Extra: Quando tutti se ne sono andati.

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SEI MESI DOPO

Quella sera, i contorni di Pemberley apparivano tremolanti nella luce calda e soffusa delle candele che si consumavano all'interno dei saloni del piano superiore, oltre i vetri delle grandi finestre rettangolari. La facciata del palazzo, scaldata dai tenui bagliori rosseggianti, si rifletteva sulla superficie del lago antistante la monumentale scalinata dell'ingresso. Pemberley era ormai immersa nel silenzio, disturbato soltanto dai fruscii provocati dagli abiti del signor Darcy che risaliva le scale, dopo aver salutato gli ultimi ospiti. La musica che aveva avvolto le sale e i ballerini era sfumata gradualmente, mano a mano che il numero degli invitati si era ridotto fino ad esaurirsi. Darcy non era un appassionato di feste e balli, era stata Elizabeth ad insistere per darne uno e, visto che non era poi così mondana neanche lei, era pronto a scommettere che buona parte della famiglia Bennet ci avesse messo lo zampino. La conclusione dell'evento era, al tempo stesso, la parte che preferiva e odiava di più dell'intera faccenda. Non poteva sottrarsi ai saluti degli ospiti che desideravano porgere gli omaggi al padrone di casa come faceva durante le danze, quando scivolava quasi indisturbato tra le sale e il chiacchiericcio, mentre gli altri erano impegnati a mostrare i loro volteggi più audaci. Si trovava costretto ad assecondare anche gli invitati più affettati che lo riempivano di ossequi, i più fastidiosi di tutti, senza possibile via di fuga, ma si trattava dell'ultima fatica da affrontare prima del ritorno alla tanto agognata tranquillità. Giunto all'ultimo gradino della scalinata attraversò l'ampio corridoio per raggiungere il salone principale. Un vociare squillante e familiare gli giunse alle orecchie. Evidentemente si era sbagliato, i signori che aveva appena accompagnato alla carrozza non erano proprio gli ultimi rimasti. 

-Arrivederci, Lizzie cara, grazie di averci invitato in questo tuo palazzo degno di una regina e a questo ballo magnifico! Sei stata proprio fortunata ad aver conquistato il signor Darcy, non dimenticarti di porgergli i nostri saluti, gli siamo così grati!- la signora Bennet si congedò con un'allegra risatina e un inchino sbilenco, dopo aver stretto la mano della figlia tra le sue e averle dato un bacio, ancora un po' brilla ma comunque in grado di mantenere quell'atteggiamento fiero che talvolta riusciva a far emergere. Elizabeth sorrise, divertita, e non fece quasi in tempo a raccomandarle di fare attenzione alle scale mentre se ne andava che sua madre inciampò in suo marito, distruggendo la figura dignitosa che era riuscita, bene o male, ad ostentare fino a quel momento. 

-Oh, signor Darcy! Sono mortificata! La fretta di raggiungere i miei cari mi ha giocato un brutto scherzo. Perdonatemi ma la nostra carrozza sta aspettando, vi porgo i miei omaggi! Permettetemi di ricordarvi quanto siamo tutti onorati che abbiate ritenuto la cara Lizzie e, naturalmente, la nostra famiglia, alla vostra altezza!- ripeté per l'ennesima volta. Non si stancava mai di esprimere la sua riconoscenza, sebbene la coppia fosse sposata ormai da quasi un anno. Fece un ultimo inchino al suo imbarazzato genero e se ne andò, sparendo oltre una delle raffinate porte intarsiate che conducevano fuori dalla sala, verso l'uscita. Lizzie e Darcy si guardarono negli occhi, finalmente soli, nel silenzio. -Dio onnipotente! Un altro po' e avrebbe dormito qui.- esclamò lui. Risero insieme, complici e finalmente soli. 

Gli occhi di Lizzie caddero sull'orologio a pendolo contro la parete di fronte a lei. Le lancette segnavano le quattro del mattino. Su una cosa sua madre aveva ragione: il ballo era stato magnifico sul serio e tutt'intorno se ne vedevano le vestigia. Le candele, ormai consumate, si erano spente e lasciavano che soltanto i leggeri raggi della luna rischiarassero il salone. L'orchestra se n'era andata molto prima che gli ospiti cominciassero a rincasare, restavano soltanto alcuni spartiti abbandonati a testimonianza delle allegre melodie che avevano accompagnato le danze. Il pavimento erano ornato da mollette e piccoli nastrini perduti dalle signore, troppo intente a svagarsi tra gentiluomini, balli e champagne per curarsene. Sui divani che prima avevano ospitato mussole e taffetà restavano solo  vuote coppette di cristallo. Lizzie ne spostò alcune, si sedette e rivolse di nuovo lo sguardo verso il marito. Stavolta i suoi occhi avevano un guizzo diverso. -Adesso che tutti se ne sono andati, forse può cominciare la vera festa.- Ci volle qualche attimo di silenzio in cui il senso delle sue parole fluttuò nell'aria, prima che nel signor Darcy si accendesse la sua stessa luce. Lui si avvicinò, slacciandosi lentamente la cravatta che, una volta libera, si adagiò morbidamente sul marmo del pavimento. Poi tolse la giacca e la porse lascivamente ad Elizabeth. -Stasera hai brillato con quell'abito, sei splendida, ma adesso voglio che tu ti vesta solo di questa.- Un calore intenso cominciò ad espandersi in ogni parte del suo corpo. Lui sapeva essere così sensuale quando aveva voglia di lei. Lizzie si alzò in piedi e portò il braccio dietro la schiena per sciogliere i lacci della tunica, lasciandola cadere delicatamente a terra, poi anche quelli del corsetto, eliminando tutta la stoffa superflua che le avvolgeva il corpo. Tese la mano verso Darcy e prese la giacca, la indossò e gli accarezzò il viso chiedendogli: -Come sto?- Lui avvolse le proprie dita intorno alle sue e col braccio la strinse a se. -Sei una visione- le disse -non voglio più parlare ora.-  E la baciò. 

La baciò affannoso, assaporando le sue labbra e la sua lingua come se quello fosse il loro ultimo attimo, come se non avesse aspettato altro che averla solo per se per tutta la sera, come un pesce che boccheggia e trova l'aria soltanto quando ritorna a casa, tra le onde. Lei era la sua onda. Solo lei riusciva a muovergli l'anima e a stordirlo fino a cancellare l'abituale compostezza. Si staccò solo per sbottonarsi in fretta camicia e calzoni, li tolse e quelli volarono, Darcy non vide neanche dove, poi afferrò le cosce di Elizabeth e la sollevò, adagiandola sul divanetto e premendo il corpo contro il suo. Prese a baciarle il collo con foga, poi le spalle, il petto, soffermandosi sui seni per poi scendere ancora più giù. Esitò qualche secondo, solo per permetterle di calmare il respiro, prima di abbassarsi tra le sue gambe e regalarle un piacere tale che, per Elizabeth, davvero il mondo avrebbe potuto frantumarsi in quel momento. Lei non avrebbe battuto ciglio, sarebbe rimasta lì a bruciare, travolta dal fuoco, mentre Darcy si portava di nuovo sopra di lei e la faceva sua. Ansimavano, i corpi sudati e intrecciati fino a confondersi, le menti perse in un labirinto dalle pareti in fiamme, e intanto la luna lasciava il posto ai primi timidi raggi del sole che sorgeva, come se persino la natura stessa non potesse fare altro che benedire la loro unione, così necessaria, così implacabile che, in quel momento, entrambi sapevano avrebbe resistito anche oltre la fine delle loro vite, per l'eternità.


                                                                                            FINE


-Eccoci qua, siamo finalmente giunti alla fine di questa piccola fanfiction, la cui stesura è durata anni poiché, lo ammetto, dopo l'entusiasmo iniziale, la voglia di scriverla è scemata fino a svanire. Ogni scrittore in erba lo sa, a volte può capitare. Ho voluto comunque concluderla, spero in modo decente, per quei lettori che l'hanno seguita fin dall'inizio per anni (nonostante i lunghi periodi di stasi) e per i nuovi che la stanno apprezzando. Dico la verità, sono sorpresa che questa storia sia arrivata ormai a quasi 10000 letture, non me ne sarei aspettata neanche venti, e per questo intendo iniziare una revisione di tutti i capitoli, sistemando le imperfezioni ed aggiungendo o togliendo parti se sarà necessario, al fine di trovare la versione migliore per questa piccola storiella. V'invito dunque a continuare a seguire la storia e a condividerla, se vi farà piacere. L'ultima cosa, la più importante, ci tengo a ringraziarvi, dal profondo del mio cuore, per essere sempre stati qui e avermi spinto a finirla con i vostri commenti e i vostri voti. Non sarei arrivata alla fine senza di voi.


Orgoglio e Pregiudizio - Un Incontro AlternativoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora