capitolo dieciassette.

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La cosa più stupida che qualcuno possa fare mentre sei in un agguato é iniziare a urlare e correre verso la preda. Ed é proprio quello che fa Lux. Ma non le viene detto niente, anzi Cato e Marvel corrono e urlano insieme a lei. Io mi limito a raggiungerli insieme al ragazzo del 12.
Arriviamo in tempo per vederla salire su un albero e mentre cerca di non cadere noto che non usa una gamba: é ferita.
«Come va, ragazzi?» grida allegramente la ragazza dall'albero. Si deve divertire molto a vederci da lassu.
«Abbastanza bene e tu?» risponde Cato con un sorriso spavaldo. Quando fa così lo ador- Non ho intenzione di finire questa frase.
Dopo questa breve ed esilarante conversazione Cato inizia a salire sull'albero. Ma so che non ce la farà, é troppo pesante. Ma magari potrebbe, non so. L'unica cosa che mi viene in mente é incoraggiarlo
«Avanti Cato! Devi ucciderla!» urlo mentre gocce di sudore iniziano a colarli dalla fronte. So che la ragazza del 12 non mi ha fatto niente ma ha attirato troppa attenzione da parte degli sponsor e se voglio riabbracciare i miei fratellini non posso provare pietà. Non so cosa sto diventando... l'unica cosa che so é che voglio tornare da Carlos e Juri.
Mentre sono nei miei pensieri sento uno schianto e vedo Cato che precipita giù assieme a un ramo.
Dopo che anche Lux cerca di salire, ma invano, il ragazzo innamorato dice
«Lasciamola là. Dove volete che vada? Ce la vedremo con lei domani mattina» e ha ragione. Dove dovrebbe andare? É anche ferita. Cato acconsente e iniziamo a sistemarci per la notte.
Vado a prendere un pò di legna e mentre la raccolgo sento un rumore. Prendo il coltello e mi giro di scatto puntandolo alla gola della persona. I mieo muscoli si rilassano quando vedo Cato
«Hei calma» mi dice abbasando con il dito la punta del coltello
«Scusa» rimetto il coltello nella giacca
Rimaniamo in un silenzio imbarazzante finché Cato non parla
«So che non é da me ma volevo scusarmi per quando ti ho urlato contro. Il primo giorno alla cornucopia, anche se avevo ragione io» sorrido
«Certo che non sai proprio come ci si scusa eh?» lo prendo in giro e lui ricambia il mio sorriso. Inizio a sentire le farfalle nello stomaco ma non posso. Lui mi ha fatto soffrire troppe volte...
«Che ti é preso? Perché hai urlato in quel modo?» chiedo curiosa
«Io... Non lo so. Il solo pensiero di non vederti più ha preso il sopravvento e ho iniziato ad urlare» perché il cuore mi batte così forte? Peggio di quando il ragazzo del distretto 11 mi stava per uccidere. E fidatevi batteva fortissimo.
Rimango in silenzio, anche perché non saprei cosa dire. Lui mi si avvicina... Troppo. Davvero troppo. Quando le nostre bocche sono davvero molto vicine metto una mano sul suo petto e lo fermo. Lui mi guarda con un espressione interrogativa
«Scusa... Non posso. Ho sofferto troppo sperando che accadesse e ogni volta che stava per succedere hai fatto qualcosa di molto stupido che mi ha fatto star male» indietreggio di un passo. Lo guardo negli occhi, forse aspettando delle scuse o semplicemente delle spiegazioni. Ma lui rimane lì, fermo a fissarmi. Io mi avvicino a lui, li dò un bacio sulla guancia e me ne ritorno all'accampamento, da sola. Senza di lui.

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