[Unmei no akai ito]

1.9K 135 73
                                    

...Don't leave me here like this
Can't hear me scream from the abyss?...

(...Non lasciarmi qui così
non riesci a sentirmi urlare dagli abissi?...)


La prima cosa che percepì, fu il freddo. Un freddo insidioso che gli fece accapponare la pelle. Proveniva in particolar modo da ciò su cui era appoggiato, un tavolo di metallo forse.
Poi un panno fresco e leggero, un lenzuolo probabilmente, che gli copriva fastidiosamente il volto.
E ancora, un vociare prima confuso poi più definito di due voci familiari.

«È colpa mia.» stava dicendo la voce maschile, il tono che esprimeva una sconsolatezza infinita. La riconobbe immediatamente come quella di Captain America. «Dovevo proteggerlo. Era mio compito proteggerlo. E ho fallito miseramente...»

«No, non dire così. Lo sai che Tony fa, beh, faceva tutto quello voleva senza chiedere pareri o consigli a nessuno. Non saresti riuscito a impedirgli di consegnarsi comunque.» ribatté la voce femminile, consolatoria.

«Non mi sarei dovuto rivolgere a lui da principio, quando Bucky era nelle mani dell'Hydra. Oppure non mi sarei dovuto rivolgere a Bucky quando era Tony quello in pericolo... Avrei potuto evitare tutto questo... Avrei...»

'Dio, Capiscle, se non la smetti di addossarti così la colpa per qualcosa che non potevi assolutamente gestire, giuro che mi metto ad urlare.' Erano queste le parole che voleva dirgli, magari scendendo da quel coso freddo e avvolgendosi in una coperta, ma non riusciva a muovere le labbra né tanto meno riusciva ad emettere qualche gemito per segnalare la sua presenza o, semplicemente, aprire gli occhi. Era come se qualcuno gli avesse iniettato del calcestruzzo nelle vene.

«Ti ricordo che anche tu hai imprigionato Stark, alla vigilia del combattimento contro quel portale che solo lui poteva chiudere. Lo amavi troppo perché si sacrificasse per il bene comune, così come ti ama Barnes, motivo per il quale ti ha impedito di buttarti in una missione suicida...» gli fece notare saccente la stessa voce femminile che riconobbe solo allora come quella dell'agente Romanoff.

«Non è la stessa cosa.» ribatté contrariato il Capitano

«Perché si parla di Tony? Il tuo Tony?» disse, con una nota di malizia nella voce.

«Ora non ha più importanza.» disse brusco «È... è morto, ormai niente ha più importanza...»

'Mi permetterei di dissentire, in questo momento, se solo ricordassi com'è che si parla...' borbottò tra sé l'inventore.
Eppure... eppure il Capitano aveva ragione: a quel punto doveva essere bello che stecchito, la dose di cianuro era letale... Ma allora perché era vivo? Perché sì, era abbastanza sicuro di esserlo.
'Forse sono davvero immortale...' si ritrovò  a pensare, beffardo.

«Mi lasceresti...» era un sussurro quello di Steve, e la frase lasciata a metà fu velocemente colta dall'altra.

«Ci vediamo in sala riunioni.» la voce dell'agente fu accompagnata dal rumore secco dei tacchi che battevano sul pavimento in marmo, a cui seguì il fruscio di una porta automatica che si apriva e poi si chiudeva.

Erano rimasti soli, Steve e Tony, dopo fin troppo tempo.

Con un morbido fruscio, il lenzuolo scivolò via dal suo volto e l'aria fredda della stanza – probabilmente un obitorio – gli punse leggermente le guance per lo più insensibili.
Sentì il tocco caldo e gentile, quasi timoroso, del Capitano che tracciava il profilo del suo viso con delicatezza, come se avesse paura di fargli male.

«Non riesco proprio a mantenerle le promesse io, eh Tony? Ti avevo promesso che non ti avrei dimenticato, così come ti avevo promesso che saremo stati insieme fino alla fine e non sono... non sono riuscito a mantenere nessuna delle due...»

Lost Creatures //Stony//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora