Capitolo 7

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Da una parte sono molto entusiasta del fatto che dovrò uccidere qualcuno, ma dall'altra penso se sia davvero giusto fare tutto questo, dopotutto quegli agenti hanno servito questa Organizzazione con molta devozione, e ucciderli sarebbe uno spreco.

Ad ogni modo, annuisco ed esco dalla stanza, mettendomi subito al lavoro per scoprire la talpa, anche se una mezza idea ce l'avrei.

Sharon Carter. Non mi è mai andato molto a genio questo suo cambiamento di pensiero; prima sei a favore dello S.H.I.E.L.D. e annessi (con questo intendo Captain America) e ora sei dalla parte di un'organizzazione che va contro i principi in cui prima credevi?

Comincio proprio ad esaminare il suo fascicolo, le sue missione e gli esiti. Sembra un'agente modello.

Per caso, però, mi capita davanti il fascicolo che riguarda una delle sue ultime missioni, in cui lo S.H.I.E.L.D. ha avuto la meglio su di noi, nonostante fossimo in superiorità numerica e fossimo più forti.

Nello stesso momento in cui apro il fascicolo, Evans fa il suo ingresso nella stanza e mi si avvicina. Metto via subito il fascicolo, ma lui lo vede. Se mi fa domande giuro che lo picchio forte

"La disturbo?" chiede il ragazzo, sempre con quella voce tremante.

"Non ti preoccupare. Hai bisogno di qualcosa?" chiedo, con un tono che volevo sembrasse più carino possibile ma, dalla sua espressione, capisco che il mio tentativo è miseramente fallito.

"Se adesso non può, posso aspettare quando abbiamo l'addestramento domani" risponde il ragazzo, che fa per andarsene, ma qualcosa lo blocca.

"Posso farle una domanda Hive?" chiede Caleb, fissando curioso il fascicolo.

"Dipende da cosa vuoi chiedermi. Se è per il fascicolo, non fare domande. Non sono cose che un semplice agenti può sapere" dico, con tono cattivo.

Il ragazzo, allora, si avvia verso la porta, come se fosse dispiaciuto per la mia risposta.

"Aspetta Evans. Vieni qua" dico, facendogli cenno di sedersi davanti a me.

Senza esitare, Evans si siede davanti a me, tutto emozionato, come un bambino al parco divertimenti.

"Di che si tratta?", domanda, con quella sua voce così irritante che pure Gandhi avrebbe fatto un'eccezione alla sua 'non violenza'.

"C'è una talpa e Malick ha detto di scoprire chi è prima che quegli idioti dello S.H.I.E.L.D. arrivino e ci ammazzo tutti" dico e sentendomi, mi faccio paura da solo.

"E come mai ha il fascicolo della Carter?" domanda, sempre con la voce irritante.

"Innanzitutto, basta parlare con quel tono irritante perché se no mi arrabbio sul serio e non è il caso" comincio "Ho il fascicolo di Sharon Carter perché penso sia lei la talpa"

Non mi fa nemmeno finire di parlare e Caleb prende la parola. Questa cosa non mi sta affatto bene, ma per il bene comune mantengo la calma.

"È lei, ne sono certo. Ma ho paura che mi faccia qualcosa, perché sa che l'ho scoperta" dice Evans e io lo rassicuro dicendo che fino a quando io sarei stato in vita, lei non mi avrebbe mai torto un capello. Non mi facevo così protettivo.

"L'ho sentita parlare al cellulare con in certo Mack e stavano discutendo sul fatto che Malick le stava addosso e che dovevano agire subito. Temeva per la sua vita" conclude il ragazzo, con un tono che mi pareva tanto il Detective Conan quando smaschera il colpevole.

Mack. Il ragazzo grande e grosso della squadra di Coulson. La talpa è lei.

"Grazie per l'informazione. La riferirò a Malick" dico, felice e triste allo stesso tempo.

Felice, perché finalmente potrò provare che quella donna non è mai stata degna di un ruolo così importante all'interno dell'HYDRA.

Triste, perché dovrò uccidere così tanti agenti innocenti. Ebbene sì, non l'avrei mai detto, ma a quei ragazzi un po' ci tengo, in particolare a Caleb Evans.

Caleb mi assomiglia parecchio. Mi ricorda tanto me allo S.H.I.E.L.D. nei primi mesi, quando ancora dovevo ambientare bene per fare il gioco sporco per Garrett.
Da un lato, assomiglia molto anche a Fitz, nel carattere.

Per me Fitz è come un fratello e quando Garrett mi ha ordinato di ucciderlo, mi sono sentito uno vero schifo. La cosa più difficile che abbia mai dovuto fare nella mia miserabile vita. Doverlo uccidere è una delle cose che non avrei mai dovuto fare. Ho cercato di non fargli del male ma, pur essendo vivo, ha avuto dei danni quasi irreparabili. Ha vissuto un inferno. Per colpa mia.

Per questo non voglio uccidere quelle persone. Le loro morti mi ricorderebbero che sono un mostro.

Esco dalla stanza e, mentre mi dirigo verso l'ufficio di Malick per dirgli la mia scoperta, vedo Sharon Carter che porta Caleb in una stanza.

Some Things Are Meant To Be || Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora