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Ovviamente non è l'infanzia la parte della vita di Lucy che vorrei raccontarvi. In particolar modo vorrei partire la mia narrazione vera e propria dal compimento dei suoi sedici anni, quando cominciò ad avvicinarsi a Xalia. Non era cambiato molto in Lucy da quella bambina che avevamo lasciato ad ascoltare le storie del nonno e poi addormentarsi, ora però le storie Lucy le scriveva e preferiva non addormentarsi. Era alla fine del secondo anno al liceo classico e adorava tutto ciò che riguardava lo studio (forse a volte si sarebbe staccata volentieri da quei libri di greco e latino, ma in fondo facevano parte della sua vita).

La storia di Lucy, quella vera e propria iniziò una mattina, molto presto.

La luce nella stanza era soffusa e Lucy giaceva addormentata nel suo letto. Nel letto vicino dormiva la sorella maggiore, dai tratti docili e dai capelli chiari come il Sole. Io ero là, fuori dalla sua finestra, il suo modo di dormire era talmente buffo che adoravo osservarla per ore e ore. Il giorno fioriva lento illuminando con il bagliore dei suoi raggi le facce delle due ragazze. Erano le sei in punto. La sveglia suonò. Io feci un balzo e caddi all'indietro. Urtai contro un vaso sul terrazzo e caddi dal secondo piano della casa nell'aiuola del giardino. Fortuna che i satiri sono immortali!

"Lucy, hai sentito?" chiese Bianca dal letto accanto

"Sarà il gatto dei vicini" disse quella alzandosi lentamente dal letto e andando a fare colazione in cucina.

Poco dopo le due si incamminavano per prendere la corriera che le avrebbe condotte a scuola. Anche se ormai il Sole era sorto completamente il sonno era la sensazione più diffusa all'interno del mezzo di trasporto.

"Lucy, ciao" era Rosa. Occhi chiari come i capelli. Si sedeva accanto a Lucy.

"Ciao" rispondeva la ragazza sbadigliando

"Cosa fai così addormentata?" disse "Oggi è primavera!"

"Magnifico" disse Lucy poco convinta e intanto si girava a osservare i campi coltivati. Poi l'autostrada. Poi la città ed ecco la scuola di Bianca, sua sorella.  Frequentava il quarto anno al liceo artistico a in-dirizzo architettura ed era davvero brava, erano davvero tante le sue doti, cara ragazza, abile architetto e futuro assicurato nel mondo della recitazione.

Lucy e Rosa scendevano invece alla successiva fermata.

"Ecco Sebastiano!" urlò Rosa avvicinandosi al ragazzo

Lucy li raggiunse lentamente.

"Ciao ragazze, finiti i compiti di latino?" chiese. Era un ragazzo simpatico e buffo, basso e legger-mente sovrappeso, ma aveva un cuore d'oro e un cervello incredibile.

"Certo che sì! Sono più preoccupata per ginnastica in realtà" disse Lucy cominciando lentamente a svegliarsi

"Sei proprio assurda! Alcuni salti con la corda ti intimoriscono più di un lunghissimo lunedì con latino e greco!" esclamò Rosa sistemandosi lo zaino sulle spalle.

Le lezioni proseguirono veloci e senza intoppi. Anche la lezione di ginnastica sembrava semplice per-sino per Lucy e poi venne il momento di tornare a casa.

Lucy al ritorno era spesso sola in corriera in quanto i suoi amici e sua sorella si fermavano in città, ma quel giorno sul mezzo c'erano solo tre persone: il conducente, Lucy e uno strano ragazzo forse poco più grande della giovane. La ragazzina occupò un posto centrale, mise le cuffiette e iniziò ad ascoltare musica. La situazione era strana, ma ella trovò una spiegazione sicuramente ragionevole all'accaduto, vi faccio notare la mia difficoltà nel trovare posto nel mezzo senza essere visto, soprattutto senza farsi vedere dall'autista che si sa essere capace di vedere anche una mosca sul fondo del mezzo pur di far pagare una multa a qualcuno.

La corriera era circa a metà strada quando l'autista accostò e avvisò che una ruota si era bucata, quindi scese per cambiarla.

Il ragazzo si avvicinò a Lucy, si guardò attorno e le chiese se il posto era libero, ella cominciò a osservare la corriera, ma tutti i posti erano liberi, probabilmente non riusciva a capire la richiesta del giovane. Disse comunque che il posto era libero perchè le sembrava un gesto cortese.

"Ebbene" disse dopo qualche minuto il ragazzo

"Cosa scusa?" chiese Lucy togliendosi le cuffiette e voltandosi

"Ebbene, tu, proprio tu, vivi così?"

"Non capisco scusa, tu chi sei? Ti conosco?"

"Forse tu no, ma io conosco te!"

"Allora dimmi chi sei così che possa conoscerti anche io!"

"Mi chiamo Alberto" disse quello stando per un po' in silenzio

Anche Lucy smise di fare domande, era inutile, sarà stato uno che voleva prenderla in giro o un matto

Dopo un po' il ragazzo la guardò ed ella si voltò a cercare con lo sguardo il conducente.

"Non tornerà!" sentì dire dal ragazzo

"Come scusa?"

"Non tornerà se io non lo vorrò, guarda fuori!" disse con un ghigno. Al di fuori della corriera tutto era immobile, fortuna che io avevo con me la mia boccetta di rugiasputo, altrimenti anche io mi sarei pie-trificato.

"Cosa hai fatto? Impossibile, impossibile!" disse Lucy

"Non è così complesso, se vuoi ti posso spiegare come..." fu interrotto

"No senti, piuttosto finiscila con queste idiozie e falli muovere che fanno paura!"

"Paura? Questo secondo te fa paura?"

"Anche una mosca può fare paura se non la si conosce e io non conosco questa cosa quindi vedi di smetterla!"

"Se tu mi ascoltassi la potresti conoscere!" disse quello

"No, il fatto è che non voglio conoscere queste cose" rispose lei

Allora il ragazzo fece ripartire il tempo e muovere quelle persone cosicché l'autista riuscì a risalire e la corriera a ripartire.

Lucy scese dalla corriera lasciando il ragazzo sopra. Lo vedeva affacciato dal finestrino a metri di di-stanza, si voltò ancora e lui era ancora su quella corriera, poi essa partì e allora Lucy proseguì a piedi il cammino verso casa. All'epoca viveva in una grande casa in periferia del paese situata a pochi metri da un fitto bosco, non era molto distante dalla fermata delle corriere.

"Veramente?" chiese una voce maschile dietro alle spalle della ragazza.

Ella si voltò e riconobbe il ragazzo di prima.

"Che ci fai qua?" chiese ella

"Veramente ti ho fatto paura?" continuò quello

"Se ti dicessi di no staresti con il cuore in pace?" chiese Lucy infastidita

"Forse"

"Bene. Allora no, non mi hai fatto paura, perché non ho paura di un tipo sconosciuto che ferma così a caso le persone, chi mai potrebbe avere paura di una cosa simile?!?!"

"L'ironia non ti manca, eh! Comunque non pensavo che tu potessi avere paura di cose simili, alcune mie conoscenti mi avevano detto che eri abituata a queste cose"

"Beh si sono sbagliate, sai che roba, ora scusa ma devo andare" disse e se ne andò a passo spedito verso casa

"Ma secondo te non so correre?!?" chiese sottovoce il ragazzo voltandosi dalla parte opposta per poi svanire nell'aria.


Lucy GrimmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora