Capitolo 9

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Si è fatta sera, quindi decidiamo che è meglio fermarci, almeno per la notte, così da poterci riposare.

Caleb è ridotto veramente male; se non riusciamo ad arrivare in strada e fermare qualcuno, dubito fortemente che possa sopravvivere.

"Mi dica la verità Hive. Sopravviverò?" mi chiede Evans con un filo di voce e il tono coi cui lo dice è straziante, mi chiude lo stomaco.

"Non lo so, Evans. Non sono un dottore ma, se vuoi un mio parere, dubito che vivrai ancora a lungo. Gyiera ti ha ridotto veramente male" ribatto, abbassando lo sguardo per non vedere lo sguardo rassegnato di quel ragazzino, troppo giovane e troppo buono per morire.

"Non si dispiaccia per me, Hive. Ero consapevole che, se fossi entrato nell'HYDRA, avrei corso questo rischio. Prima o poi sarebbe successo" inizia Caleb, mettendomi una mano sulla spalla, cercando di non farmi sentire in colpa.

Non ci sta riuscendo. Sento che è colpa mia. Alla fine sono io che ho scoperto e detto della Carter al ragazzo, e lui ci è finito in mezzo.

Vorrei proprio sapere che cos'ho: perché ogni volta che mi affeziono a qualcuno oppure qualcuno si comporta in modo civile con me, finisce sempre male?

È successo con Fitz e Simmons, che ho dovuto quasi ammazzare.
È successo, in un certo senso, con Coulson, perché l'ho ferito agendo come ho fatto e alleandomi con "il nemico".
È successo anche con LEI. Con Skye.
Sapevo che, se avesse scoperto il mio doppio gioco, le avrei fatto del male.

Quando ero in prigione allo S.H.I.E.L.D. e lei era lì, davanti a me, con quello sguardo, non tanto di delusione, quanto di disgusto. Spari che, da quel momento, l'avrei persa per sempre. Non sarebbe più stata mia. Non avremo mai avuto una vita normale.

Ho provato a rifarmi una vita con Kara, ma non mi sono mai tolto dalla testa quel sorriso e quegli occhi da angelo che avevo visto la prima volta nel Bus qualche anno fa.

Devo smetterla di autodistruggermi così. Devo pensare a un modo per poter salvare Caleb ed evitare che muoia.

Ormai si è fatta notte ed Evans dorme da un paio d'ore, ma io non riesco ad addormentarmi. Non posso addormentarmi. E se arrivasse l'HYDRA e io stessi dormendo? Per una mia distrazione ci avremmo rimesso le penne in due.

"Non riesce a dormire Hive?" sento la voce di Caleb da dietro di me.

"Devo stare di guardia. Tu riposati. Domani partiamo presto. Prima arriviamo alla strada, prima troviamo soccorsi e prima ci salviamo" ribatto, con tono molto deciso, per nascondere la mia frustrazione e la mia preoccupazione.

"Ha paura? Si capisce dalle sfumature della sua voce" mi dice, avvicinandosi e sedendosi accanto a me.

Come fa sempre a capire tutto? È per caso un indovino? Nessuno è mai riuscito a capire realmente le mie emozioni; ho sempre cercato di nasconderle, per sembrare un vero Agente Segreto tutto d'un pezzo. Tranne Skye.

Lei ha sempre capito come mi sentivo e riusciva sempre a strapparmi un sorriso, anche quando ero talmente triste e concentrato, che nemmeno un comico riuscirebbe a farmi ridere.

"Beh, in un certo senso si. Mi sento in dovere di doverti proteggere e, se ti accadesse qualcosa, non me lo perdonerei mai" comincio "e poi non voglio morire una seconda volta. So già cosa si prova, ed è orribile. La cosa peggiore che potesse capitare ad un essere umano. Quando senti la vita che ti scivola via dalle mani e che non puoi più riprendere, ti rassegni e attendi l'inevitabile. Non voglio che capiti ancora" concludo, con una lacrima che mi scende dal viso.

Posso ufficialmente dirlo: Ward si è ripreso ciò che era suo, lasciando il Demone in "panchina" e riprendendosi il posto da titolare nel suo corpo.

"Non succederà nulla. Glielo prometto. Mi fido di lei" mi dice Evans, abbracciandomi.

È stranissimo essere abbracciati dopo il ritorno da Maveth. È una strana, ma piacevole, sensazione. Diciamo che non mi ha reso felice.

Dopo qualche minuto, mi addormento, non riuscendo più a rimanere sveglio.

Dopo qualche ora, sento qualcuno che mi tocca.

Mi sveglio di scatto e prendo il braccio della persona che mi ha toccato, stringendolo molto forte.

"Stai tranquillo! Sono io!" urla la persona. Una voce femminile.

La donna mi illumina con la torcia e non potevo credere a chi avevo davanti: la Dottoressa Amanda Jenkins.

Some Things Are Meant To Be || Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora