Tira un vento nuovo in città

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Quel giorno il sole splendeva alto sopra la testa di Elizabeth Bennet che, spilluzzicando una focaccina appena acquistata alla panetteria del signor Smith, passeggiava di ritorno verso casa, con gli occhi incollati a un volantino che stava leggendo.

Da qualche ora c'era già un certo fermento a Meryton, la notizia si era sparsa così in fretta che Elizabeth ne era venuta a conoscenza ancor prima di leggere uno di quei pezzi di carta sparsi per tutta la città: un ballo a Netherfield Hall. Netherfield Hall era la residenza più maestosa che si potesse trovare nell'Hertfordshire e, per ovvi motivi, la meno affittata della contea. Perciò, quando la voce che un nuovo inquilino si era sistemato per l'intera estate nella lussuosa dimora aveva cominciato a serpeggiare tra gli abitanti, la curiosità era già alle stelle. Elizabeth non era affatto stupita, dunque, dall'entusiasmo dilagante che si poteva percepire persino nei mattoni delle case di Meryton e, non poteva negarlo, anche lei non era rimasta indifferente. Pareva, infatti, che a Netherfield si fosse stabilito un gentiluomo proveniente da Londra, detentore di una rendita da cinquemila sterline l'anno, un tale signor Bingley, che non vedeva l'ora di aprire le porte della sua nuova e imponente dimora per presentarsi ai vicini di casa, e quale modo migliore per farlo, se non con un ballo? 

"Beh, non sarà poi così male" pensò divertita, tra sé e sé. Varcò la soglia di casa, non vedeva l'ora di assistere alla reazione di Lydia e Kitty quando glielo avrebbe riferito. Le sue sorelline avrebbero certamente saputo dare più risalto alla notizia di quanto aveva fatto lei. Aveva appena appoggiato il volantino sulla credenza dell'ingresso quando vide proprie queste due correrle incontro come se stessero fuggendo da Lucifero in persona. 

"Lizzie! Devi convincere papà a lasciarci partecipare al ballo del signor Bingley, dice che non possiamo perché tu e Jane non siete ancora sposate, parlaci tu, ti prego!" fu la disperata richiesta d'aiuto di Lydia, seguita da altre preghiere sconnesse da parte di Kitty, angosciata e quasi sull'orlo delle lacrime. Ma certo, come aveva potuto pensare che le sue sorelline che quella mattina non avevano messo il naso fuori di casa non lo sapessero già? Dopotutto lo sapevano anche i muri ormai. A quanto pareva la loro amica Daisy, la figlia dello stalliere, dopo aver appreso la lieta novella da sua madre non aveva perso tempo a riportarla alle care compagne di pettegolezzi, il che ovviamente ne confermava l'assoluta importanza. 

Elizabeth riuscì a liberarsi dalle grinfie delle sue sorelle solo dopo avergli più volte giurato solennemente che avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere, e anche di più, per convincere suo padre ad acconsentire. La situazione era più esilarante di quanto si aspettasse. Salì le scale ridendo e si diresse verso lo studio di suo padre, bussò e, senza aspettare l'invito, entrò. Il signor Bennet si voltò verso di lei, facendo del suo meglio per apparire serio ed autoritario ma scoppiò in una fragorosa risata non appena incrociò il suo sguardo.

"Stanno facendo un bel baccano là sotto, eh?" le chiese, continuando a ridere.

Anche Lizzie rise, poi decise che quello era il momento di ottemperare alla sua promessa. "Papà, sono qui in veste di messaggera per conto di Lydia e Kitty, le tue figlie minori moriranno di dispiacere se non riusciranno a partecipare all'evento più grande che Meryton abbia mai ospitato in tutta la sua storia, perciò ti supplico, abbi pietà di loro e concedigli il tuo benestare. Se non lo farai, i loro spiriti ci perseguiteranno senza tregua fino alla fine delle nostre vite e anche oltre."

Elizabeth conosceva suo padre, si stava divertendo un mondo a prendere in giro le due ragazzine. Il signor Bennet era fatto così, ogni tanto provava gusto nel ridere alle spalle delle due figlie più vanesie. "Come dargli torto" pensò Elizabeth con ancora in mente l'immagine delle sorelle prostrate ai suoi piedi. Tra le cinque signorine Bennet, lei e Jane avevano il carattere del padre, più calmo e riflessivo, Lydia e Kitty avevano ereditato la frivolezza e la teatralità della madre, nonché una certa propensione a considerare la ricerca di un marito lo scopo della loro vita. Mary invece... Beh, Mary, taciturna e talvolta fastidiosa nella sua serietà e mancanza di umorismo, non sembrava neanche far parte della famiglia.

