Il ritorno a scuola fu particolarmente traumatico. Stavo davvero splendidamente a casa, a letto, con la musica e la solitudine.
I bei tempi erano finiti.
Le prime ore scolastiche erano lunghe e noiose, visto che ne Brooke e ne Roscoe avevano le mie stesse ore quella mattina.
Quando la Campanella suonò, mi precipitai velocemente nella mensa.
Di Roscoe e Brooke nemmeno l'ombra, allora seguì la scia degli studenti che uscivano in giardino.
Era una bella giornata, nonostante la stagione invernale.
Non impegai molto a trovarli li fuori, seduti sull'erba appena tagliata sotto un albero spoglio.
-Potevate avvisarmi che eravate qui. -
Dissi sedendomi affianco a loro.
Apoggiai a terra il mio vassoio colmo di cibo ed iniziai a mangiare.
-Come sono andate le tue vacanze? -Chiese Brooke addentando un pezzo del suo panino.
-Bene, si Stava da Dio a casa. E voi? Come procede senza di me? -
Roscoe fece spallucce continuando a mangiare ed a evitare il mio sguardo.
- Mi sono persa qualche novità? -
-No, niente di speciale. Solita vita noiosa. -
Roscoe era rimasto in silenzio, guardava agitato qualcosa alle mie spalle.
Quando mi voltai, notai con dispiacere che tre ragazzi dei Madmonster stavano ridendo.
Non erano molto distanti, e avevano preso di mira proprio noi.
-Sicuri che non è successo nulla? -Guardai Roscoe, che mi ignorò continuando a mangiare nervoso.
-Non dirmi che... -
Quando nessuno dei due non disse nulla capì, e una rabbia feroce impossessó il mio corpo.
-Che cosa ti hanno fatto stavolta? -
Roscoe abbassò lo sguardo.
-Quando è successo? -
-Questa mattina. E ieri. E l'altro ieri.-
Dire che ero arrabbiata è un eufemismo.
Questa situazione doveva finire.
Mi alzai e con passo spedito raggiunsi il gruppetto degli stronzi.
Stranamente non c'erano tracce di cheerleader, il che era un bene.
I tre ragazzi si zittirono e solo allora mi accorsi che uno di loro era Travis.
La prima cosa che mi venne in mente, fu la morbidezza del suo corpo sotto al mio nella palestra.
Mi maledissi mentalmente per quello che avevo pensato. Mi stavo sconcentrando e come se non bastasse quell'idiota doveva aver appena finito gli allenamenti.
Le goccioline di sudore scivolavano lente sul suo petto coperto da quella canotta leggermente bagnata.
Mi fissò diverto e si passò una mano fra i folti capelli castani.
Degluti prima di prendere parola.
Speravo di riuscire a formulare almeno una frase.
-Che vuoi? -
Chiese sfoggiando il suo mezzo sorriso sexy.
No, non sexy, non l'ho pensato.
-Tu e i tuoi amici cavernicoli la dovete smettere di dare fastidio a Roscoe. Fate così pena che ve la sapete prendete solo con i più deboli. -
-E sei venuta qui per dirci questo? -
-Esatto stronzo. -
-Lo sai che non interessa a nessuno quello che dici. Te l'ho già detto ragazzina. -Si avvicinò sovrastandomi con la sua altezza. -Devi capire chi comanda. -
I suoi occhi neri sembravano leggermi dentro, e mi sentì improvvisamente a disagio.
-Tornatene dai tuoi simili, sfigata. -
Il suo sangue, che aveva davvero un profumo invitante, poteva bennisimo scorrere nella mia gola in questo istante, ma probabilmente poi tutta la scuola sarebbe scappata a gambe levate.
Non avevo tempo da perdere con certa gente, così gli sorrisi furba.
-Arriverà il tempo in cui implorerai perdono. -
Girai i tacchi e mi allontanai.
-Quella è strana forte... -
Sentivo le risate dei suoi compagni, ma non mi importava.
Forse avrei dovuto fare un'uscita un po più moderna, e non come se fossi sul set del trono di spade, ma quel Travis mi aveva lasciato letteralmente senza parole. Ed io dovevo sempre avere l'ultima parola. E quella era l'unica cosa che mi era venuta in mente in quel momento, davvero pessimo.
Fortunatamente però alla fine avevo vinto io, e vedere le teste pelate di metà squadra girare per i corridoi mi aveva solamente reso più felice.
Aveva iniziato a piovere nello stesso istante in cui l'ultima campanella suonò.
Il temporale sembrava avvicinarsi. Mi sedetti sul muretto coperto aspettando pazientemente l'arrivo dell'autista.
Iniziava a fare freddo, e mi pentii Di aver scelto quella mattina di indossare solo una felpa leggera.
Il telefono vibrò sulla tasca dei jeans e controllai il messaggio di mio padre."Bennet non può venire a prenderti. È uscito col nonno. Ti da un passaggio Brooke no? TVB. "
Avevo voglia di scaraventare il cellulare sul muro. Risi quando lessi l'abbreviazione di ti voglio bene. Avvisarmi un pò prima no eh? Sbuffai e scesi dal muretto.
La strada era lunga, e sarei arrivata a casa bagnata come una spugna.
Tirai su il cappuccio della felpa e feci un respiro profondo prima di incamminarmi verso il parcheggio.
La pioggia cadeva violenta sul mio corpo e sui miei occhi, infilandosi sulle mie scarpe.
Camminavo con la testa bassa, e per poco non vidi l'auto che mi veniva addosso.
Stava uscendo dal parcheggio e fortunatamente frenò prima della tragedia.
E chi mai ci poteva essere alla guida di quella auto di lusso?
Continuai a camminare, seguita dalla sua auto che pian piano mi affiancó.
-Vuoi un passaggio? -
Che cosa? Prima mi dava della sfigata e poi mi offriva un passaggio?
- No grazie. -
-Sei sicura? Credo che continuerà a piovere per molto. -
-Grazie per l'informazione astrologo, ma dovessi colpirmi un fulmine, non salirò mai nella tua macchina. -
Un forte tuono fece vibrare l'aria intorno a me. Mi strinsi di più nella mia felpa.
Avevo una paura matta dei temporali.
-Beh, se te la vuoi fare a piedi stai certa che un fulmine ti colpirà. -
Alzai il dito medio, ma la verità è che ero davvero spaventata.
- Lo sai che in Virginia Beach c'è il maggior numero di persone fulminate? -
Alzai un sopracciglio e aumentai il passo, ma lui mi raggiunse subito.
-Bene, siamo i primi in qualcosa. -
Quando un'altro tuono sembrò smuovere persino la terra, sussultai e le mie mani incomimciarono a tremare.
- Ma per evitare di rimanerci secchi, nel caso sai ti ricapitasse di passeggiare sola nel bel mezzo del temporale, basterà entrare in una gabbia di faraday. Una macchina. -
-Fanculo. -
Aprì lo sportello e a tutta velocità entrai nella sua auto sportiva.
Lui fece il suo indistinguibile sorriso furbo e accelerò.
La sua auto era davvero bella, raffinata come quella di Bennett, il nostro autista, non me ne intendo di macchine, ma so riconoscerne una particolarmente costosa.
I sedili erano di pelle beige e estremamente comodi.
Aveva un buon odore.
Ero già salita su auto di ragazzi, ma nessuna era curata come quella di Travis.
La radio era accesa, e stava trasmettendo una canzone dei The neighbourhood.
Lui alzò il volume e ticchiettò le dita sul volante a tempo.
-Da che parte stai? - mi chiese continuando a tenere lo sguardo sulla strada.
-Kiernan road, vicino alla spiaggia. -
Lui annuì e non disse più nulla.
Come ogni volta che c'era una canzone dei The NBHD, iniziai a canticchiare tra me e me battendo il ritmo col piede, senza nemmeno accorgeremene.
Travis si voltò e mi sorrise. Ma non era il solito sorriso furbetto. Non era divertito, non era per sfottere le mie scarse abilità canore. Era un sorriso sincero e spontaneo, e mi zittì subito.
Alzò ancora il volume e battè più forte le mani sul volante a ritmo, cantando a squarcia gola." If you really listen, then this is to you Mama, there is only so much I can do Except for you to witness, for to worship me too"
Muoveva una mano su e giù seguendo il ritmo della canzone. Aveva una faccia buffa, le sopracciglia inarcate e la fronte agrottata mentre si muoveva sul sedile.
Scoppiai a ridere piegandomi in avanti.
Lo imitai e tra le risate cominciai a cantare anche io." And you could call this the funeral I'm just telling the truth, yeah You can play this at my funeral"
Quando la canzone finì, nessuno dei due parlò e rimasi ad ascoltare distrattamente la ragazza della radio e la sua "posta del cuore "
Quel giorno avevo scoperto che :
A) chiudersi in macchina durante un temporale violento poteva salvarti la vita. Quindi Travis mi ha più o meno salvato la vita...
B)La sua macchina sembrava una di quelle che ha papà. E quelle che ha papà sono costose. Molto costose. Quindi Travis deve venire da una buona famiglia.
C)Sapeva a memoria le parole di quella canzone. Quindi a Travis piacevano i The Neighbourhood, e questa era una cosa in comune.Ma soprattutto... perché stavo facendo certi ragionamenti? Lui non mi ha salvato la vita e ce ne sono milioni di ragazzi che ascoltano la mia stessa musica.
Si accese un sigaretta e fui alquanto stupita quando me ne offrì una.
-Vivi lontano... e tu volevi fartela a piedi! -
Alzai le spalle. Aveva ragione, volevo davvero farmela a piedi, pur sapendo della mia fobia.
- La tua mamma non ti ha insegnato a non accettare passaggi dagli sconosciuti? - Disse sfoderando quel dannato sorriso furbo/sexy/divertito/chi più ne ha più ne metta.
-Nah, è morta prima di spiegarmi queste cose pericolose. -
Il suo sorriso svanì all'istante. Guardò la strada e deglutì. Si portò la sigaretta alle labbra e fece un lungo tiro, prima di gettarlo fuori dalla finestra.
Sospirò e puntò i suoi occhi su di me.
- Mi dispiace. -
Feci spalluce e giocherellai con la mia treccia. Lo facevo sempre quando ero nervosa.
-Non è colpa tua. -Sussurrai.
L'aria si fece tesa e mi maledissi per la mia boccaccia. Solitamente mi divertiva vedere la reazione e l'imbarazzo della gente quando parlavo di mia madre, ma in quel momento mi sentì in colpa. E non capivo perché.
-Comunque me lo ha insegnato mio padre. A non andare con gli sconosciuti intendo. Ma poi tu te ne sei uscito con le tue ipotesi scientifiche e metereologiche e non ho potuto resistere. -
Il suò sguardo duro si allegerì, e fui contenta che l'imbarazzo era stato dimenticato.
- Lo so. Sono un bravo manipolatore. -
-Significa che lo fai spesso? Abbordare ragazze sul ciglio della strada informandole sul tempo? -
Storse la bocca prima di tornare a fissarmi.
-Detto così sembra un pò da Stalker. E comunque no, è la prima volta che uso il metodo meteo. Con te ha funzionato. Oh, Sei strana. -
-No, è tanto da stalker. E sarei io la strana? "Sali sulla mia gabbia di faraday, piccola. "-
Dissi cercando di imitare la sua voce grosse.
-Non ho detto così. - Disse ridendo lui. -Forse siamo strani entrambi.- sussurrò più a se stesso che a me.
Lui strano? La persona più normale e ordinaria di questa scuola.
-Dove vivi? -
Eravamo già arrivati nella mia strada, e non potevo certo mostrargli la mia villa.
-Lasciami qui. -
Non ero molto lontana, e il temporale stava finendo.
Frenò ed aprì lo sportello.
L'aria fredda entrò nell'auto facendo rabbrividire.
-Grazie del passaggio. -
-Non c'è di che. -
Mi sentivo a disagio, seduta sulla sua auto, su quel morbido sedile di pelle inzuppato d'acqua.
Mi resi conto che quel viaggio era stato diverso da come me lo aspettavo.
Eravamo riusciti a parlarci senza offenderci.
-Ok... mmh... ci vediamo. - Farfugliai velocemente prima di scendere dall' auto.
- Ciao Avery. -
Chiusi lo sportello ed osservai la sua macchina allontanarsi veloce sotto la pioggia.
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Vampire next door - Vendetta di sangue (SOSPESA)
Vampire~ULTIMO LIBRO DELLA TRILOGIA "VAMPIRE NEXT DOOR "~ Essere una mezzosangue non è facile. Avery, che non si sente ne umana e ne vampira, sta ancora cercando il suo posto nella società. Da sempre ritenuta fuori dagli schemi e alternativa, scoprirà un e...