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...Don't leave me here so cold
Never want to be so cold...
(...Non lasciarmi qui al freddo
Non voglio essere così infreddolito...)

Il gelo della notte lo fece rabbrividire, mentre cercava di stringersi il più possibile nel giaccone che gli era stato gentilmente ceduto.

L'agente non aveva smesso di guardarlo per un attimo, gli occhi sgranati di chi ha appena assistito all'apparizione di un fantasma. Se non fosse stata Natasha Romanoff, l'agente di cui si stava parlando, Tony avrebbe potuto dire che l'altra fosse sotto shock.

«Non che non mi senti... a mio agio, quando mi squadri dalla testa ai piedi mentre sono completamente nudo, ma mi stai decisamente mettendo inquietudine» disse a quel punto l'inventore, con il solito sorrisetto stampato sulle labbra e il sopracciglio destro inarcato, interrompendo lo spiacevole silenzio che era calato.

«Non ti perderà di vista neanche per un attimo, finché non avremmo capito chi tu sia» rispose al suo posto Clint, cingendo le braccia al petto e appoggiando la schiena ad un albero.

«Come?! Io sono l'unico ed inimitabile Anthony Edward Stark! Perdonatemi se speravo in un "bentornato dal regno dei morti" più caloroso.» sbottò a quel punto l'inventore, seccato da tutto quel sospetto.

«Questo lo dirà il test del DNA. Sai com'è Tony Stark è morto da appena tre anni, ed è stato un brutto colpo per tutti. Quindi, sul serio, se non sei lui, smamma e chiuderemo un occhio su tutta la faccenda. Più o meno.» ribatté Barton, sollevando le sopracciglia con il tono di rimprovero di chi sgrida un bambino.

Ma l'altro non ascoltava più. Era sbiancato di botto, ed aveva fatto qualche barcollante passo all'indietro.

«Tre anni...?» il suo era un gemito soffocato, più che una domanda.

Nessuno ebbe il tempo di rispondere però, che con il rumore assordante delle eliche, il piccolo hovercraft che lo avrebbe riportato finalmente a casa, scese su di loro.
Da questo, uscì Fury con la sua solita espressione burbera, seguito a ruota da una pallida quanto imperscrutabile Maria Hill.
Gli agenti si scambiarono sguardi carichi di parole non dette, ignorate dall'inventore che aveva uno sguardo perso nel vuoto, la mente smarrita altrove.

Tre anni.
Erano passati tre lunghi anni. Troppo, davvero troppo tempo.
Poteva essere successo di tutto, il suo mondo sarebbe potuto essere totalmente cambiato.
E, ovviamente, la sua mente volò verso il Capitano. Lo aveva fatto aspettare così a lungo... E se lo avesse trovato diverso, cambiato? In quella faccenda l'inventore era l'unico che sembrava essere rimasto esattamente com'era, persino il suo aspetto non era invecchiato. Lo Steve che avrebbe potuto trovare, forse non sarebbe stato il SUO Steve.
No. Non poteva pensarla in quel modo. Loro due erano legati più che da semplice affetto, il loro rapporto chiamava in campo il Destino, era pronto a perdere la vita per quella convinzione. Non sarebbero bastati tre soli, miseri anni a spezzare ciò che li univa.
Ripeté a fior di labbra, non udito da nessuno, quel suo ultimo pensiero, quasi per auto-convincersene, mentre altri agenti dello S.H.I.E.L.D. lo scortavano nell' hovercraft.
Il viaggio non fu lungo, ma gli sembrò ugualmente infinito.
Stava per tornare finalmente a casa, e una paura mista ad eccitazione gli artigliava le viscere e suggellava le labbra.

Appena arrivato alla Tower, fu immediatamente scortato in una stanza dalle pareti candide e dal mobilio essenziale.
Entrò nella stanza con quanta più dignità i capi di bassa sartoria che in quel momento indossava potessero concedergli, calamitando l'attenzione degli stanti. Maria Hill sgranò un attimo gli occhi, ma si affrettò a tornare impassibile.

« Non tema, signorina Hill, faccio questo effetto a tutte le donne» disse con un sorrisetto, il tono di voce rilassato e completamente a proprio agio.

Lost Creatures //Stony//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora