-Io ardo per voi.-

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"Sì, signore. Porterò il messaggio ai signori Bennet, partirò subito.- Il valletto fece un inchino ed uscì dalla stanza, il suo compito era avvisare i signori che le loro figlie si sarebbero trattenute per la cena, a Netherfield Hall. Darcy, soddisfatto, si avviò nelle sue stanze per rinfrescarsi e cambiarsi. Era strano, si sentiva diverso dal solito. Non avrebbe saputo dire in che modo ma era certo di sentire una sensazione di impazienza che gli avvolgeva il cuore come una corda. Battiti sordi gli otturavano le orecchie, che cos'era? Che motivo aveva di stare tanto in apprensione? La proposta che aveva fatto alla signorina Bennet, quella che avrebbe voluto ritirare nel momento stesso in cui gli era irrimediabilmente uscita dalle labbra, gli sembrava, ora, irragionevole e insensata. Perché non era riuscito a tenere la bocca chiusa? Maledizione! Che cosa avrebbe fatto ora? Di che cosa avrebbe parlato con la signorina Bennet? Di certo lei si aspettava qualcosa, adesso. Per quale ragione l'aveva invitata? Perché si era sbilanciato così tanto? Il signor Darcy non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto a trovarsi in una situazione simile. Mentre si passava un panno bagnato sul collo, si augurava solo che quella faccenda si risolvesse in fretta, veloce e indolore.

Lizzie si sistemò l'ultima forcina tra i capelli e si avviò verso la porta, uscendo in corridoio e avviandosi verso la sala in cui la loro piccola combriccola avrebbe cenato. Non aveva neanche controllato il suo aspetto nello specchio, dal nervoso che sentiva. L'idea di trovarsi nel bel mezzo di una cena privata con il signor Darcy, in compagnia di due giovani ormai palesemente innamorati, la faceva sentire a disagio come non mai. Le era parso di scorgere qualcosa nello sguardo di lui, mentre le proponeva di restare, qualcosa che non la tranquillizzava affatto. Giunse all'ingresso della sala e, cercando di raffreddare la mente, varcò la soglia.

Jane, il signor Bingley e Darcy stavano conversando vicino alla finestra. La sorella fu la prima a notarla. -Lizzie! Eccoti, aspettavamo solo te. Finalmente possiamo prendere posto!- Scherzò allegramente. Elizabeth si sedette insieme agli altri. Il signor Darcy, accanto a lei, continuava a cambiare posizione in una maniera che la nauseava. Non poteva darsi un contegno? In quel momento, lui incrociò il suo sguardo stizzito: "Signorina Elizabeth! Che occhi sdegnosi! Posso chiedervi chi o cosa sarebbe il destinatario di un tale sentimento?", sembrava divertito. Lizzie decise di tentare la carta della sincerità e vedere cosa sarebbe successo. "Voi, signor Darcy." lui assunse un'espressione sbigottita. "Non vi siete fermato un attimo dal momento in cui vi siete seduto, perciò, sono del parere che le vostre non fossero movenze adeguate a un gentiluomo." Neanche lei riusciva a credere a quanto era stata maleducata. Darcy restò a fissarla. Sembrava perso tra i suoi pensieri. Poi distolse lo sguardo, ordinò al cameriere di portare la cena, lasciò passare qualche istante e, avvicinandosi, le sussurrò: "Credo di non poter ribattere ad un'affermazione come questa poiché, in un certo contesto, non si discosta poi molto dalla realtà. E voi, signorina Elizabeth? A voi non capita mai di muovervi diversamente, nelle situazioni che lo richiedono?". La sua voce vibrava. Lizzie era paralizzata. Cosa credeva di farle intendere il signor Darcy? Nel suo tono, più ancora che nelle parole, c'era qualcosa di ambiguo. Non poteva esserne certa ma sicuramente aveva intenzione di metterla in difficoltà. Non sapendo cosa rispondere, Elizabeth decise di voltarsi per guardarlo negli occhi, così il suo naso si trovò vicinissimo a quello di lui. Darcy parlò ancora: "Signorina Elizabeth, mi piacerebbe mostrarle il resto del palazzo, dopo cena. I nostri innamorati avranno bisogno di un po' di tempo da soli se vorranno conoscersi più in profondità, dunque perché non passare il tempo tra le stanze di Netherfield?" Non c'era modo di descrivere la tensione che si era impadronita di loro. Entrambi si stavano comportando come giocatori inesperti di un gioco di cui non comprendevano bene le regole. La ragazza riuscì appena a pronunciare un "sì", prima di forzare la sua attenzione sul suo piatto e di mantenervela per il resto della cena, nell'allegro vociare del loro piccolo gruppetto.

Orgoglio e Pregiudizio - Un Incontro AlternativoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora