscia spessa  blu mare in basso che circondava tutta la struttura. Sembrava così estivo e marino. Una volta dentro però, era tutt'altro: rivestito con carta da pareti bordeaux con stampa antica in nero, dava l'aria di essere in un paesaggio invernale. Le luci soffuse verdi e rosse, creavano un atmosfera tenebrosa. Le sedie nere con tavolini rosso ciliegio lucido su cui erano poggiate un vasetto di rose bianche, erano all'altezza del ventre. Quel colore chiaro delle rose era l'unica nitidezza di questo posto.

Carol prese subito posto trascinando la sedia  bruscamente. La seguì il modello mulatto, di cui non ricordo il nome a causa della energia elevata che mi trasmetteva la presenza di Stephan. Io mi spostai all'altro tavolo per prendere una sedia  quando fui afferrata dal gomito, fermata, e spostata di lato. Stephan mi sorrise quando io ero ancora stordita dal contatto, e prese due sedie trascinandole al nostro tavolo.
Oh, ma che gentiluomo!
Non so che mi è preso, se ero imbambolata a causa dei continui sguaradi e sorrisi di Stephan oppure da questo misterioso incontro tra Carol e il modello mulatto. Mi sa che da entrambi i lati.

"Allora cari miei, volete onorarci della vostra amicizia?"

Stephan si sedette al suo posto, accanto al suo amico e di fronte a me, congiungendo le mani sul tavolo. Io ero seduta goffamente, Carol da pantera pronta all'attacco mentre il "loro" amico era seduto comodamente con un braccio sullo schienale di Stephan e l'altro sul tavolo. La cosa più fastidiosa era il suo sorriso da schiaffi. Rendeva persino nervosa me che spesso non ci faccio caso a sti piccoli comportamenti umani.

"Non è amicizia."

Rispose la mia amica fissando in modo cagnesco quell'altro di cui il nome non ricordo.

"Infatti non è mai stata amicizia la nostra."

Se non fossi già cotta di Stephan, sicuramente mi innamorerei della voce di questo individuo. Aspetta, perché io sono cotta? No assolutamente! Oppure si? Oddio e se...

"Josè tappati la bocca."

Fu Carol ad interrompere il mio dialogo interiore sfidando Josè con lo sguardo. Oh, finalmente qualcuno pronunciò il suo nome rinfrescando la mia memoria. 

Josè allargò il suo sorriso leccando il labbro inferiore in modo così eccitante. Spostò il suo busto in avanti fino ad azzerare quasi le distanze tra lui e Carol.

"Altrimenti mi chica guapa, cosa farai?"

E mai stato lo spagnolo così eccitante? Non sto usando la parola "eccitante" un po' troppo rispetto alla norma? Nah.

Anche la mia amica sorrise maliziosamente inclinando la testa di un lato.
Sembrava Harley Queen in Suicide Squad.

"Altrimenti mi guapo, Chris sarà il nostro prossimo argomento di divertimento."

K.O. 

Veramente l'ha messo K.O! Perché sbiancò talmente tanto da non sembrare più il figo mulatto di qualche ora fa.

"Non osare mai più parlare di lui."

Divenne così spaventosamente serio da far paura.

"E tu non osare sfidare la ragazzina morta in me a causa tua."

Entrambi si puntavano l'indice ed erano così vicini che ebbi io paura che qualcuno di loro colpisca l'altro.

Josè arretrò per primo poggiandosi allo schienale, Carol si alzò togliendosi i tacchi e camminò fino ad uscire dal chiosco. Io, beh io rimasi allibita, imbambolata, stordita e soprattutto scema fra questi due ragazzi, di cui uno ha qualcosa da nascondere insieme alla mia amica mentre l'altro ha un passato con me che nascondo io.

Sorrido da perfetta cogliona alzando le sopracciglia e non sapendo letteralmente che fare.

"Ecco io... Chiedo scusa per avervi rovinato l'uscita ma non credevo che avrebbe preso questa brutta storta."

Fu Stephan per primo a rompere il silenzio rivolgendo le sue innocenti scuse a me.

"Oh no, non è colpa tua..."

Non finii la mia frase che l'altro si alzò nervoso e disse:

"Oh amico credimi, hai fatto un casino si."

  Dedicò un piccolo sorrise a me e si diresse anch'esso alla porta.

Touchè.

C'ho da cui sfuggivo infine mi intrappolò.

La mia più grande fobia fu di rimanere sola con Stephan perché mi sarà difficile gestire le emozioni e soprattutto mi ricorda un breve periodo di pura felicità della mia infanzia.

M'incantai osservando le sue tenerissime fossette e solo dopo mi accorsi che mi stava sorridendo in modo divertito. Mi sentiiavvampare dalla vergogna e così cominciai e spostarmi sul posto. 

"Da quando ti ho conosciuto che mai ho avuto del tempo in privato con te."

Mi spaventò talmente tanto la sua frase da farmi accigliare e spalancare gli occhi.

"E perché dovremmo trovare del tempo in privato per noi?"

"Ehi, ehi, ehi. Non voglio mica chiederti di fare chissà che, semplicemente per parlare e scherzare insieme."

Scherzare? E perché!

Mi grattai la nuca ed abbassai lo sguardo. Non sapevo cosa rispondere.

"Chi eri prima?"

Sapete quando avete così tanto caldo e qualcuno, per semplice scherzo, viene da dietro e vi versa un secchio di ghiaccio che se fosti provvisti d'arma lo uccidereste sull'istante?

Quella sono io in questo preciso istante.

Mi sentii le orecchie fischiare e la testa stringersi fino a fare fatica a respirare.

Una mano, di non si chi, si poggiò sulla mia schiena reggendomi per non cadere mentre una voce mi suggeriva di respirare.

Io cercavo di respirare, peccato che il mio cervello fu letteralmente andato in tilt.

La mano continuava ad accarezzarmi e la voce a parlarmi vicino all'orecchio ma la mia mente percorreva i vecchi istanti che passai con il ragazzo da cui oggi scappo. Quando ridevamo, scherzavamo, dormivamo uno avvinghiato all'altro, facevamo la doccia di nascosto, mangiavamo dopo la mezzanotte intrufolandoci di nascosto nella mensa, piangevamo e l'uno asciugava le lacrime all'altro, litigavamo, ci picchiavamo - o meglio dire, lo picchiavo -, ci difendevamo a vicenda dagli altri, strappavamo gli orli delle magliette per legarli alle maniglie dei bagni delle maestre per impedire a loro di uscire, mangiavamo il gelato degli altri facendogli credere che c'erano dei topi presenti nella cucina... Il ragazzo d'oggi con cui passai gli attimi più belli della mia vita, ora mi reggeva e mi accarezzava la schiena suggerendomi di calmarmi e respirare.

Possibile che una semplice domanda possa sconvolgere lo stato emotivo di una persona sino a scombussolare i propri sensi?

Beh, se si tratta di un segreto come il mio, sappiate che la risposta alla domanda è SI.

L'unica cosa che mi ricordai fu un pomeriggio che cominciò malinconico, a causa dei miei pensieri, con la mia migliore amica e che si concluse con me che svenivo nelle braccia di Stephan.

Il mio Stephan.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 16, 2017 ⏰

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