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"Con quella voce profonda e la pancia che fra poco farà scoppiare i bottoncini della camicia, sembra più dumbo in cravatta che un professore."
Per la millesima volta soffocai le risate per non attirare l'attenzione del professore.
Sin dall'inizio che Daniel non smette di trovare punti su cui criticare e devo ammetterlo, fa venire il mal di pancia con quelle sue battute.
Presi la penna e colpii il suo braccio tonico esporso verso il mio banco.
"Finiscila, cazzo. Mi farai fare la figura dell'idiota se il professore mi riprenderà."
Lo sgridai scherzando con ancora le lacrime agli occhi.
Ho preso abbastanza appunti su cui studiare e relazionarmi.
"Oh ma smettila! Come se tu avessi l'aureola sopra la testa."
Risi di nuovo a volume basso e scossi la testa.
Finalmente focalizzò la sua attenzione verso il professore il che avrò tregua. Non che ridere sia una cosa spiacevole...

La fine della lezione viene segnata con la simulazione di una campana da torre.
Din Don Dan...
A differenza di altri college con la solita campana con il trillo che ti frantuma il timpano.
Questo college è troppo prestigioso e perfetto per una che riuscì ad entrarci grazie ai soldi risparmiati durante il liceo e anche al rimborso dallo stato per la casa che schiacciò i miei poveri genitori.
Stephen ha ragione: non dovrei trovarmi in un posto del genere, l'anno prossimo non so ancora come farò a pagare l'iscrizione è l'assicurazione.
"Allora che ne dici del campus? È molto moderno e ben curato. Dimmi te a chi potrebbe venire in mente l'idea di installare delle lampadine agli angoli dei banchi per prendere bene gli appunti?"
Daniel mi proseguì appena mi allontanai dal banco.
In efetti aveva ragione: per evitare dolore agli occhi, siccome l'aula è buia per proiettare la lezione sul muro, ogni banco alla sua sinistra è installata una lampada girevole. Geniale.
Alzai le sopracciglia in segno di approvazione e mi sistemai bene la borsa sulla spalla.
"Si hai ragione."
È l'unica risposta che mi venne in mente. Non sapevo perché ma la presenza di Daniel mi turbava leggermente.
A far ridere, merita il premio Nobel però quando entra nel suo personaggio... Mi mette in soggezione!
Per carità, è un ragazzo desiderato da migliaia di ragazze in presa agli ormoni, però a me non procurava nessuna reazione, se non un pizzico di soggezione.
Cosa che mi accade con qualsiasi genere umano opposto al mio sesso.
Eccetto uno. Stephan.
A proposito, dov'è?
Allungai il collo per controllare prima di abbandonare l'aula ma niente, sembra sia stato inghiottito dalla terra.
"Quindi conosci il Duglass?"
Mi girai di scatto verso il mio "nuovo appiccicoso amico" e varcammo la porta a due battenti dell'aula.
"Perché me lo chiedi?"
Mi girai verso di esso ed incrociai le braccia al petto.
Alzò le spalle con nonchalance.
"Così, durante la lezione sembrava posseduto da te."
Eravamo al centro a giusto qualche centimetro dall'entrata dell'aula.
La gente passava comodamente ai nostri lati senza che fossimo noi a intoppare la strada.
A quella notizia, non so per quale motivo, il mio cuore mancò un battito.
Assunsi un'espressione più vaga e chiesi.
"Ah si? Beh non ci ho fatto tanto caso."
Cercai di sembrare disinteressata e indifferente alle sue parole.
Sorrise divertito Daniel mostrando ancora quella dentatura smagliante e mi guardò con due occhi maliziosi. Arrossii violentemente.
"Vuoi forse farmi credere che..."
Non continuò la frase lasciandomi sulle spine e girò il capo.
Nervosa dal sapere cosa pensa, mi allungai anch'io per vedere chi è questo maleducato ad interrompere una conversazione così importante.
Rimasi allibita per l'ennesima volta in una sola giornata.
Stephan.
Che problemi possiede il mio ex migliore amico? Come fa a scomparire e ricomparire senza un preavviso?
Si grattò la nuca, lanciò un'occhiataccia al mio nuovo "amico" e tornò a guardarmi con un espressione più dolce.
"Celestial potresti venire un attimo? Ti dovrei parlare."
Con gli occhi mi implorava di non rifiutare per paura di sfigurarlo davanti a Daniel. Tra i due non scorre buon sangue, su questo sono sicura.
"Dai ti lascio che devo andare, ci vediamo domani."
Daniel mi stampò un bacio sulla guancia così in fretta che rimasi sopraffatta persino quando si allontanò.
Non mi piacciono le persone che invadono il mio spazio vitale.
Due dita si schioccarono davanti ai miei occhi riportandomi al presente.
Stephan aveva un'aria leggermente scocciata. Mi ricomposi e sorrisi.
"Certo dimmi pure."
Si guardò intorno stringendo le labbra e infilò le mani nelle tasche dei jeans.
"Magari andiamo in cortile che è meglio."
Senza lasciarmi tempo di ribattere, posò una mano sulla mia schiena e mi guidò lungo il corridoio.
E dio solo sa quanto la mia pelle scottava sotto il suo tocco, come fosse lama infuocata su pelle accaldata.

RIECCOCIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora