Capitolo uno.

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Pov's Clove

Mi sveglio nel mio caldo letto e con la luce del sole che si estende per la mia camera. Per un attimo mi sento felice e tranquilla ma non dura per molto perché mi ricordo subito che giorno é oggi. Oggi é il giorno della mietitura. Il sorriso sul mio volto scompare immediatamente sostituito da ansia. Questa notte non ho avuto incubi, stranamente. Annualmente la notte prima della mietitura il mio sonno é invaso da brutti sogni che riguardano gli hunger games. Per chi non lo sapesse gli hunger games sono uno show televisivo dove 24 persone, chiamate tributi, veranno sorteggiate per andare a morire in un arena dove solo uno sopravvive. Io vengo dal distretto 2, in tutto ci sono 12 distretti.
Con tutti questi pensieri in testa mi vesto, mi lavo e mi pettino i miei capelli castani. Quando arrivo in cucina non trovo nessuno, mia mamma la mattina va sempre a fare la spesa e mio padre non lo vedo mai. Lui pretende che io sia la migliore (e lo sono, non per vantarmi) e che quando compirò 17 anni, cioé tra un'anno,mi offrirò volontaria ma non sono molto d'accordo io.
Voglio chiarire una cosa: io non ho paura degli hunger games, mi alleno per tutto l'anno in un'accademia speciale solo per questo. Non ho paura di andare in quella maledetta arena né di morire né di uccidere una persona anche se non l'ho mai fatto. Però c'é una cosa di cui ho paura, ho paura di perdere i miei due fratellini minori. Loro hanno solo me visto che papà e mamma non sono mai a casa e non se ne preoccupano molto. Se uno di loro verrebbe sorteggiato alla mietitura io... No non ci voglio nemmeno pensare. Non potrei offrirmi nemmeno volontaria visto che sono entrambi maschi.
Volevo mangiare qualcosa ma ora, ora mi é passata del tutto la fame.
Prima di andare in piazza faccio una passeggiata per schiarirmi le idee. Cammino per un bel po di tempo, faccio il giro della piazza dove stanno sistemando tutto per la mietitura. Passa circa un'ora e decido di incamminarmi verso il forno per comprare un dolcetto per i miei frattelli.
«Clove!» sento qualcuno chiamarmi quindi mi giro e vedo il mio migliore amico Cato corrermi incontro. É più grande di me, ha circa 18 anni.
«Ah, ciao Cato» rispondo freddamente
«Uh sei nervosetta oggi, che hai? se si può sapere eh» mi dice prendendomi in giro.
Io senza una spiegazione lo prendo e inizio a correre per poi fermarmi dietro un albero, certa che lì non ci senta nessuno. Non mi andava che qualcuno sentisse quello che stavo per dirli. Sono una ragazza che si tiene tutto dentro e che se ha... paura... Non vuole che si sappia. Vedo la paura come una fonte di debolezza.
«Ma che cavolo...» inizia lui ma io lo zittisco con un "Abbassa la voce, idiota" dei miei
«Okay ma perché siamo qui?» mi chiede abbassando il tono di voce.
Io però non rispondo e abbasso lo sguardo
«Mi vuoi dire che ti pren-»
«Ho paura Cato. Ecco, l'ho detto.» dico interrompendolo. Silenzio. Alzo lo sguardo e vedo che sta soffocando una risata. Sento un miscuglio di sentimenti ma il più forte é la rabbia. Non sono mai stata brava a contenerla.
«Perché diamine ridi?» sbotto io
«Tu... Che hai paura? Scusa ma é ridicolo. E di che? Della mietitura?» dice scoppiando a ridere
«NO CATO! HO PAURA DI PERDERE I MIEI FRATELLI!» gli urlo in faccia e corro via arrabbiata.
Sento Cato che mi rincorre e dopo poco una mano che mi prende per un braccio. Io mi giro verso di lui, con gli occhi rossi dal pianto e lo guardo negli occhi.
Pensavo si mettesse a ridere, o magari a schernirmi ma fa una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi abbraccia. Istintivamente inizio a diventare rossa. Perché fa così caldo?
Quando ci sciogliamo dall'abbraccio mi asciuga l'unica lacrima scesa sul mio viso. Ho provato a contenerla ma non ce l'ho fatta.
«I tuoi fratelli sono ancora troppo piccoli, stai tranquilla»
Non ho la forza di rispondere quindi mi limito a sorriderli. Lui mi sorride a sua volta e non so perché ma il caldo aumenta, mi si forma un blocco allo stomaco e inizio a sudare
«Meglio che andiamo a prepararci, manca poco» dico e senza nemmeno sentire la risposta di Cato me ne vado, sperando che non abbia notato il rossore sulle mie guancie. Non so che mi sia preso, non mi sono mai sentita così. É una sensazione strana e bella.

Pov's Cato

Vedo Clove allontanarsi piano con testa alta, come se non fosse successo nulla. Non l'ho mai vista piangere, non che abbia proprio pianto. Lei non dà mai a vedere ciò che prova a nessuno per questo mi sembrava alquanto ridicolo che avesse paura. Non di morire, ma di non rivedere più i suoi fratelli. La maggior parte dei ragazzi oggi prova paura, terrore ma non capisco perché sinceramente. Gli hunger games io li vedo come una fantastica opportunità per diventare ricchi e famosi. Ovviamente se venissi estratto io avrei circa il 99% di probabilità di vittoria, sono molto bravo con coltelli e lance. Aspetto che Clove esca dalla mia visuale e vado a finire i preparativi per la mietitura.

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