 Il signor Bennet le sorrise. "Vai pure a riferire che, dopo innumerevoli rifiuti, ho ceduto, ma ti prego di non farlo troppo presto, Elizabeth, Kitty è troppo divertente quando si lamenta."

Lizzie scosse la testa e, dopo aver dato un bacio a suo padre, lasciò lo studio per dirigersi verso la sua camera. Quando entrò, trovò la signora Bennet che prometteva a Jane un nuovo vestito per il ballo. Jane era la più bella delle sorelle Bennet, era anche unanimemente riconosciuta come la più bella della città, per cui era ovvio che occupasse sempre il primo posto nei progetti matrimoniali di sua madre. Era lei quella che più probabilmente sarebbe riuscita ad attirare un ricco gentiluomo disposto ad ignorare la sua modesta dote pur di possedere un simile angelo al proprio fianco, lei quella che doveva risplendere. 

Il carattere buono e profondamente onesto di Jane, però, contrastava con quello più arrivista e malizioso di sua madre, essere al centro dell'attenzione la metteva a disagio. Quando si accorse della sua presenza, Elizabeth non si stupì di sentirla esclamare: 

"Madre, accetterò un nuovo abito solo se ne comprerete uno anche a Lizzie, Mary, Lydia e Kitty, non è giusto che loro debbano indossare sempre le stesse cose." Poi corse ad abbracciare la sorella ed aggiunse: "Hai saputo del ballo a Netherfield, vero Lizzie? Chissà, magari verrà anche Charlotte, sarebbe una bella occasione per passare una bella serata spensierata tra amiche."

Elizabeth sospirò, quanto era pura e ingenua Jane. "Certo che verrà, verranno tutte le ragazze in età da marito, Jane, nessuna si lascerà scappare l'occasione di abbindolare il signor Bingley, sarà divertente vederle fare a gara." Entrambe risero e cominciarono a discutere di quali ragazze si sarebbero messe più in ridicolo nel tentativo di riuscire nell'impresa.

La signora Bennet uscì dalla stanza alzando le braccia. Era già esasperata e i suoi nervi erano sul punto di esplodere. Possibile che il suo impegno nel voler assicurare alle figlie una vita il più possibile comoda e sicura venisse sempre ostacolato proprio da loro stesse? Possibile che fosse l'unica a preoccuparsi del loro futuro? Lydia e Kitty sembravano avere più sale in zucca e si prodigavano quanto lei nella ricerca di un marito, ma le più grandi Elizabeth e Jane, soprattutto Elizabeth in realtà, si prendevano gioco di lei e le rispondevano con divertita sufficienza quando cercava di farle ragionare. Mary poi, povera Mary, forse sarebbe rimasta zitella, avrebbe dovuto sfoderare tutta la sua furbizia per trovarle un marito perché sicuramente sua figlia non ci sarebbe riuscita. Le finanze della famiglia Bennet non erano delle migliori in quel periodo ma dentro di se aveva già ceduto alla richiesta di Jane. Per una volta la ragazza non si era mostrata così ottusa,  presentare le sue figlie al meglio era un investimento per il loro futuro.  Si avviò al piano di sotto sospirando. Le figlie minori non avevano resistito a non origliare alla porta dello studio del signor Bennet e, appena si erano accorte della vera aria che tirava, l'entusiasmo aveva avuto il sopravvento sul risentimento per l'essere state prese in giro ed erano corse in cortile a fantasticare sulla serata, come al solito incapaci di contenere l'euforia. La signora Bennet le osservava dalla finestra. Lydia stava interpretando una dama e Kitty, che imitava un gentiluomo, le faceva la riverenza. La loro impazienza era così rumorosa che avrebbero potuto sentirle anche i Lucas a dieci chilometri di distanza. Iniziò ad organizzare nervosamente i suoi pensieri. Il ballo si sarebbe tenuto di lì a sei giorni, il tempo non bastava mai per prepararsi, figuriamoci per un evento simile e sei giorni per trasformare le sue figlie in perfette signorine le sembravano semplicemente impossibili. "Povera me", pensò. Le sembrava già di perdere i sensi. Si aggrappò al davanzale e cominciò a rimuginare. Tirava un vento nuovo in città e lei non si sarebbe fatta spazzare via, aveva tutta l'intenzione di cavalcare la tempesta e uscirne vincitrice.

Orgoglio e Pregiudizio - Un Incontro AlternativoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora