Sopra Avery
Rimuginavo sul mio letto su quello che i miei piercing avevano comportato.
Se avessi saputo a cosa sarei andata incontro non mi sarei mai fatta bucare da nessuna parte.
Papà diceva che non era solo quello il motivo, che mi mandava in una scuola anche per il mio bene in generale.
Non sono molto entusiasta di andare a scuola. Non ci sono mai andata e non so come ci si deve comportare. Ma dai racconti dei miei amici, non dev'essere molto bello.
Certo, per Brooke è un paradiso, ma lei vuole fare l'insegnante quindi non mi stupisce. L'unico paragone che ho è Mr. March, ma sono abbastanza sicura che non ce ne siano si peggio.
Non so cosa sia passato per la testa a mio padre. Dopo l'accaduto alla scuola di ballo, ha preferito farmi fare lezioni private onde evitare di sterminare il popolo umano. Non che mi lamentassi di questa sua scelta, potevo dormire tutto il giorno, ma la vita sociale era noiosa ed io mi sentivo sola.
Per cui forse, c'era una nota positiva in questo cambiamento prossimo.
Mi sarei sicuramente sentita un pesce fuord d'acqua, ma per mia fortuna c'era Brooke che mi avrebbe fatto da guida.
Papà ha ricominciato a parlarmi, ed insieme a Brooke sono andata a comprare tutto quel materiale scolastico che MI sembra inutile. Insomma, che diavolo serve un diario? Per scriverci i compiti? Serviva un mattone del genere per un Po di esercizi da fare a casa?
Poi Brooke mi ha fatto comprare tutte quelle penne colorate che non so quando userò. Mi bastava quella del colore che descrive perfettamente il mio stato d'animo:nero.
Inizierò fra una settimana, papà voleva farmi incominciare quasi subito, ma me la sono cavata dicendo che volevo prima andare a salutare nonna. È da questa estate che non la vedo, l'ultima volta è venuta lei qui a Virginia Beach. Rimarrò a Roxenville per cinque giorni, abbastanza tempo per prepararmi psicologicamente a quello che mi aspetta.
Mentre svuoto anche la penultima sacca di 0 positivo, ricordandomi di dire a Frances di riempire il frigo bar, mi arriva un messaggio da Kir."Festa di un VNP a Raymond Street. Passo fra un Po? "
Non ero sicura che mio padre mi avrebbe fatto uscire anche quella sera. Ma tanto non potrebbe darmi un punizione peggiore di quella che già ho.
"D'accordo. Ti aspetto "
"VNP" era il nomignolo inventato da Kir e stava per "Viso-non-pallido" cioè un mortale, chiamato così perché loro avevano la nostra fonte di vita che scorreva persino nel loro viso.
Non era la prima volta che inventava stupidi nominogli sui mortali.
Non so come facesse, ma Kir sapeva esattamente quante e quali feste private c'erano ogni sera. Non so chi fosse il suo informatore, visto che non aveva nessun contatto con gli umani.
Sentiì qualcuno sbattere alla finestra, e mi tranquillizzai quando vidi solo Kirsten.
Come un vampiro che si rispetti, amava entrare dalla finestra. Lo faceva sempre, credo che non sia mai entrata dalla porta.
Aprì la finestra e lei rimase seduta sul balcone. Si accese una sigaretta e me ne offrì una.
-Allora... hai da bere? -
Aprì il frigo bar e le porsi l'ultima sacca di sangue.
-Grande... Che ti metti? -
Mi sedetti al suo fianco, perché l'ultima cosa che volevo era che la mia camera sapesse di fumo.
- Non ne ho idea. E tu perché non sei pronta? -
Si guardò e agrottò la fronte.
-Si che lo sono. -
Indossava i soliti jeans neri strappati sulle ginocchia e una maglia di una band sconosciuta.
Non mi stupiva, raramente indossava qualcosa di diverso.
-Allora, chi ha organizzato la festa? -
-Un certo... Daniel qualcosa... un VNP figlio di papà comunque. Sono passata mentre venivo qua per Raymond Street, e ho visto la sua casa. È davvero figa. Non come la tua ovviamente. -
Alzai gli occhi al cielo e gettai il mozzicone fuori.
-Dai, aiutami a cercare qualcosa da mettere. -
Il mio guardaroba era molto... semplice direi.
Non ho nemmeno un capo dai colori chiari o pastello. Sono così Neri che quando apro l'armadio non li vedo neanche.
Le rare volte che vado alle feste, uso sempre gli stessi vestiti.
Prendo una gonna a quadri bianchi grigi e rossi e la mostro a
Kir Che acconsente.
- Non ho magliette... -
Kir mi guarda come se avessi appena detto chissà quale bestemmia, e si immerge nel tunnel di vestiti.
-Come fai a dire che non hai magliette? Questo posto sembra un cazzo di negozio di abbigliamento. -
Esce con in mano due top corti che non pensavo di avere.
-Sono troppo corti... -dico indossando le calze nere.
-Avanti...per una volta indossa qualcosa di sexy. -
Afferrai dubbiosa il top nero e la indossai. Era stretto e mi arrivava ben sopra l'ombrelico, lasciando esposta un bel po di pelle.
In bianco c'era la scritta"Tossico " leggermente deformata per via della sporgenza quasi inesistente dei seni.
Quando indossai anche la gonna e gli anfibi, Kir applaudì e venne a slacciarmi la mia treccia perenne.
-Ora sei perfetta. -Disse lasciando cadere le onde morbide dei miei capelli leggermente spettinati.
Poi guardò ancora una volta con occhio dubbioso e si allontanò verso il bagno.
Ritornò con in mano un rotolo di carta igenica.
Ne strappò due lunghi pezzi e li arrotolò nella sua mano.
-Che stai facendo? -
Mi sorrise furba e con una tranquillità preoccupante abbassò il mio top e infilò la carte in entrambe le coppe del reggiseno.
- Kirsten! -
Dissi indietreggiando.
-Cosa? Quel top è fantastico, e serve per evidenziare le tette, che per oggi avrai. -
Mentre la fissavo pensai che era pazza.
-Già andare in giro con la scritta "Tossico"è da stupidi! Ma poi questo! -
-Guarda che quella era nel tuo armadio non nel mio. Spera solo che un VNP non ti palpi stasera. Sarebbe imarazzante per entrambi sentire la morbidezza della carta igienica. -
-D'accordo andiamo. -
Uscimmo dalla finestra e ci arrampicammo sulla grondaia per scendere sul giardino nel retro.
Uscimmo dalla parte da dietro passando per la spiaggia. Dopo pochi minuti arrivammo alla macchina di Kir che aveva parcheggiato lontano da Mousek Ville.
Solitamente quella che guidava ero io, visto che lei correva come una pazza, ma questa volta non potevo rischiare di farmi beccare da mio padre mentre uscivo dal cancello con la mia auto.
Raymond Street non era molto distante, era la via di case e villette carine e costose.
Entrammo nella via e sentimmo in lontananza il rimbombo della musica house.
La casa del VNP era bella e grande, a due piani e dal giardino perfettamente curato che da li a poco si sarebbe riempito di bottiglie vuote.
Parcheggiammo vicino all'entrata, dove altre auto costose erano parcheggiate.
-Bene, ora dobbiamo trovare il padrone di casa. -
Sbuffai. Quello era il mio compito. Avenda metà dna umano, io potevo entrare senza invito e dovevo trovare il VNP che viveva qui dentro.
- Non fare come l'ultima volta, che te la sei spassata con quel umano dimenticandoti di me! -
-Non me la sono spassata. Per la cronaca, era tutto lingua e niente labbra. -
- Si ok, adesso vai. - entrai nella bellissima casa dove la musica si fece ancora più forte.
C'era moltissima gente e dubitavo che sarei riuscita a trovare il VNP di nome Daniel di cui non sapevo nulla.
Mi mossi a disagio fra quei corpi sudaticci, in chissà quale direzione.
Chiesi un pò in giro se qualcuno avesse visto Daniel, ma la maggior parte mi rispondeva di no o non era nemmeno in grado di rispondermi.
Sbuffai irritata e mi appoggiai al banco della cucina. Ogni volta finiva così. Molte volte ritornevamo a casa ormai senza speranze di trovare il padrone di casa, e avevo il presentimento che questa fosse una di quelle volte.
-Eccoti finalmente! -
Mi voltai verso la voce acuta alle mie spalle.
Kirsten era tra le braccia di ai capelli biondi così pieni di gel da sembrare bagnati.
Indossava dei pantaloni verde militare a vita bassa e circondava con un braccio la vita di Kir.
-Come hai fatto ad entrare? -
-Se aspettavo te! Mi sono arrangiata. Lui è Daniel. -
Mi fece un cenno con la testa ed io inarcai un sopracciglio.
-Noi andiamo a fumare un pò. Vieni con noi? -
Scossi la testa, Kir e Daniel si allontanarono verso il salotto dove l'odore d'erba impregnava anche i divani.
Mi girai letteralmente i pollici seduta sullo sgabello della cucina,
Prendendo in considerazione l'idea di tornarmene a casa a piedi.
Stavo provando a toccarmi il piercing al naso con la lingua quando nella stanza entrò un gruppo di ragazzi.
Fortunatamente non mi videro, e continuarono a parlare con i bicchieri in mano.
Uno di loro si avvicinò al frigo e prese una bottiglia di Rum posizionandola al centro del tavolo.
Erano tutti molto alti e pen piazzati, ed erano indifferenti alla mia presenza.
Uno di loro alzò gli occhi e si accorse di me.
Aveva gli occhi verde scuro e i capelli lunghi raccolti in un codino alto.
Mi sorrise ed io ricambiai a disagio. Doveva essere un ragazzo del college, perché indossava una t shirt blu di una confraternita.
-Che ci fai qui tutta sola? -
Gli altri ragazzi smisero di parlare e ci fissarono incuriositi.
-Nulla. -
Solitamente parlavo fino a perdere la voce, ma con certi ragazzi, belli, sicuri di se e del college le cose si complicavano.
-Vuoi? -
Versò il rum insieme alla coca cola su un bicchiere di plastica e me lo porse.
-Come ti chiami? -
-Avery e tu? -
-Sono Patrik. -
-Sei venuta da sola? -
-Con una amica, ma non so dove sia ora. -
La conversazione prese la piega di una chat tra sconosciuti che non si vogliono conoscere.
Parlava sempre lui, ed io annuivo solamente tracannando rum e Cola.
Mentre parlava di se, solamente di se e dei suoi inutili talenti, pensai che mi stavo perdendo la sesta puntata di Orphan e che dovevo tornare a casa subito.
Il tipo di cui non ricordavo nemmeno più il nome si avvicinò lentamente e portò la sua mano sudata e callosa al mio braccio, accarezzandolo piano. Mi stava facendo il solletico e temevo che sarei scoppiata a ridere.
Lentamente si avvicinò al mio viso. Riuscivo a sentire l'odore di birra e fumo del suo alito ma nonostante ciò non mi allontanai.
Non volevo baciarlo, eppure rimasi immobile aspettando il peggio.
Ero così vicino alla sua bocca che oramai mi ero arresa al mio destino di farmi aspirare le tonsille da questo sconosciuto.
Ma mi sbagliavo.
-Al volo Patrick! -
Non feci a girarmi verso alla voce che aveva urlato il nome del ragazzo di fronte a me, ma vidi chiaramente lo sguardo terrorizzato di Patrick che fissava qualcosa sopra la mia nuca.
Caddì a terra tra lo sgabello e il banco e rimasi li per molti secondi.
Ci misi un pò a capire cosa era successo.
Sentivo il punto in cui ero stata colpita pulsare e quando mi volta i vidi una palla da basket rimbalzare.
Due braccia forti mi alzarono e mi scostai bruscamente da Patrik perdendo leggermente l'equilibrio.
Sentii una risatina alle mie spalle e vidi per la prima volta il ragazzo che mi aveva colpito.
Era più basso di Patrik ma dovetti alzare la testa per non guardare solamente il suo petto largo sotto la maglia nera.
I suoi occscuri erano divertiti da tutta questa situazione, e quando mi sorrise una fossetta si formò sulla sua guancia chiara.
Spostai difficilmente lo sguardo da quella dannata fossetta, e ammirai la chioma castano chiaro leggermente spettinata.
La sua pelle era chiara quasi come la mia, e continuava a ridere mostrandomi quei denti perfetti e le labbra leggermente screpolate.
Quelle labbra avevano urgentemente bisogno di essere bagnate,dannazione.
E c'erano due modi per farlo.
Lasciai stare la prima ipotesi, e afferrai il rimanente del mio cocktail.
Glielo lanciai sul viso, bagnandoli anche la maglietta.
- Per non avermi chiesto scusa. -
Lui mi fissò con gli occhi spalancati e prima che potesse dire qualcosa gli tirai una ginocchiata tra le gambe.
- E questo per non avermi aiutato ad alzarmi. -
Lui si strinse i pantaloni e fece una smorfia di dolore.
-Tu sei completamente fuori di testa, cogliona! -
-La prossima volta che colpirai in testa una ragazza saprai come comportarti. Stronzo! -
Pensai di sputargli sulle scarpe come una perfetta ragazza del sud per completare al meglio la mia uscita vittoriosa, ma poi lasciai perdere e gli mostrai il dito medio prima di uscire dalla cucina sotto lo sguardo stupito dei presenti.
Avvisai Kir che me ne andavo a piedi, e lei annuì distrattamente troppo fatta per capire Una parola.
Uscì dalla casa e mi incamminai per la spiaggia verso casa.
Ero già stata colpita da una palla prima, ma mai così forte da cadere a terra.
Doveva essere davvero forte.
Bello e forte.
No, solo forte.
Avrei fatto a meno di feste per un bel po.
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Vampire next door - Vendetta di sangue (SOSPESA)
Vampiro~ULTIMO LIBRO DELLA TRILOGIA "VAMPIRE NEXT DOOR "~ Essere una mezzosangue non è facile. Avery, che non si sente ne umana e ne vampira, sta ancora cercando il suo posto nella società. Da sempre ritenuta fuori dagli schemi e alternativa, scoprirà un e...